L’arcivescovo Delpini alla Madonna del Bosco: “Papa Giovanni XXIII tesoro per il nostro tempo”

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L’arcivescovo di Milano al Santuario della Madonna del Bosco per il 60esimo della posa della statua al Papa buono

La preghiera davanti al monumento e un pensiero di “commozione e vicinanza” alle persone coinvolte nella tragedia di Osnago

IMBERSAGO – “Quando percorrete la scala santa ricambiate il sorriso di Papa Giovanni XXIII con il vostro”. E’ l’auspicio dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, invitato ieri pomeriggio, venerdì, al Santuario della Madonna del Bosco in occasione del 60esimo anniversario di posa della statua al Papa buono in cima alla scalinata santa che porta al luogo di culto mariano.

Mario Delpini
Monsignor Mario Delpini

Un appuntamento importante che ha richiamato a Imbersago centinaia di fedeli, particolarmente devoti alla Madonna del Bosco. Presenti anche i preti del decanato, i sindaci di Imbersago Fabio Vergani, Merate Massimo Panzeri, Robbiate Daniele Villa e i vice Pietro Pozzoni di Calco e Roberta Agostoni di Brivio.

Ad accoglierli don Giulio Binaghi, rettore del Santuario che ha ricordato l’inaugurazione del monumento, avvenuta il 28 ottobre del 1962, alla presenza del cardinale Montini. “Oggi può sembrare esagerato scomodarci per questo monumento, ma è bello e giusto farlo perché questa statua racchiude dei ricordi molto belli”.

A destra don Giulio Binaghi

Don Giulio ha ricordato come la realizzazione dell’opera d’arte venne voluta da un gruppo di giovani della Brianza in occasione degli 80 anni del Pontefice Roncalli: “Oggi siamo qui anche noi a testimoniare che vogliamo bene al Papa, a qualunque Papa, che ci guida e ci indica la strada da seguire”.
Parole a cui si è allacciato anche monsignor Delpini: “Siamo qui per ricordare il passato, ma anche per interpretare Papa Giovanni XXIII e il concilio come tesoro per il nostro tempo. Non a caso Papa Francesco ha posto come prioritario il compito di attuare il concilio. Noi ci sentiamo in perfetta sintonia con lui e con questi santi, protagonisti della storia di 60 anni fa”.

Nell’omelia, riannodando i fili del discorso alla lettura di San Paolo, Delpini ha poi invitato i fedeli a non rassegnarsi all’imperfezione. “Viviamo in una terra che produce eccellenze, ma chi progetta, produce e controlla la qualità dell’opera perfetta sono uomini e donne imperfetti. Alcuni hanno caratteri difficili, altri sono presuntosi, altri portano dentro sé pensieri di cui si vergognano. Di fronte a questi uomini e donne imperfetti San Paolo ci invita a non ostinarci a dire “io sono fatto così” e ci incoraggia a edificare il nostro corpo e il nostro spirito fino all’uomo perfetto. Che non vuol dire essere senza difetti o senza sbagli, ma vivere all’altezza della vocazione che abbiamo ricevuto. Tutti, senza essere Papa Giovanni XXII, abbiamo ricevuto il dono di essere figli di Dio e siamo per lui preziosi con i nostri limiti e per questo siamo chiamati a metterci in cammino con dolcezza e magnanimità”.

Terminata la messa, l’arcivescovo si è portato alla scalinata santa per un momento di preghiera e la benedizione  della statua del pontefice di Sotto il Monte.

Rispondendo alle domande dei giornalisti, Delpini ha poi rivolto un pensiero per quanto avvenuto martedì mattina a Osnago, dove un padre di 80 anni, Franco Iantorno, ha ucciso la figlia disabile Rossana, di 47 anni, togliendosi poi la vita. Compassione e vicinanza le parole utilizzate dall’arcivescovo nei confronti di tutte le persone rimaste “ferite”  da quello che è accaduto in un appartamento di piazza della Pace e l’invito di “che nessuno sia lasciato solo” a gestire situazioni al limite.