LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:
“E’ notizia di pochi giorni il no della proprietà RELCO alla parziale riqualificazione dell’area Leuci, nell’ambito del progetto della “Cittadella della Luce”. Una chiusura giunta per il naufragare della trattativa tra Pisati e gli imprenditori interessati all’area, nonostante gli sforzi del tavolo di lavoro creatosi a sostegno dell’iniziativa fin dagli inizi del 2013.
Per l’ennesima volta assistiamo al tentativo dell’attuale proprietà di negare qualsiasi possibilità di rilancio industriale di quella zona della città, così vitale e centrale. Tutto questo nonostante i rilevanti sforzi dei lavoratori e delle lavoratrici di quell’azienda che, in prima persona e da anni hanno cercato di evitare la chiusura dell’azienda.
La vertenza, che da più sette anni i lavoratori Leuci stanno conducendo, rappresenta un esempio concreto di alternativa alla rassegnazione passiva, alle continue chiusure ed al solo utilizzo degli ammortizzatori sociali, necessari ma non sufficienti contro delocalizzazioni o ristrutturazioni aziendali che spesso hanno come fine il licenziamento del personale. Senza l’orgoglio, l’intelligenza e la tenacia di chi lì ci lavora da anni, la Leuci sarebbe già un casermone vuoto e degradato, un luogo pronto ad accogliere in poco tempo l’ennesima speculazione edilizia. Questi novanta operai hanno dimostrato concretamente che attraverso la lotta e l’orgoglio è possibile rilanciare l’attività produttiva proponendo un disegno di riconversione industriale utile all’intera comunità lecchese e che potrebbe essere preso come riferimento perfino a livello nazionale.
Siamo però di fronte ad un ennesimo “delitto sociale”, commesso da un singolo imprenditore, esempio di una borghesia industriale nazionale incapace o avida che sta utilizzando la crisi economica per ristrutturare le proprie attività aziendali, con lo scopo di mantenere ed aumentare i profitti, a discapito di diritti e salari. Con la passività della Confindustria locale limitatasi a fare da notaio delle decisioni assunte da chi possiede l’area garantendo dunque l’interessi di pochi a spese di quello dell’intero territorio lecchese.
Da parte loro, i militanti ed i dirigenti del Partito della Rifondazione Comunista, con la sua giovanile, non solo esprimono pubblicamente pieno sostegno ai lavoratori della Leuci, ma si schierano attivamente dalla loro parte, per continuare una battaglia giusta, di civiltà e giustizia sociale, che sia in grado di ribadire che il progetto da loro sviluppato non solo ha gambe per sopravvivere, ma deve nascere e vivere in quella fabbrica e su quel terreno.
Per questo, di fronte a tutto ciò, ci appelliamo a tutti quei soggetti sociali e politici che credono ancora che il lavoro rappresenti la priorità all’interno di una società civile e democratica. Occorre intervenire congiuntamente, in modo che possano tornare a contare le ragioni di quelle forze che ritengono sbagliata, economicamente prima ancora che eticamente, l’impostazione secondo la quale il profitto e le ragioni dell’impresa debbano avere la priorità sopra ogni cosa.
Non dobbiamo temere di parlare di modelli organizzativi e di produzione differenti: dai modelli vincenti di autogestione che hanno salvato migliaia di fabbriche argentine dopo il collasso del paese causato dal liberismo, ad interventi di nazionalizzazione ed esproprio nei casi eclatanti come quello della Leuci in cui la proprietà privata non svolge più utilità sociale, come evidenziato dalla nostra Costituzione. Ovviamente, per far questo, c’è ancora tanto da fare, i lavoratori Leuci ce lo insegnano. Hanno ragione loro, occorrerà provare di tutto, tanto hanno fatto, tanto faranno, di certo noi di Rifondazione Comunista saremo sempre al loro fianco!”
Il direttivo del circolo Prc di Lecco
GC Lecco