Lezione di basket con la Bennet Cantù e la Briantea84. Lunedì mattina i ragazzi della scuola media Kolbe di Lecco hanno trascorso delle ore di scuola diverse, in compagnia di due grandi cestisti militanti nella Pallacanestro Cantù, come Denis Marconato e Marco Diviach, e dei campioni di basket in carrozzina della Unipol Briantea84, come Tom Smurr, Joey Gugliotta, Joakin Lindblom, Francesco Santorelli, Angelo Scopelliti, il giovane Amos Benedetti, l’allenatore Malik Abes e il vice allenatore Chiara Ruggeri. Nella palestra dell’istituto nel rione di Rancio circa 180 studenti hanno potuto parlare di sport, come ci si può divertire e cosa significa essere un vero sportivo. Inoltre cinque fortunati hanno potuto sfidare i due lunghi della Bennet e in molti hanno provato a palleggiare e tirare a canestro su una carrozzina prestata dagli atleti della Briantea84.
“Ho cominciato a giocare a basket tardi, all’età di 14 anni – racconta Marconato –. Prima avevo fatto un po’ di sport, tra cui la pallavolo e la pallamano, ma non avevo mai provato la pallacanestro. Il medico però mi ha spiegato che, vista la mia altezza, per irrobustirmi avrei fatto meglio a praticare nuoto o basket. Allora sono andato nella palestra della mia città, Treviso, e subito mi hanno messo sotto contratto; ho dovuto allenarmi un’ora in più rispetto agli altri per impadronirmi dei fondamentali che non avevo mai praticato”. Il pivot, 36 anni e 212 centimetri, vincitore di quattro campionati italiani, sette Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, un argento alle Olimpiadi di Atene 2004 e un oro agli Europei 2003, ha dato preziosi consigli agli studenti della scuola Kolbe: “Lo sport è molto importante nella vita, infatti è meglio provare più discipline possibili per crescere meglio e fare movimenti diversi. Inoltre più si fa sport e più si è in forma, ma non solo: si possono conoscere nuovi amici e ci si diverte dovunque. Quando vado al mare, per esempio, mi piace molto giocare a beach volley”.
Non ha l’esperienza e centimetri di Marconato, avendo solo 23 anni ed essendo una manciata di centimetri più basso del trevigiano, ma anche Diviach ha già conquistato ottimi successi nel basket e ha dato anche lui qualche consiglio ai giovani interlocutori che troppo spesso abbandonano l’attività sportiva, rischiando di trovarsi di fronte un futuro di sovrappeso e solitudine: “Fino a 14-15 anni bisogna pensare solo a divertirsi e per tutti lo sport deve essere un bel gioco e un piacere. Ognuno può scegliere come passare il proprio tempo libero, ma grazie all’attività fisica si vive in modo migliore, più sano e salutare”. Il cestista si è avvicinato al basket verso gli otto anni, prima ha iniziato come calciatore: “Da bambino ho cominciato giocando a calcio, insieme ai miei amici – ricorda il triestino della Bennet –. Poi, improvvisamente, quando avevo otto anni tutti i miei compagni a cui ero più legato sono passati a praticare pallacanestro e anche io mi sono trasferito. La disciplina mi è piaciuta tantissimo e ho continuato a praticarla”.
I veri protagonisti della lezione di sport tenuta ai ragazzi della scuola però sono stati i giocatori della Unipol Briantea84, mattatori della giornata: hanno parlato con ragazzi, hanno spiegato come si gioca il basket in carrozzina e hanno dato dimostrazione di uno spettacolare tre contro tre, sempre valorizzando l’attività fisica tra i giovani.
Questi atleti paralimpici si allenano due volte a settimana cercando di superare i propri limiti fisici: “Fare sport è bellissimo – dichiara Santorelli –, ma per giocare ad alti livelli facciamo molti sacrifici. In ogni caso questo è molto bello e soddisfacente, perché si punta sempre al massimo per cercare di migliorare sempre di più”. L’attività sportiva può essere, per molte persone con disabilità, un modo per avere una vita più normale, ritagliandosi numerose soddisfazioni e combattendo gli stereotipi e i pregiudizi che si sviluppano intorno ai portatori di handicap. “Gioco a basket da circa dieci anni con molta dedizione – racconta l’americano Smurr –: quando ero al college mi alzavo molto presto al mattino per allenarmi. Poi frequentavo le lezioni, ma al pomeriggio, dopo lo studio, avevo ancora gli allenamenti”.
Anche Gugliotta proviene dal mondo cestistico universitario degli Stati Uniti e lì ha lasciato la famiglia: “Per seguire la mia passione sono venuto in Italia. I miei parenti mi mancano perché sono lontani, ma li sento comunque molto spesso”. La passione di questi ragazzi è immensa e lo si vede quando, sulle speciali carrozzine, fanno la dimostrazione di un match tre contro tre: tra evoluzioni sulle ruote e tiri dalla lunga distanza, gli atleti mettono il massimo impegno per andare a canestro mostrando anche una grande e inconsueta abilità nel palleggio. Il basket è dentro di loro e alcuni ce l’hanno proprio nel sangue: “Mio papà e mio fratello praticano questo sport – afferma Lindblom –. Per me è stato naturale avvicinarmi a questa bellissima disciplina”.
Soddisfatto dell’iniziativa Alfredo Marson, il presidente di Briantea84: “Siamo convinti che la formazione e l’educazione dei giovani siano doverose, a maggior ragione quando si parla di sport e disabilità. Il fatto che un campione di basket si presenti insieme a un nostro giocatore è un messaggio forte che permette di annullare i pregiudizi e aprire la mente su un orizzonte più ampio”.
“Il nostro slogan è: fate cose belle, ma soprattutto riempite la vita di cose belle – ricorda la preside Bianca Brambilla –. Ognuno di noi al suo interno ha una ricchezza dentro sé e grazie a questa rende bella la vita. Questi atleti hanno fatto una cosa molto bella”. Alla fine della mattinata l’istituto ha ricevuto in regalo una maglietta per ognuna delle due squadre di A1 autografate dai giocatori. I due club inoltre hanno donato i gagliardetti a tutte le classi del Kolbe, in ricordo della mattinata.