Giorno del Ricordo, a Valmadrera incontro col professor Andrea Bienati

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Il professor Andrea Bienati

Conferenza dal titolo “Costruire insieme una Storia fatta di storie”

“Due volte italiani: per nascita e perché hanno voluto rimanere italiani”

VALMADRERA – In occasione della ricorrenza nazionale del Giorno del Ricordo, l’Amministrazione comunale di Valmadrera ha organizzato l’incontro “Il Giorno del Ricordo. Costruire insieme una Storia fatta di storie”, ospite il professor Andrea Bienati. L’evento, tenuto al Centro Culturale Fatebenefratelli, si è aperto con un intervento del sindaco Antonio Rusconi, che dopo aver presentato e ringraziato il relatore ha sottolineato l’importanza delle commemorazioni del Giorno del Ricordo, ponendo l’accento sull’educazione e la sensibilizzazione delle nuove generazioni. È questa una solennità civile istituita in nome di una memoria storica che Rusconi fortemente sostiene e promuove sia in qualità di storico e docente, sia in qualità di senatore, diretto sostenitore della legge n. 92 del 2004.

Ha poi ricordato la testimonianza di alcuni valmadreresi che hanno vissuto in prima persona il dramma dei massacri delle foibe e dell’esodo dall’Istria, cittadini due volte italiani “per nascita e perché hanno voluto rimanere italiani”. Rusconi e il professor Bienati, hanno conosciuto istriani, fiumani e dalmati, che sono stati i protagonisti di un difficile periodo storico, costretti all’esodo verso l’Italia per incontrare qui talvolta una resistenza, una chiusura e non l’accoglienza che avevano sperato.

Il docente, con un curriculum, assai prestigioso, ha esposto con chiarezza e precisione una periodo difficile della storia, mostrando notevole capacità divulgative. Dopo aver risposto a diverse domande, ha concluso invitando a parlarne nelle scuole, ad informarsi e ricordare. Il professore ha spiegato come purtroppo la tragedia delle foibe, di cui i politici erano ben a conoscenza sin dal ‘43, fu per molti anni una pagina di memoria nascosta, fu considerato una pagina di storia riguardante i fascisti che quindi andava dimenticata; non si volle ricordare anche perché ci si vergognava di quel periodo terribile della nostra storia; non ci fu pietas, gli italiani pensarono a ricostruire, ad “andare avanti”.

Solo a metà degli anni novanta gli storici e i giornalisti (il primo fu Giovanni Minoli) iniziarono a mostrare le terribili immagini delle foibe e a parlare del dramma di un popolo e che subì ingiustizie e drammi legati a molteplici fattori. Le principali vittime furono istriani, fiumani e dalmati, ceduti a Tito. Essi subirono drammi terribili: persecuzione e torture nel regime di Tito, migliaia di vittime gettati foibe, la pulizia etnica e l’inevitabile esodo. Migliaia furono costretti a scappare dal regime, perlopiù giunsero in Veneto dove, gli esodati speranzosi, furono accolti con estrema diffidenza sia perché visti come fascisti sia perché si temevano potessero togliere loro lavoro. In realtà erano italiani, tra cui partigiani, anche cattolici costretti a lasciate le loro terre.