I sindacalisti dell’Usb PI: “Ora organizzeremo un’assemblea cittadina e poi ci faremo sentire in Regione”
Taglio ai servizi e preoccupazioni sul depauperamento dell’ospedale di Merate al centro del presidio
MERATE – “Giù le mani dall’ospedale di Merate, dalla sanità pubblica, diritto inalienabile di tutti i cittadini”. Si sintetizza tutto nel maxi striscione appeso davanti all’ingresso dell’ospedale Mandic di Merate il messaggio che oggi, martedì 19 febbraio, il sindacato Usb ha voluto lanciare a tutti in difesa del futuro del Mandic. Il presidio convocato per la mattinata odierna ha richiamato l’attenzione di un capannello di persone, circa una cinquantina, da una parte preoccupate per le sorti del presidio di via Cerri e dall’altra intenzionate a far sentire la propria voce in difesa del nosocomio cittadino e, più in generale, della sanità pubblica. Assenti amministratori e politici del territorio. Solo Aldo Castelli, candidato sindaco del centro-sinistra, ha presenziato per una mezz’oretta alla manifestazione.
Gli interventi dei sindacalisti
Megafono alla mano, bandiere dell’Usb Pi, di Potere al Popolo e del Movimento Cinque Stelle svolazzanti nel cielo, i sindacalisti sono entrati subito nel cuore della vicenda. Hanno denunciato quella che a livello regionale è un’invasione sempre più netta del privato nel campo della sanità pubblica sottolineando invece come a Merate si stia verificando un continuo e progressivo depauperamento del presidio. Pietro Cusamano ha parlato di “un dato incontrovertibile che vede in Lombardia il 50% dei servizi viene erogato dal privato. Stiamo assistendo in maniera discriminata a un taglio di servizi, che vengono poi erogati dagli imprenditori della salute”. Riccardo Germani ha posto invece l’accento sull’incongruenza di poter trovare un supermercato aperto 24 ore su 24 e di non poter contare invece su un Pronto Soccorso sempre aperto. “Ad Abbiategrasso ormai da due anni il presidio ospedaliero è aperto solo di giorno. Questo non è accettabile. Purtroppo però ormai recepiamo tutto quello che riguarda il taglio dei servizi pubblici come un fatto inoppugnabile. Ma non è così”.
L’intervento di Scorzelli
Lo sa bene Francesco Scorzelli, sindacalista attivo proprio all’interno dell’ospedale di Merate. E’ stato lui a sottolineare i rischi connessi alla delibera regionale di fine dicembre. “Il direttore generale Paolo Favini ha rassicurato i sindaci, ma la delibera regionale parla chiaro. Sotto i 100 accessi medi al giorno è prevista l’operatività ridotta del Pronto soccorso a 12 ore giornaliere. Così come per il Punto nascite che oggi registra più di 600 nati all’anno. Se dovesse arrivare a 500, verrà chiuso. Sono delle scelte politiche, volte a mandare la gente in altri ospedali”. Scorzelli ha allargato le sue considerazioni al personale: “Parla chiaro anche il numero di lavoratori che ogni giorno lascia questa struttura. Basta sfogliare le delibere aziendali: siamo a un lavoratore al giorno. Con questi dati non possiamo parlare di una gestione che funziona. E’ evidente che la volontà chiara è quella di rendere più privato possibile un ospedale pubblico. E’ un continuo smantellamento dei servizi e dei diritti dei lavoratori e dei pazienti”.
Soddisfatti i sindacalisti: “Dobbiamo lottare anche contro la rassegnazione”
Diverse persone presenti hanno portato la loro testimonianza. Tra questi anche Felice Airoldi che ha parlato dei disservizi che sta provando sulla propria pelle in qualità di malato cronico. I sindacalisti hanno già tracciato il percorso da seguire dopo il presidio di oggi. “Siamo soddisfatti. La partecipazione è stata buona nonostante il clima di rassegnazione vigente. Ora ci metteremo al lavoro per convocare un’assemblea cittadina a Merate. Inviteremo anche i sindaci del territorio al fine di lanciare iniziative comune”. L’obiettivo sarà quello di uscire da quell’assemblea con una piattaforma da presentare poi in Regione”.