Cerimonia ridotta ieri sera, venerdì, per commemorare la battaglia di Nikolajewka, con l’eroica ritirata dal fronte russo
Il prevosto don Luigi: “Voi alpini siete spesso la testimonianza della capacità di mettersi a servizio gratuitamente per gli altri”
MERATE – Testimoni, spesso e volentieri, della capacità di mettersi a servizio gratuitamente per gli altri, stando lontani dall’apparenza e dalla prepotenza.
Sono le belle parole spese nei confronti degli alpini dal prevosto don Luigi Peraboni durante la commemorazione della battaglia di Nikolajewka, ritirata eroica dal fronte russo, durante il secondo conflitto mondiale, in cui purtroppo persero la vita numerosi soldati. Ieri sera, venerdì, in chiesa parrocchiale si è tenuta la messa in memoria dei militi morti in quell’eroico combattimento avvenuto il 26 gennaio del 1943.
Una ricorrenza ancora oggi molto sentita e solitamente celebrata dalla penne nere meratesi con un picchetto davanti al monumento ai Caduti in piazza degli Eroi, il corteo con le fiaccole luminose fino alla chiesa e la messa.
Questa volta, complice l’emergenza sanitaria in corso, non è stato possibile organizzare una grande manifestazione e neppure, viste le restrizioni agli spostamenti legati alla zona rossa, invitare a partecipare i numerosi gruppi di penne nere della sezione lecchese.
Seppur ridotta, la cerimonia non è stata però meno intensa proprio anche per il paragone, effettuato dal sacerdote, tra il dramma della seconda guerra mondiale e quello della pandemia in corso. “Mi ha molto colpito la notizia che, in America, il numero di morti per Covid ha superato quelli della seconda guerra mondiale” ha sottolineato don Luigi, rimarcando come il trovarsi a ricordare le persone cadute nella battaglia di Nikolajevka lo abbia portato a riflettere sulle persone vinte dal virus.
“Noi siamo qui oggi proprio per fare memoria e per ascoltare chi fa memoria. In questa situazione di pandemia, è importante seminare speranza testimoniando al mondo la nostra fede. E questo fa fatto scegliendo il modo di Gesù che non è quello dell’apparenza o della prepotenza, ma quello del servizio, dell’essere disponibile, dell’essere utili per il bene di tutti. Un modo di cui spesso e volentieri proprio voi, alpini, ci date questa testimonianza con il vostro essere al servizio”.
Un valore, quello della testimonianza, rimarcato anche dalla figura di don Carlo Gnocchi, cappellano degli alpini, impegnato a sua volte sul fronte della battaglia di Nikolajewka. In suo onore è stata esposta sull’altare una sua reliquia durante la celebrazione.
Il parroco ha poi chiesto a tutti i presenti di pregare per i defunti in guerra e per quelli morti nella pandemia. A chiudere la liturgia la preghiera dell’Alpino, recitata dal segretario delle penne nere meratesi Luigi Colombo e il canto “Il Signore delle cime” intonato dal sacrestano alpino Franco Crippa.