A fianco di Beppe Bergomi per anni, il Prof Chieppa approda all’Arcadia

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Il professore Giuseppe Chieppa

 

DOLZAGO – Dalla prossima stagione il professor Giuseppe Chieppa farà parte del team Asd Arcadia del presidente Lucio Bussani. Una pedina importante nello staff tecnico della società dolzaghese nell’ottica di gettare forti fondamenta ad un progetto giovanile di tutto rispetto. Del resto il professor Chieppa è ben noto nell’ambito giovanile dove vanta una lunga esperienza sia a livello dilettantistico che professionistico e, ad avvalorare il “know how” del professore vi sono anche anni di lavoro svolti a fianco del Campione del Mondo Beppe Bergomi che lo ha voluto con sé quando è approdato in società come Accademia Inter, Monza e Atalanta.

Abbiamo voluto incontrare il professore Chieppa per capire cosa lo ha spinto ad accettare l’offerta avanzata dall’Arcadia e quali sono strategie ed obiettivi che insieme alla società vorrà raggiungere.

Professore, cosa l’ha portata ad accettare un impegno con una società dilettantistica?
“Va subito chiarito un aspetto, al quale tengo molto. Quando si parla di settore giovanile non bisogna guardare al professionismo o al dilettantismo. Se si sposa un progetto simile, si deve guardare esclusivamente ai giovani, alla loro crescita sportiva e umana. Di professione faccio l’insegnate, questa per me è una passione che mi accompagna ormai da anni, quindi nelle mie scelte la discriminante professionismo o dilettantismo non ha mai pesato, senza dimenticare che ho avuto già in precedenza esperienze positive in società dilettantistiche”.

Quale sarà l’aspetto principale che caratterizzerà il lavoro che svolgerà per i colori sociali dell’Arcadia?
“Quando si tratta di lavorare con i settori giovanili, il principio fondamentale che non va mai perso di vista, è quello di pensare a progetti pluriennali e non a programmi immediati. Programmare, pianificare un’attività che abbia un lungo raggio, questo è fondamentale. L’Arcadia mi chiede di formare i suoi allenatori affinché ci sia un programma verticale che a sua volta formi in modo lineare i calciatori. Serve quindi un lavoro di continuità, dai primissimi calci fino ad arrivare alla prima squadra, lasciando i risultati in secondo piano”.

 

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Il professore Chieppa con Beppe Bergomi

 

Come si svilupperà questo importante lavoro?
“Ci saranno varie fasi, in primis dovremo condividere con tutti gli allenatori il programma da seguire, poi metteremo in atto le strategie ed i programmi andando ad effettuare anche un monitoraggio dal punto di vista fisico e atletico dei ragazzi”.

Con quali obiettivi si prefigge?
“Gli obiettivi sono molteplici. A livello fisico-atletico e tattico dovremo far emergere le potenzialità che i ragazzi hanno a disposizione, ma anche cercare di far esprimere i ragazzi al meglio andando a ricercare il buon gioco. Un altro obiettivo è quello di coltivare i ragazzi dando vita ad un vivaio che sia una fucina di calciatori pronti per approdare in Prima Squadra. Un terzo obiettivo è la cura della persona e della squadra stessa, una formazione che si muove sul territorio lo deve fare dando il buon esempio e questo non è un aspetto secondario”.

Si parla spesso di una carenza tecnica e di una mancanza di fantasia nelle nuove generazioni penalizzate dal fatto di avere meno libertà di espressione nel percorso di crescita calcistica. Insomma manca quell’aspetto di libertà e di gioco che si aveva una volta quando i ragazzi giovacano in piazza e negli oratori. Cosa ne pensa al riguardo?
“Gioco libero è importantissimo, ma bisogna anche porre degli obiettivi da seguire che vanno pianificati a seconda delle categorie e questo anche in ambito dilettantistico se si vuole raggiungere la piena formazione di un calciatore. Dobbiamo formare ragazzi con abilità e capacità motorie tali da poter essere spese sia in ambito calcistico ma anche in altri sport. E questo è un aspetto essenziale, dal quale non si può prescindere”.

Nei settori giovanili spesso la variabile genitori o determinante per la crescita di un ragazzo ma anche per l’equilibrio di una squadra stessa. Cosa ne pensa?
“I genitori fanno parte del progetto calcistico a 360°. Sono loro che permettono a ragazzi di praticare il calcio. Credo che le difficoltà emergano quando un genitore pensa troppo al proprio figlio, anche comprensibile per certi versi, ed è qui che la dirigenza e tutto lo staff deve dimostrare di essere all’altezza e far capire a quel genitore che siamo qui per formare tutti i ragazzi. Pensa di portare il proprio figlio a praticare un’attività perchè diventi un campione è un modo sbagliato per approcciare allo sport e prima ancora il modo sbagliato per introdurre nel mondo sportivo un ragazzo, qualunque sport sia”.

 

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Un momento di allegria con Beppe Bergomi (al centro)

 

Nella sua lunga carriera c’è stato l’incontro con Beppe Bergomi, come vi siete incontrati e come mai vi siete staccati?
“E’ stato un amico comune a farci incontrare. Io a quel tempo ero all’Atalanta e decisi, a dimostrazione del fatto che non ho mai dato priorità al professionismo, di seguiro all’Accademia Inter, formazione dilettantistica. Da qui è iniziato il mio percorso con Beppe in qualità di secondo allenatore e preparatore. L’esperienza all’Accademia Inter è stata coronata dalla vittoria del titolo di camopioni italiani nella categoria Allievi; poi siamo passati al Monza per dua anni, uno con gli Allievi Nazionali e il secondo con la Berretti; poi ci sono stati due anni all’Atalanta con la categoria Berretti, il primo anno perdemmo la finale con l’Inter il secondo vincemmo il titolo nazionale. Lo scorso anno siamo approdati al Como, poi Beppe ha deciso di tirare il fiato e di dedicarsi solamente alla collaborazione con Sky in qualità di opinionista, io invece sono andato alla Manara di Barzanò e oggi, eccomi all’Arcadia”.

Che cosa le ha lasciato un campione come Begomi?
“La semplicità e l’umiltà di una persona che nonostante abbia vissuto delle glorie importanti già nell’età giovanile non si è mai montato la testa. Lavora con i ragazzi mettendoci tanta passione e determinazione, non l’ho mai visto alzare la voce ed ha una cura nei dettagli quasi maniacale. Io lo dico sempre, andrebbe clonato per l’attività giovanile e inserito in ogni società”.