«Dalle consulenze di parte viene confermato che il mio assistito ha sparato dopo aver ricevuto, a sua volta, un colpo». Lo ha affermato Marcello Perillo, avvocato difensore di Mauro Rota, il cacciatore di Erve che la mattina del 20 settembre 2009 uccise con due colpi di fucile (uno al cuore e l’altro al braccio) Luigi Mazzoleni, 50enne lecchese del rione di Maggianico.
La tragedia si era consumata nei boschi di Neguccio, la località sopra Lecco, durante il primo weekend di caccia in provincia. Nella mattinata di ieri l’avvocato Perillo ha consegnato al Gup del tribunale di Lecco Massimo Mercaldo, l’esito delle perizie di Claudia Castiglioni, medico legale, e dell’ingegner Massimo Mosca. «Le consulenze legittimano in parte il racconto reso dallo stesso Rota – ha spiegato ancora il legale.
Da parte nostra ci siamo soffermati su alcuni punti che vanno a rinforzare la nostra linea difensiva, che è quella della legittima difesa». Secondo le ricostruzioni dei fatti, i consulenti di parte avrebbero confermato che il primo a sparare quella tragica mattina fu la vittima. «Come disse Rota, Mazzoleni gli sparò tra i piedi alle spalle e poi, quando si girò, lo aveva colpito con il calcio del fucile – ha continuato l’avvocato Perillo -. In questo senso, i periti dell’accusa avevano confermato la presenza di un livido sulla fronte».
Dopo aver ricevuto il colpo in testa, l’uccisore sarebbe caduto a terra. «A quel punto Rota preme la sua doppietta, da cui partono due colpi: uno arriva al braccio della vittima e infatti rompe anche il calcio del suo fucile come dicono i rilievi; l’altro arriva al cuore». Ed è quello che uccise all’istante Mazzoleni.
L’udienza preliminare è stata aggiornata al 24 ottobre prossimo. Per quella data è attesa la sentenza definitiva.