LECCO – Riceviamo e pubblichiamo:
Il Consiglio comunale di Lecco si appresta da questa sera ad adottare il Piano di governo del territorio a firma dell’amministrazione Brivio. È il momento più importante nella vita cittadina, ed è il momento ideale per verificare il grado di attendibilità delle promesse fatte dall’attuale maggioranza nella campagna elettorale del lontano 2010. Campagna nella quale fu sottolineata la profonda diversità di vedute tra uno schieramento -il centrodestra- responsabile del declino e del degrado di una comunità, e un altro -il centrosinistra, o quel che ne è rimasto- desideroso di restituire a tutti quanti una città nuova, giusta, “altra”.
Da oggi -o da quando questo Pgt dovesse essere adottato- quella diversità promessa e assicurata con manifesti, video, volantini e spot, è plasticamente caduta. Non è qualunquismo, purtroppo, è realtà. Le differenze personali ci sono note, per carità. Non è certo in questa opposizione che riponiamo qualche speranza. È alla sostanza politica degli atti, però, il punto al quale facciamo riferimento.
Partiamo dal primo e gigantesco aspetto critico di questo Pgt: i tempi. Appena eletto, il sindaco Virginio Brivio aveva promesso di restituire alla città un’idea e un piano di sviluppo (appunto il Pgt) seguendo un calendario a tappe forzate. La realtà -e cioè la peggior nemica dell’amministrazione Brivio- gli ha dato torto. L’amministrazione comunale ha messo a punto infatti il Piano delle Regole definitivo -architrave del Pgt- soltanto all’inizio del dicembre 2013, quando è stato consegnato dal Dirigente del settore competente (riscontrato dal sindaco il 16 dicembre). Ritardo aggravato dalla mancata pubblicazione sul portale online del Comune della documentazione più aggiornata (Piano delle Regole e Piano dei Servizi). Questo Pgt arriva tardi e arriva pure a pochi. Certamente non ai semplici cittadini, probabilmente meno attraenti della Compagnia delle Opere -individuata tra le “parti sociali ed economiche” a cui chiedere un parere sul Pgt stesso-.
Avevano promesso tempi brevi, dunque, hanno restituito un Pgt incompleto tre anni e mezzo dopo.
Non solo. Avevano promesso un Pgt (e una città) più giusta e solidale, ci si ritrova oggi con un documento che prevede -al massimo- 190 alloggi di edilizia residenziale pubblica. A fronte peraltro dei 490mila metri cubi che la città si appresta ad accogliere, grazie a premi volumetrici dissennati come quelli per incentivare l’efficienza energetica (con più cemento, giustamente).
Avevano promesso una città libera dalla cultura dell’omologazione e del silenzio, com’era la Lecco delle ordinanze leghiste o fasciste. Ci ritroviamo oggi un Piano di governo del territorio che, in via Pergola, prevede (Atu 7) una multisala con supermercato annesso. Un paradosso per chi, all’alba di tre anni fa, tappezzava gli spazi pubblici con manifesti indignati per la chiusura delle piazze o dei cinema. Sul punto ci permettiamo di chiedere a Dinamo culturale, che da anni conduce un prezioso lavoro sulla storia del cinema in collaborazione con il Comune di Lecco, di battere un colpo.
Avevano promesso la città a misura di persona, valorizzando i rioni e i negozi di prossimità. Ci ritroviamo oggi un Piano di governo del territorio che “rilancia” (Atu 15) l’area della Meridiana dando l’ok all’edificazione della quarta -e sciagurata- torre.
Avevano promesso una città aperta, libera dalle auto e dal traffico. Chi si ricorda i manifesti elettorali dell’attuale maggioranza che ritraevano il traffico e la congestione in zona Meridiana? Ci troviamo oggi -al netto del folle assenso alla costruzione della quarta torre del grattacielo che porterà ulteriore congestione e confusione- un Piano di governo del territorio che definisce “strategica” la variante di Vercurago verso Calolziocorte -un’infrastruttura costosa e dannosa per l’ambiente-. C’è di più: oltre alla già dimostrata Caporetto legata al noleggio di biciclette (si vedano i nostri articoli su quileccolibera.net), i fautori della mobilità dolce hanno progettato (Atu 14) un parcheggio di 300 auto nel cuore della città, all’ex Serpentino, sotto la Basilica San Nicolò. Per carità, che fosse un progetto caro alla corrente ciellina della destra locale non era un segreto, ma che a metterla in pratica sia un’amministrazione comunale sorta su quelle macerie, beh, è francamente sconfortante. Come si potrà incentivare la dinamica dell’interscambio mezzo privato-mezzo pubblico se contemporaneamente si costruisce un maxi parcheggio centrale? E ancora. Il (giustamente) criticato Piano regolatore generale del 2000, tra i suoi molti difetti, aveva un punto straordinariamente attuale, di forza, che andava semplicemente mutuato: la metropolitana leggera. Un progetto coraggioso quanto potenzialmente determinante per il futuro di una città che vuol dismettere i panni del centro industriale (sbagliando) a favore di turismo e innovazione. Se la seconda è generica, la prima opzione è pericolosa. Il turismo, negli ultimi anni, ha infatti fatto rima con infrastrutture inutili, progetti faraonici fortunatamente accantonati (porto alle Caviate), banalizzazione di tradizioni preziose (le farse manzoniane). Della metropolitana leggera, ovviamente, il nuovo Pgt non tratta mai.
Maggior interesse lo stimola il porto, o i porti. Nonostante cocenti delusioni, i fan degli ormeggi sono tornati all’arrembaggio. Dalle cronache locali infatti si viene a sapere che è il sindaco in persona a firmare due emendamenti per inserire il (o i) progetto del porto nel Pgt. Ci chiediamo il perché. Esiste una domanda vera, certificata, attendibile, in tale direzione? È il turismo a motore che suscita attrazione? Pesa di più un porto da 100 posti barca o una pressione concreta su Trenord e la Regione affinché Lecco non si addormenti alle 22.43, orario dell’ultimo treno verso Milano, che vorremmo scimmiottare con Expo.
Potremmo andare avanti ancora. Dal centro congressi al posto della Icam al centro benessere in zona Caviate. Preferiamo fermarci. Il tempo è poco e il materiale a disposizione confuso, a volte disordinato, zeppo di espressioni vuote che rendono il Pgt -in alcuni passaggi- una proroga più che una visione del futuro.
Ci limitiamo a qualche domanda conclusiva, che ci auguriamo possa essere raccolta dal dibattito in consiglio. Un consiglio comunale che non ha però meno responsabilità della giunta e del sindaco. Se si dovesse individuare una parola comune al comportamento di chi in questi anni -da una parte o dall’altra- ha gestito la città, questa sarebbe appunto “fallimento”. Il disegno fallito della città è certificato. A voler imitare a tutti i costi l’originale, si finisce -tristemente- per esserne una copia sbiadita. E il documento che meglio rappresenta la parabola stanca della maggioranza consiliare è questo ritardatario, deficitario, familiare, Piano di governo del territorio.
Chi ha fatto le richieste che stanno alla base del Piano di governo del territorio?
Perché -ad oggi- né il Piano delle regole né il Piano dei servizi risultano pubblicati sul sito del Comune di Lecco?
Perché gli oltre 4.600 nuovi abitanti previsti dal Pgt (e tutti noi) non possono conoscere il numero degli alloggi sfitti e invenduti presenti a Lecco?
In base a quali previsioni si ritiene di poter raccogliere 50 milioni di euro di oneri di urbanizzazione in una fase di (fortunata) frenata del mercato immobiliare? La sostenibilità economica del Pgt è reale?
Perché, dopo pubblicità e filastrocche sul BluBike, non è stato ancora redatto un serio Piano urbano della mobilità?
È ora di cambiare, davvero.
Qui Lecco Libera