Trezzi: “Non pretendiamo interventi cruenti, ma l’ambiente rurale va messo subito in sicurezza”
Il ruolo dei pastori “è fondamentale per tutelare le razze a rischio e la biodiversità animale nel Lario”
MISSAGLIA – “Sono i fatti a dimostrare che la presenza del lupo costituisce un pericolo: i reiterati attacchi in Alta Brianza mettono, anzi, in pericolo anche le pecore della Razza Brianzola, che nei decenni passati rischiava di scomparire e ancor oggi è annoverata tra quelle la cui tutela è affidata al lavoro degli allevatori che, con fatica e lavoro, ne stanno preservando il futuro. Non vogliamo indennizzi, né chiediamo interventi cruenti: si salvino il lupo così come i nostri animali, ma il territorio va messo in sicurezza con il suo intero ambiente rurale. Chi è deputato ad agire, deve farlo in fretta”. Lo afferma Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco, a commento dei recenti attacchi subiti dalle pecore nella zona di Missaglia.
L’ultimo episodio si è registrato nei giorni immediatamente successivi all’Epifania con la carcassa di una pecora ritrovata all’interno del vasto allevamento di pecore di razza brianzola tenuto in Valle Santa Croce, dove già a fine dicembre il lupo aveva compiuto una vera e propria razzia uccidendo 13 su 18 pecore presenti.
L’incontro con gli allevatori promosso dal Parco
Proprio per affrontare la questione e informare adeguatamente gli allevatori presenti in zona, il Parco di Montevecchia e della Valle del Curone ha organizzato martedì scorso un incontro online alla presenza dei tecnici della Regione e dell’Ersaf per presentare le misure messe in atto a livello regionale per tutelare e risarcire gli allevatori vittime di azioni predatorie e dare informazioni e strumenti utili su come comportarsi e prevenire eventuali nuovi attacchi predatori.
La Lombardia, infatti, così come tutte le regioni del Nord, si sta confrontando da tempo sul ritorno del lupo, anche se nel territorio lombardo sono attualmente presenti due soli branchi stabili, uno nella zona del Passo del Tonale e l’altro nelle Prealpi comasche.
Numerosi sono però gli avvistamenti, in pianura come sulle Alpi, come confermano da Coldiretti: “Gli agricoltori sono preoccupati, per questo chiediamo alle istituzioni di trovare, con urgenza, le soluzioni più appropriate. Da parte nostra siamo disponibili a ogni forma di collaborazione per garantire la sicurezza del territorio, di chi vi abita e di quanti vi lavorano: tra loro ci sono i pastori e i loro animali, che hanno diritto a essere tutelati. E’ necessaria un’attenzione che permetta agli allevatori di svolgere il proprio lavoro, attraverso cui mantengono e conservano i pascoli e i paesaggi che dall’Alta Brianza si spingono fino alle alture comasche e lecchesi: si tratta di un ecosistema delicato, dove la vita e l’equilibrio idrogeologico della montagna sono garantiti dagli agricoltori che la presidiano, la mantengono viva e fruibile”.
Il mondo agricolo
Non va poi dimenticato che la Brianza “è una zona densamente urbanizzata e che la diffusione di questo predatore sul territorio può essere pericolosa anche per quanti ci vivono o lo visitano. Ci sono tanti giovani pastori che scelgono una vita dura e, con il loro lavoro, svolgono un’importante funzione sociale e a tutela del territorio: è un impegno che va riconosciuto con la salvaguardia del loro lavoro e del loro futuro”.
Il mondo agricolo, per sua storia e vocazione, vive in simbiosi nel territorio dove lavora: “Ciò è possibile quando l’equilibrio viene mantenuto, ma quando è il caos a prendere il sopravvento – come nel caso dell’invasione dei cinghiali – è la natura stessa a pagarne le conseguenze, con il sovvertimento degli ecosistemi”.
La pecora brianzola
La pecora brianzola, in particolare, è una delle 14 razze minacciate di estinzione in Lombardia: 6 di questi sono di bovini, 3 di ovini e 5 di caprini. Un patrimonio composto da veri e propri “tesori” di natura e storia: tra le pecore si contano anche quella di Corteno, diffusa nella Comunità Montana di Valle Camonica, la Ciuta, che per un periodo si è creduta estinta, oltre alla nostra “Brianzola”.
Tra le capre a rischio scomparsa in Lombardia ci sono invece la Orobica dalle corna imponenti, la capra Frontalasca che prende il nome dal paese dell’alta Valtellina di cui è originaria, la Bionda dell’Adamello e la capra di Livo presente in provincia di Como, nell’Alto Lario occidentale.
“Gli animali custoditi negli allevamenti lariani – conclude Trezzi – vanno tutelati e protetti: a rischio non c’è solo la biodiversità, ma anche il presidio di un territorio dove la manutenzione è garantita proprio dall’attività di allevamento, con il lavoro silenzioso di pulizia e di compattamento dei suoli svolto dagli animali. Quando una stalla chiude, infatti, si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di prodotti tipici e soprattutto di persone impegnate a preservare il territorio”.