Grazie alla generosità della famiglia Brivio, è stato possibile dare vita a questo progetto di residenzialità leggera
La struttura è in carico alla cooperativa L’Arcobaleno che ha iniziato il progetto nel 2018
ROBBIATE – Si è tenuta venerdì 28 l’inaugurazione ufficiale della Casa dei nonni di Robbiate, donata dalla famiglia Brivio e progettata dalla cooperativa L’Arcobaleno per dare vita a un programma sanitario di residenzialità leggera per persone in carico al Cps (centro psicosociale), stabilizzate clinicamente.
Presenti in questa giornata speciale il presidente de L’Arcobaleno Renato Ferrario, la famiglia Brivio, il parroco don Paolo, il sindaco di Robbiate Daniele Villa, la dottoressa Simonetta Martini responsabile CPS per il Dipartimento di Salute Mentale di Lecco e l’assistente sociale Meregalli Maria Stefano dell’ASST-DSM di Lecco.
Il progetto è una chiara dimostrazione di come l’impegno dell’Arcobaleno, durante questo difficile periodo di pandemia, non si è mai arrestato, ma, anzi, è proseguito nella ricerca di risposte immediate alle esigenze/emergenze del territorio.
La sua realizzazione è stata possibile soprattutto e grazie al contributo della famiglia Brivio, ex proprietaria dell’immobile. Tanto che in loro ringraziamento la Cooperativa ha voluto realizzare un murales con un detto dialettale che il signor Sandro era solito pronunciare, ed una fotografia dei coniugi con uno scritto in loro onore.
Durante l’inaugurazione del 28 maggio il presidente Ferrario ha sottolineato come sia “partito tutto nel 2018 con la ristrutturazione dell’immobile, nel marzo 2020 eravamo pronti per l’apertura ma ci siamo trovati davanti all’ostacolo della pandemia. Ci siamo comunque detti che volevamo aprire ed il 13 marzo 2020 abbiamo aperto la casa ai nostri ospiti ed ora la casa vive ed è viva. Quello che mi piace pensare è che l’accoglienza che i genitori e nonni Brivio hanno sempre fatto in questo luogo, accoglienza silenziosa e discreta delle persone, sia aderente al modello di accoglienza dell’Arcobaleno. Noi accogliamo le persone silenziosamente e con una attenzione molto importante all’educazione, alla relazione e all’ascolto delle persone. Altro aspetto rilevante è che questa casa è sempre aperta a tutte le persone che hanno bisogno. Questo è il nostro spirito d’accoglienza, come lo era quello dei genitori Brivio”.
La dottoressa Martini ha voluto mettere in risalto come l’apertura della casa sia un obiettivo importante per tutta la Comunità: “ Questo è uno dei tanti traguardi raggiunti. Una residenzialità, una casa come questa che accoglie persone che, devo dire, ritrovo qui con commozione perché sono persone che conosco da tanti anni. Questa non è la fine di un percorso, ma è un nuovo inizio per loro e un nuovo inizio anche per noi, in una nuova cittadina dove si radicheranno e tutto ciò grazie al fatto che esiste questa casa e esiste la Cooperativa che ha dato questa possibilità. Questo è un grande traguardo per tutti e quindi anche per i nostri servizi che devono portare i nostri ospiti a vivere veramente la territorialità come veri e propri cittadini.”
L’importanza della cittadinanza è stata sottolineata anche dal sindaco di Robbiate: “ Sono molto felice che il servizio siaattivo. Sono contento che le persone che vivono in questa casa diventino cittadini Robbiatesi. E’ bello vedere il cancello aperto perché dà l’idea di una comunità aperta, è bello vedere gli ospiti della casa abitare la nostra comunità, incontrarli in strada e nei negozi. Ringrazio la famiglia Brivio perché i loro genitori hanno dato tanto a Robbiate e questo è l’insegnamento che dobbiamo dare ai nostri cittadini Robbiatesi.”
Il Parroco Don Paolo conclude con un pensiero rivolto alla signora Antonia Brivio: “Di questa casa ho dei ricordi molto belli perché venivo qui finchè era viva la mamma, venivo a visitarla per la confessione ed ora mi fa molto piacere vedere questa casa aperta all’accoglienza”.
La “Casa dei Nonni” rappresenta un progetto molto importante per la Cooperativa, avviato nel marzo 2020 durante il lockdown, in attuazione della normativa regionale di riorganizzazione dei servizi residenziali psichiatrici che prevede la possibilità di erogare programmi sanitari di residenzialità leggera, a favore di uno o più persone, in case di civile abitazione e con la presenza di operatori professionali.
Ai soggetti ospitati si garantiscono opportunità di sviluppo, acquisizione di autonomia e d’integrazione.
Le porte della casa si aprono a persone in carico ai CPS (Centri Psicosociali) stabilizzati clinicamente, accogliendone fino ad un massimo di 5 (di sesso femminile e/o maschile) in modo da seguirle in modo ottimale e funzionale. Gli accolti presentano le seguenti caratteristiche: lungodegenti in SR psichiatriche, storia di funzionamento globale discreto, quadro clinico stabilizzato con sintomatologia residua importante ma gestibile in un contesto “ortodesico” predisposto ad hoc.
Il tempo di permanenza viene invece determinato dal raggiungimento degli obiettivi indicati nel progetto.
In questo luogo confortevole, prima appartenente alla famiglia Brivio, le persone possono, attraverso un’accompagnamento individualizzato, sperimentarsi in un ambiente ancora ritenuto protetto ma che richiama, nella sua struttura e nelle modalità gestionali, la normale abitazione civile. L’obiettivo è infatti l’acquisizione della capacità di vita autonoma in ambito abitativo e lavorativo nella prospettiva di una futura sistemazione in totale autonomia.
L’accoglienza, nello specifico, vorrebbe rispondere a due differenti esigenze/tipologie di bisogni:
- dare a persone, di età adulta o anziana, con buona autonomia residua, non necessitanti di effettuare programmi riabilitativi intensivi ma solo estensivi o di mantenimento, per periodi lunghi anche per tutto l’arco della vita, una residenza affettiva e di legame con il territorio;
- offrire un servizio che permetterebbe nella stretta collaborazione coi DSM di accogliere pazienti che attualmente sono inseriti in strutture riabilitative e, quindi, di decongestionare la saturazione dei posti letto in tali strutture, garantendo, da un lato la permanenza del paziente sul territorio e dall’altro la possibilità di accogliere nelle strutture pazienti gravi
Questo progetto è nato dalla rilevazione che i percorsi riabilitativi attuati nel corso degli ultimi anni, dopo la riqualificazione del sistema residenziale, hanno evidenziato l’efficacia nel portare a termine processi di recovery e la possibilità concreta di un recupero sociale di soggetti altrimenti destinati ad una lungodegenza sine die.
L’auspicio è che la Casa dei Nonni diventi un modello funzionale e che dia il via all’apertura di una serie di strutture di questo tipo nel territorio Lecchese.
Ecco la scritta sul murales:
La “casa dei nonni” a Robbiate: così negli ultimi decenni di vita di Antonia e Sandro, entrambi insegnanti di scuola elementare, era conosciuto e chiamato questo luogo.Quante storie umane sono passate e sono state accolte da loro nella semplicità del quotidiano: non solo i sei figli, alcuni di loro diventati mamme, papà e poi nonni.
Tante storie di partigiani, ciclisti e alpinisti, doposcuola aperti e accoglienza per i tribolati, tutto in allegria e condivisione, tutti a dare una mano e, senza imbarazzo, a chiederla .
Orti e galline, bachi da seta , officine improvvisate per riparare bici e motorini, polenta e caldarroste.
E pure tante “rappresentanze” di persone da ogni parte del mondo creavano un continuo rapporto con la natura e con il pianeta .Forse è un’utopia la “famiglia umana” ma un pò di suo profumo qui si è sentito. E siamo contenti che questo profumo continui a pervadere questi muri, adesso che i Brivio non ci sono più, ma guardano contenti questa opera.