LECCO – “Mi preme sottolineare e ringraziare il mio personale oltre che per le energie spese nei tradizionali compiti d’ istituto, per un aspetto operativo relativo ad alcuni nostri impegni piu’ recenti. Mi riferisco all’accoglienza, al trasporto, all’identificazione e al trattamento dei profughi, che come e’ ben noto hanno subito un incremento sempre piu’ esponenziale negli ultimi mesi”.
E’ il questore di Lecco, Alberto Francini, a rimarcare la difficile situazione vissuta dagli agenti della Polizia di Stato a fronte dell’emergenza profughi, che ha riversato anche nel lecchese una parte dei migranti in fuga dai loro Paesi giunti dal Mediterraneo sulle coste italiane. Francini è intervenuto durante le celebrazioni del patrono della Polizia, San Michele Arcangelo, che si sono tenute lunedì mattina nella chiesa di Santa Marta di Lecco.

“Non compete certamente a me dire se questo fenomeno dalle proporzioni bibliche abbia messo o mettera’ sempre piu’ a dura prova l’efficacia delle scelte politiche e la tenuta delle nostre istituzioni – ha proseguito il questore – di sicuro posso dire che l’ organizzazione della Questura ne viene considerevolmente coinvolta sia in termini di aumento del carico burocratico, sia in termini di complicazioni dovute all’ adozione di un minimo di precauzioni profilattiche e soluzioni logistiche”.
Così, come sottolineato da Francini, è diventato piu’ impegnativo continuare a mantenere sufficienti risorse sui restanti versanti dell’ ordine pubblico e della sicurezza, che vengono compensati da una maggiore disponibilità di Carabinieri, Guardia di Finanza e Forestale. Solo qualche giorno fa erano stati i sindacati di Polizia a chiedere maggiori sicurezze dal punto di vista sanitario per gli agenti coinvolti nel servizio di accoglienza.
“Il tutto viene aggravato da una congiuntura sfavorevole che ci vede molto piu’ impegnati, ma con meno risorse di varia natura, non ultime quelle economiche – prosegue il questore – Tuttavia, gli uomini e le donne della Polizia di Stato quotidianamente contattano questa fascia derelitta dell’umanita’, questi ultimi del mondo, questi esseri umani che non di rado avevano prima delle guerre da cui scappano un’ estrazione sociale, culturale e anche economica elevata e che ora sono ridotti allo stato di barboni a causa della parte maligna del genere umano”.
“Le donne e gli uomini della Polizia di Stato accolgono e trattano questi profughi non solo grazie al loro altissimo senso dello Stato, non solo per il senso del dovere che li obbliga a svolgere il loro servizio in ogni emergenza – ha sottolineato Francini rivolgendosi a monsignor Rolla che ha celebrato la messa insieme al cappellano della Polizia, don Andrea Lottiero – tendono la mano a queste persone, spesso sporche e maleodoranti, come se lo facessero a un loro familiare, seguendo in questo modo l’insegnamento del vangelo che ci dice dove vedi un povero, dove vedi un malato, dove vedi una persona all’ ultimo stadio della condizione umana, vedi il Cristo sofferente sulla croce”.




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