Stamattina il tour al ponte di Paderno di alcuni esponenti della Commissione territorio di Regione Lombardia
Calusco, Paderno e Sotto il Monte pronti con delle proposte diverse rispetto ai tre scenari ipotizzati da Rfi
PADERNO / CALUSCO – Tre nuove ipotesi per provare a trovare una sintesi che risulti meno impattante per il territorio e per le persone che lì ci abitano o lavorano. E’ quanto è emerso oggi, lunedì 14 luglio, al termine del sopralluogo della Commissione territorio al ponte San Michele per ragionare intorno alla realizzazione del nuovo viadotto, ferroviario e stradale, che dovrà mandare in pensione il vecchio ponte costruito tra il 1887 e il 1889, il cui “fine vita” è stato stimato da Rfi, proprietaria del manufatto, per il 2030.

Puntuali alle 10 di questa mattina, i consiglieri Jacopo Dozio (Forza Italia), Davide Casati (PD), Gian Mario Fragomeli (PD), Ivan Rota (Forza Italia) e Michele Schiavi (Fratelli d’Italia) capitanati dal presidente della Commissione Territorio Jonathan Lobati (Forza Italia), si sono ritrovati al vivaio Aldeghi a Calusco per iniziare il sopralluogo nella zona dove dovrà sorgere il nuovo ponte. Tre gli scenari finora individuati da Rfi, che qualche settimana fa ha aperto il dibattito pubblico in merito a un’opera di interesse sovracomunale e sovraprovinciale.

“Siamo qui per capire lo stato dei luoghi e toccare con mano una situazione delicata. La notizia della prossima noma di un commissionario straordinario è sicuramente un fattore positivo perché aiuta il percorso di realizzazione di un’opera strategica per garantire ai territori della bergamasca, del lecchese e della Brianza di continuare a crescere” ha puntualizzato Jonathan Lobati, precisando la volontà di portare, come commissione territorio, un contributo nel dibattito politico. “Soluzioni indolori non ce ne sono – ha aggiunto -. Ogni scelta rappresenta un compromesso, ma dobbiamo ricordarci che il 2030 è dietro l’angolo e sarebbe una sconfitta per tutti arrivare al 1° gennaio 2031 senza nulla di fatto”.
La proposta di Paderno d’Adda
Una premessa fondamentale che ha fatto poi da cornice al sopralluogo effettivo lungo il San Michele con il sindaco di Paderno Gianpaolo Torchio nelle vesti di Cicerone ad elencare le bellezze paesaggistiche della Valle dell’Adda tanto cara a Leonardo da Vinci. “Il panorama che si vede da qui è inserito tra le settanta viste sensibili della Lombardia e per questo andrebbe preservata a ogni costo. Siamo in un luogo di grande valore, immersi in un concentrato di bellezza” ha rimarcato il primo cittadino padernese, che non ha mai nascosto le perplessità e le preoccupazioni per un progetto che andrebbe, almeno negli scenari finora caldeggiati come più sostenibili, a inserirsi in maniera prepotente sul paesaggio esistente creando anche non pochi problemi di traffico e inquinamento alla zona.

Per questo Torchio ha approfittato dell’uscita sul territorio dei consiglieri regionali per spiegare come la nuova soluzione, in fase di studio da parte del Comune di Paderno per trasformarla in un’osservazione da protocollare nel dibattito pubblico, sarebbe migliore da punto di vista dell’impatto sul ponte San Michele, infrastruttura a un passo dalla candidatura a bene Unesco, perché “nascosta” da un’ansa del fiume Adda.
L’idea, su cui i Comuni del Meratese stanno lavorando in queste ultime settimane, è quella di traslare l’attraversamento dell’Adda a un 1.650 metri di distanza dal San Michele, fuori dal cono visivo della valle dell’Adda visibile dal San Michele, in modo da spostare anche il traffico di attraversamento dai centri abitati, inserendolo su strade a maggior scorrimento.

Rfi aveva scartato questa idea, già ventilata in passato, per via della fragilità geologica di questa zona. Ma il Comune di Paderno avrebbe trovato, nella soluzione proposta dall’architetto Andreotti, un corridoio non franabile, dove l’infrastruttura potrebbe essere posizionata. Nulla è stato detto in merito al ponte ferroviario, lasciando però intendere come l’intenzione sarebbe quella di chiedere a Rfi una ristrutturazione importante dell’attuale, così come ipotizzato nel 2016.
La variante di Calusco allo scenario 1 di Rfi
Il tour lungo il Ponte è poi proseguito facendo ritorno a Calusco passando attraverso il quartiere Ponte, interessato radicalmente dalla proposta numero 1 di nuovo ponte proposta da Rfi e finora caldeggiata anche dalla Regione. Il tracciato del nuovo viadotto, a doppio piano, viario e stradale, prevederebbe l’abbattimento di una decina di abitazioni. Un particolare che ha provocato vivaci reazioni a Calusco con la nascita del Comitato Ponte e Monastero dei Verghi preoccupato per le ripercussioni sull’abitato.

L’assessore caluschese Massimo Cocchi, delegato da presidente a rappresentare anche la Provincia di Bergamo, ha illustrato poi la proposta di una variante alla soluzione 1 che, mantenendo i raggi di curvatura dello scenario 1, consentirebbe di salvare le abitazioni, altrimenti destinate all’abbattimento mantenendo inalterato il progetto nella sua complessità.

La proposta di Sotto il Monte
Durante la seconda parte dell’audizione della Commissione Paesaggio, avvenuta in Municipio a Calusco, il sindaco di Sotto Il Monte Denni Chiappa ha illustrato una nuova proposta che, partendo dal fatto che i tre scenari previsti da Rfi, rappresentano tutti forti criticità, prevede il posizionamento del nuovo San Michele a 300 metri a sud dall’attuale con la tipologia del ponte strallato, con piloni realizzati in posizione arretrata rispetto alle scarpate, lontano quindi da possibili fronti franosi. Il progetto prevede anche lo spostamento della stazione di Paderno leggermente fuori dal centro abitato.

“Parliamoci chiaro: se dovessimo sbagliare oggi a individuare la scelta giusta, ce lo rinfaccerebbero per tutto il resto della nostra vita e non solo” ha concluso il sindaco bergamasco, ricordando l’importanza di un momento, di fatto, storico.
La sua proposta ha però trovato subito la contrarietà del sindaco di Verderio Danilo Villa, pronto a contestare come si andrebbe a invadere una zona verde sensibile, prevista come corridoio di collegamento tra il Parco Adda Nord e il parco Pane.
Al dibattito hanno preso parte anche il sindaco di Imbersago Fabio Vergani, di Robbiate Marco Magni, il vice presidente della Provincia Mattia Micheli con il funzionario Fabio Valsecchi e il responsabile del settore Ambiente e Territorio della Provincia di Monza Brianza Fabio Fabbri.
“Ci si potrebbe chiedere cosa centri la Provincia di Monza con questo progetto. La risposta arriva dalla necessità di affrontare la questione con una scala sovracomunale. Per questo, ricordando come nell’Ottocento riuscirono a trovare la soluzione più intelligente, dobbiamo chiederci anche noi quale sia la funzionalità del ponte stradale e di quello ferroviario”. Il riferimento è quindi al traffico pesante e alla necessità di creare infrastrutture adeguate a sostenerne il peso nel Meratese e nella Branza e alla intenzioni di Rfi in merito alla linea Seregno – Carnate – Bergamo e al trasporto di merci su ferro. Un discorso in cui un peso determinante ha anche lo scenario della Pedemontana, strada che terminerebbe tra Usmate e Vimercate senza prevedere più un attraversamento sul fiume Adda.
Nel dibattito si è inserita anche la voce di Ruben Bergonzi, portavoce degli imprenditori, che, ricordando i disagi subiti durante la chiusura per lavori del San Michele, ha espresso preoccupazione per le future ricadute sul traffico veicolare nei centri abitati e per i tempi di realizzazione dell’opera.
Dal canto suo il consigliere regionale Gian Mario Fragomeli, unico rappresentante lecchese nella Commissione territorio regionale, ha precisato l’importanza del confronto avviato questa mattina ribadendo che alle fondamentali questioni tecniche debbano affiancarsi anche le analisi politiche per una soluzione che sia davvero condivisa e unitaria.

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