ATS e cacciatori uniti per la salute della fauna selvatica

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In Comunità Montana a Barzio si è svolto l’incontro “Lo stato di salute e la sicurezza alimentare della nostra fauna”

“Puntiamo a far crescere una cultura zoologica sempre più evoluta”, commenta Diego Perego di ATS Brianza

BARZIO – Quando si parla di fauna selvatica, il confine tra passione venatoria e tutela ambientale non è più una linea rigida, ma un punto d’incontro. Lo hanno dimostrato ancora una volta i cacciatori del lecchese e i professionisti dell’ATS Brianza, riuniti in un incontro che ha unito conoscenza scientifica, buone pratiche e una sincera volontà di collaborazione. L’appuntamento, ospitato nei giorni scorsi nella sede della Comunità Montana Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera a Barzio, ha visto un’ampia partecipazione e un’attenzione crescente da parte del mondo venatorio verso le tematiche sanitarie.

Titolo dell’incontro: “Lo stato di salute e la sicurezza alimentare della nostra fauna”. Un tema quanto mai attuale, inserito nel fine settimana dedicato alla mostra dei trofei della stagione venatoria 2024/2025, organizzata dal Comprensorio alpino di caccia “Prealpi lecchesi”. Ma al di là dell’esposizione, l’evento ha rappresentato un’occasione concreta di aggiornamento tecnico-scientifico e verifica sulla qualità della fauna prelevata.

I relatori dell’incontro

Ad alzare il livello del confronto, gli interventi dei dottori veterinari Roberto Vanotti, direttore del Distretto Veterinario di Lecco, e Stefano Arrigo Luisoni, specialista in Igiene degli Alimenti di Origine Animale, insieme al dottor Alessandro Bianchi dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Sondrio. Voci autorevoli che hanno puntato l’attenzione su aspetti fondamentali come l’igiene nella gestione della selvaggina e le corrette modalità di trattamento della carne destinata al consumo.

“Il rispetto delle procedure igienico-sanitarie è imprescindibile per garantire la salubrità di quanto portiamo nel nostro piatto”, hanno ribadito con chiarezza i relatori. Un messaggio accolto con interesse da una platea composta non solo da cacciatori, ma anche da rappresentanti istituzionali, come i funzionari della Polizia provinciale di Lecco, i Carabinieri Forestali e il consigliere regionale Giacomo Zamperini, Presidente della Commissione speciale per la Valorizzazione e tutela dei territori montani e di confine, intervenuto con un saluto.

Un altro tassello importante emerso nel corso dell’incontro riguarda il monitoraggio della fauna selvatica, in particolare degli ungulati come i camosci. Grazie al Piano regionale di controllo, e alla collaborazione attiva dei cacciatori, nell’ultima stagione sono stati raccolti molti più campioni rispetto al passato: un apporto significativo per avere dati scientifici attendibili sullo stato di salute degli animali. Solo tra Valsassina e Valvarrone si sono registrati circa 75 capi cacciati, analizzati per comprendere meglio l’evoluzione di eventuali patologie.

Non è mancato l’approfondimento su un altro tema sensibile: la diffusione delle zecche. ATS Brianza, in sinergia con ASST Lecco, è da tempo impegnata nell’attuazione di un protocollo di sorveglianza per monitorare la presenza del parassita, il cui impatto può riguardare animali selvatici, domestici e anche l’uomo.

“Siamo soddisfatti dell’esito di questo incontro – hanno dichiarato Vanotti e Luisoni – che si inserisce in un percorso di costante confronto con i cacciatori. È confortante la crescente richiesta da parte loro di informazioni e aggiornamenti, che possono contribuire a diffondere all’interno del loro ambiente”.

Un concetto ribadito anche da Diego Perego, direttore del Dipartimento Veterinario di ATS Brianza: “La collaborazione con i comprensori di caccia ci permette di poter contare su antenne preziose del territorio, in grado di rilevare lo stato di salute e la presenza della fauna selvatica. A nostra volta, attraverso il costante impegno dei nostri professionisti, puntiamo a far crescere in tutta la filiera una cultura ecologica e zoologica sempre più sensibile ed evoluta, nell’ottica di promuovere il valore primario della sanità collettiva”.

Nel cuore dei monti lecchesi, insomma, la consapevolezza ambientale passa anche dal confronto tra chi vive il territorio e chi lo studia. Un dialogo che, oggi più che mai, si rivela una risorsa per tutti.