Rifugi tra tradizione e innovazione: in tanti al convegno e qualche naso storto

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I relatori alla conferenza “Rifugi Alpini, tra tradizione e innovazione” organizzata a Barzio presso la sede della Comunità Montana della Valsassina dal Cai Milano

 

BARZIO – Nessuno l’ha detto esplicitamente, ma non ammettere che il convegno “Rifugi Alpini, tra tradizione e innovazione” che si è tenuto giovedì mattina nella sede della Comunità Montana Valsassina, targato Cai Milano, sia stato volutamente organizzato a Barzio in seguito al “casus belli” del rifugio Rosalba, sarebbe un peccato di ingenuità. 

La scrittrice Mirella Tenderini

Se poi si scopre poco prima del convegno (da indiscrezioni trapelate da fonti autorevoli) che tra i relatori doveva esserci anche Mirella Tenderini, depennata dalla lista degli interventi dopo la diatriba esplosa su Facebook, con la scrittrice aspramente critica nei confronti del Cai Milano per il modo in cui ha gestito il caso Rosalba (via Mauro Cariboni al termine del contratto 2017 dopo 23 anni di gestione e spazio ad Alex Torricini già gestore del rifugio Brioschi) e il caso Porta, è ancor più evidente di come la questione non sia cosi marginale, come lo stesso presidente del Cai Milano ha voluto far intendere, pur non esimendosi dal fornire la propria posizione al riguardo.

Ora, in sintesi, ciò che ha scatenato le polemiche e la levata di scudi a favore di Mauro Cariboni da parte di alcuni colleghi rifugisti (reiterate durante l’incontro), di molti frequentatori del rifugio, della scrittrice Tenderini e di Confcommercio Lecco, è stata, da quello che si è potuto evincere, la mancanza di tatto e di quel pizzico di umanità da parte del Cai Milano verso un rifugista che, dopo 23 anni di onorato lavoro e a due anni dalla possibilità di andare in pensione, è stato “messo alla porta”. Sintetizzando ulteriormente: più che il perché, non è piaciuto il come.

Sul caso Rosalba, il presidente del Cai Milano Minotti non si è tirato indietro ed ha espresso così la sua posizione: “Rivedere la politica dei rifugi non significa cambiarla, ma capire quali sono i nuovi requisiti di gestione. Noi ne abbiamo 15 più un bivacco. Posso dire che avere i rifugi è un onore ma anche un onere e, se si vuole avere l’onore, bisogna anche essere capaci di farlo diventare un fiore all’occhiello e di mantenerlo tale. Nel caso specifico, a Cariboni è stato chiesto di presentare un progetto. Richieste chiare e reiterate che, probabilmente Cariboni ha sottovalutato, come lui stesso ci ha detto mesi dopo. Così, ci siamo attivati per trovare altre soluzioni. Sia chiaro, noi non facciamo gare d’appalto, ma vogliamo progetti di qualità. Di quelli che ci sono stati presentati ce n’era uno che sposava al meglio la nostra filosofia e il nostro indirizzo. A questo punto è evidente che non si è trattato di una presa di posizione contro una singola persona, ma è stata una scelta di campo. Cariboni aveva la possibilità di presentare il suo progetto e ha fatto le sue scelte”.

Massimo Minotti, presidente del Cai Milano

Del tutto in disaccordo Minotti nel accogliere la giustificazione dell’imminente pensionamento di Cariboni. “Non la capisco – sbotta – Un imprenditore, o se non vi piace questo termine usiamone un altro: artigiano? Un promotore di se stesso? Forse meglio? Insomma, un imprenditore non va in pensione, un imprenditore termina la sua attività. E di fatto, un’attività legata ad un contratto di gestione contempla il rischio di impresa. Ci sono gestioni che si chiudono in breve tempo e altre che proseguono. Finora i contratti che abbiamo sottoscritto erano annuali, noi vogliamo arrivare a sottoscrivere contratti a lungo termine per permettere ai gestori di avere una progettualità che è legata alla costruzione di un rapporto con la sezione e alla creazione di una casa che ospita gli escursionisti”.

Poi Minotti spazza via ogni dubbio sull’eventuale assegnazione ad un’unica persona della gestione dei tre rifugi: Brioschi, Rosalba e Porta. “E’ una cosa falsa e tendenziosa. E’ vero che dal 2018 Alex Torricini subentrerà nella gestione del rifugio Rosalba e proseguirà con quella al Brioschi, ma per quanto riguarda il rifugio Porta a fine anno individueremo qualcun altro che presenti, tuttavia, un progetto valido. Nel frattempo cos’è successo, che il gestore (Claudio Trentani, ndr) ha disdetto anticipatamente il contratto. Ci ha informati che non era più in grado di gestirlo e ci ha chiesto un aiuto. Gli siamo venuti incontro ma alla fine ha deciso di mollare. Così, in prossimità della bella stagione, abbiamo dovuto correre ai ripari con l’esigenza di trovare qualcuno che lo gestisse fino alla fine dell’anno in quanto tenerlo chiuso sarebbe stato un danno per la sezione ma anche per il territorio. E a chi abbiamo chiesto? A chi aveva già una squadra pronta, ovvero Torricini, che si era già mosso nel preparare un team da assegnare al rifugio Rosalba a partire dal 2018. Lui non si è tirato indietro e così fino alla fine dell’anno lo abbiamo dato a lui. Pertanto, non abbiamo nessuna intenzione di accentrare la gestione di tre rifugi nelle mani di una sola persona, anche se, personalmente, non vedo nulla di male. Ci sono Cai che hanno dato in gestione una serie di rifugi a un solo gruppo di persone”.

Non è infine mancata una risposta a Confcommercio Lecco: “Sulle prese di posizione dure sono scettico – ha affermato Minotti – Vorrei capire i motivi per cui Confcommercio difende uno dei loro associati rispetto ad altri. Un’associazione di categoria non può, secondo me, prendere le difese di un singolo caso. Vorrei ricordare che i gestori sono i nostri occhi e le nostre braccia soprattutto per una sezione lontana come la nostra. I soci vanno in montagna ma poi ritornano. I rifugi invece sono come presidi e luoghi di ospitalità. Per noi sono la nostra casa e quando ospitiamo le persone vogliamo che le nostre case siano accoglienti, ordinate, perchè sono la nostra immagine. Noi le affidiamo ai gestori e loro devono curarle come se fossero le loro case. Chiaramente non è più possibile pensare oggi all’attività del rifugista come a quella romantica di una volta. Oggi il gestore lo fa in qualità di imprenditore. E’ una figura professionale che deve saper gestire il rifugio. Il Cai di Milano, con chi ha questa visione e presenta delle progettualità, è disponibile al 100% e lo sostiene. Inoltre deve adeguarsi al cambiamento degli ospiti, ormai in montagna ci vanno tutti, forse è uno dei pochi posti democratici rimasti sulla faccia della terra, bastano scarpe e fiato e si va. Noi dobbiamo ricevere tutti, non possiamo fare preferenze e dire: vogliamo solo gli escursionisti o gli alpinisti; nei nostri rifugi ci deve essere spazio per tutti. Per fare questo i gestori devono avere, ripeto, delle progettualità ed essere in rete fra di loro”.

Vincenzo Torti, presidente generale Cai

Chiuso il capitolo Rosalba, l’incontro di giovedì si è aperto con le parole del presidente generale del Cai Vincenzo Torti: “I rifugi del Club alpino italiano si devono distinguere dalle altre strutture. In questa ottica tradizione e innovazione non sono termini contrapposti, ma indicano la nostra intenzione di non abbandonare quanto effettuato e tramandato in decenni di storia, ma contemporaneamente di guardare al futuro, tenendo bene presente il concetto di sobrietà”.

Quindi il presidente ha aggiunto: “La grande presenza di oggi conferma come l’idea di promuovere questo convegno da parte della nostra Sezione sia stata vincente, perché ha messo in contatto soggetti protagonisti di dinamiche importantissime per la vita in montagna. Il Cai guarda con favore dunque a nuove progettualità, condivise tra Sezioni proprietarie e gestori, che non hanno l’obiettivo di creare hotel a quattro stelle in alta quota, ma di valorizzare il ruolo dei rifugi come presidio del territorio e come promotori della cultura di montagna”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente del Cai Milano Minotti: “vorrei partire dalla citazione di Gustav Mahler richiamata da Annibale Salsa: la tradizione è salvaguardia del fuoco, non adorazione della cenere. Oggi si è parlato molto di sobrietà, alla quale aggiungerei anche il valore dell’umiltà, la prima cosa che si impara in montagna. Essere umili significa tenere il passo di chi va più lentamente ma anche spingerlo a superare i propri limiti. Il rifugio deve diventare presidio sociale, aperto a tutti, non solo agli alpinisti, ma soprattutto ai giovani che, attraverso la loro frequentazione, possono essere educati al rispetto dell’ambiente. Quella del rifugista non è una semplice professione, deve portare la gente in montagna in maniera consapevole, ha dunque anche una finalità sociale”.

L’importanza della figura del rifugista è stata ribadita dal presidente del Cai Lecco Alberto Pirovano, che ha ricordato come “passano molti più Soci CAI dai rifugi che dalle Sezioni. Per questo il rifugista è il vero ‘front office’ del Cai. Voglio ricordare che le Sezioni proprietarie investono l’intero introito ricavato dalla gestione dei rifugi nel mantenimento degli stessi, supportati dallo specifico fondo del Cai Centrale. La maggior parte adotta dei contratti atipici che sono una risorsa per venire incontro alle esigenze del gestore e della Sezione stessa”.

Il numeroso pubblico presente in sala

 

La Commissione centrale rifugi del Cai, come ricordato in sala dal suo presidente Giacomo Benedetti, è attualmente al lavoro sui temi discussi oggi: “le nostre strutture alpine per innovare possono puntare sull’enogastronomia locale e sull’organizzazione di laboratori rivolti ai più giovani. Ben vengano anche gli eventi, nei quali però deve essere attentamente dosato l’elemento mondanità, a favore di quello culturale ed educativo”.

Prima del dibattito finale sono intervenuti Carlo Lucioni (Past past president della Sezione di Milano e, nell’ultimo triennio, della Commissione rifugi CAI Lombardia), Danilo Alluvisetti (gestore del rifugio Sassi Castelli), e Alessandro Meinardi (direttore del Parco Nazionale dello Stelvio-Lombardia).

L’incontro si è concluso con la premiazione dei tre rifugi del CAI Milano V Alpini, Brioschi e Elisabetta, che nel 2016 hanno vinto il concorso indetto da Meridiani Montagne e patrocinato dal CAI “Il rifugio del cuore”.