Pgt, l’Ordine degli Architetti sul futuro della Piccola: “Luogo di aggregazione flessibile”

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Un momento dell'incontro alla De Amicis

Una cinquantina i presenti all’incontro del 16 luglio promosso dal comune

Il presidente dell’ordine Gallucci: “La Piccola potrebbe diventare un luogo di aggregazione flessibile”

LECCO – “La città che dialoga” è il titolo dato al PGT (Progetto di Governo del Territorio) di cui si è discusso nell’incontro svoltosi martedì 16 luglio presso la scuola De Amicis. Una cinquantina di persone, tra cui anche esponenti dell’ordine degli architetti, hanno accettato l’invito dell’amministrazione comunale a confrontarsi, divisi in gruppo, sul futuro dell’area ex Piccola Velocità.

Rigenerazione culturale urbana con l’area della Piccola vista come “Urban Center” e luogo di connessione del cittadino, la questione del verde pubblico e la mobilità e intermodalità degli spostamenti sono alcune delle tematiche esplorate nell’incontro.

Ha portato il proprio contributo ai tavoli tematici anche Anselmo Gallucci, presidente dell’Ordine degli architetti. Di seguito una breve intervista.

Che giudizio dà all’evento a cui ha partecipato, articolato nei tre tavoli di lavoro in cui tutti erano presenti a rotazione?
Penso sia stato un’occasione positiva perchè tutti i partecipanti esprimessero le proprie opinioni riguardo temi su cui sono state articolate le riflessioni sulla base delle sollecitazioni provenienti dagli organizzatori dell’evento. Certo dal mio punto di vista non è stato facile rispondere in modo parcellizzato ad una problematica che richiede una visione complessiva delle esigenze poste dall’area e quindi all’esigenza di un punto di vista unitario nella scelta progettuale da adottare, costituita certamente da esigenze articolate cui dare risposta.

Quali sono le osservazioni più importanti che sono emerse durante i lavori?
Riguardo alla destinazione dell’area gli usi futuri più suggeriti sono stati quelli legati alla cultura, la Piccola potrebbe diventare un luogo di aggregazione flessibile in grado di rispondere a varie esigenze, soprattutto giovanili. Per quanto riguarda il verde pubblico, è stato unanime il parere che debba occupare più del 60% dell’area destinata a tale scopo. Evidente il beneficio per la città non solo in termini estetici ma anche in termini ecologici. Personalmente ho espresso l’auspicio che le aree verdi non siano recintate, come spesso è avvenuto per i parchi cittadini, ma siano aperte e fruibili. L’esempio insediativo della vicina sede del Politecnico dimostra che questo è possibile anche da noi. Per quanto riguarda la mobilità e intermodalità, è stato riconosciuto quanto sia particolarmente significativa l’ubicazione dell’area per le sue potenzialità in questo senso. Certamente la pianificazione integrata di urbanistica e trasporti è la chiave del successo nella rigenerazione delle aree urbane e di quella della Piccola in particolare. Considerando la particolare condizione geomorfologica e geografica di Lecco, occorrerebbero a mio parere scelte coraggiose e soluzioni infrastrutturali anche di rilievo per rendere i percorsi più agevoli e sicuri e tali da garantire una maggiore qualità della vita urbana.

In sintesi che futuro vede per tale area?
Credo che qualsiasi destinazione si voglia dare alla Piccola la presenza del vicino Politecnico costituisca un riferimento imprescindibile per il suo futuro, indipendentemente dallo
specifico utilizzo, non fosse altro che per le potenzialità di collegamento con un’area già presente, aperta, pienamente vissuta e di prestigio. Inoltre penso che il successo di un intervento di rigenerazione, in questo caso di una ex area ferroviaria, centrale e di grande importanza per la sua ubicazione, ma marginale nella storia della vita urbana non sia di facile soluzione in vista di una sua nuova e necessaria identità. Tutto dipende da una visione credibile di città e dalla capacità progettuale di interpretarne le esigenze.