Olgiate: consegnata ai familiari di Guido Mauri la medaglia d’onore

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La cerimonia si è tenuta oggi, lunedì, in sala consiliare a Olgiate

Grazie al certosino lavoro della figlia Giuliana, è stato possibile ricostruire le vicissitudini di Guido Mauri durante la deportazione a Danzica

OLGIATE – “Dobbiamo fare tesoro di questa testimonianza e per questo ringrazio di cuore la figlia Giuliana per l’importante lavoro di ricerca con cui ha ricostruito la storia e le vicissitudini del padre durante la seconda guerra mondiale”. Con queste parole il Prefetto Castrese De Rosa è intervenuto questa mattina, lunedì 7 febbraio, in sala consiliare a Olgiate consegnando ai familiari di Guido Mauri la medaglia d’onoro concessa dallo Stato ai cittadini che sono stati deportati e internati nei lager nazisti durante il secondo conflitto mondiale.

Una vicenda, quella dell’olgiatese deportato a Danzica subito dopo l’8 settembre del 1943, ricostruita nel dettaglio dalla figlia: “Mio padre ci ha raccontato qualcosa di quello che aveva vissuto in quegli anni e ne parlava anche con i nipoti. Fortunatamente, a differenza di quanto accade spesso in questi casi, non è rimasto troppo traumatizzato da quanto vissuto nonostante avesse patito la fame e abbia vissuto per 19 mesi in un campo di prigionia”.

Il sindaco Giovanni Bernocco, la signora Giuliana Mauri, figlia di Guido e il prefetto Castrese De Rosa

Classe 1922, nato a Porchera, (allora frazione del comune di Mondonico), Mauri venne arruolato nell’esercito nel 1941 nel reggimento di Verona. “Poco dopo venne trasferito in Grecia, dove rimase fino all’armistizio del 1943. Dopo l’8 settembre infatti mio padre venne caricato su un vagone e portato a Danzica in Polonia, nel lager di Cholm. Qui rimase fino all’aprile del 1945 quando Danzica venne invasa dai russi: Guido riuscì quindi a far ritorno nella sua Olgiate, dove nel 1952 si sposò con Giuseppina da cui ebbe tre figli: Giuliana, Renato e Marilisa.

“Siamo sempre stati una famiglia molto unita. Anche con mio marito Paolo, mio padre (morto nel 2003, ndr) aveva un bellissimo rapporto. Questo riconoscimento ci riempie di orgoglio”.
Contento anche il Prefetto che ha voluto sottolineare come, da due anni a questa parte, la consegna delle medaglie d’onore avvenga direttamente nei territori e non più in un unico grande evento in occasione della giornata della memoria: “La pandemia ha imposto di riorganizzare questa cerimonia, offrendoci anche l’occasione per incontrare il territorio e interfacciarsi con i sindaci, che sono sempre in prima linea”.

De Rosa ha voluto spendere anche due parole sull’importanza di investire sull’educazione delle nuove generazioni: “Si parla tanto di baby gang nel Lecchese, ma questi fenomeni non vanno ridotti a problemi di polizia. Non siamo di fronte a violenza, ma a maleducazione”. Da qui il monito a seminare il bene, chiamando ogni istituzione e realtà civica a compiere la sua parte, come nel ricordo delle pagine nere della nostra storia recente affinché simili barbarie e violenze non si ripetano più.