LECCO – “Questa settimana noi ragazzi di seconda del Liceo scientifico ci siamo recati in visita a Hay Dun, la Casa Armena di Milano, in occasione della Giornata della memoria. Rispetto alla Shoah il genocidio armeno è sottovalutato, principalmente per ragioni politiche. Ed è proprio per questo che, su proposta del nostro insegnante di Lettere, abbiamo deciso di approfondire l’argomento”.
Inizia così il resoconto di una giornata che rimarrà impressa a lungo negli occhi, nel cuore e nei sentimenti degli studenti del Collegio Volta di Lecco, che nel capoluogo lombardo – oltre ad avere conosciuto la presidentessa di Casa Armena, Marina Mavian, che ha raccontato loro la storia avventurosa e quasi incredibile della sua famiglia, miracolosamente scampata ai massacri – hanno anche incontrato il professor Aldo Ferrari, armenista dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, esperto di Russia e Caucaso e ricercatore presso l’Istituto di politica internazionale.
Degli armeni si parla poco, compreso sui libri di scuola, e di loro si sa qualcosa soltanto del genocidio, mentre pressoché nulla si conosce della loro storia millenaria. Così il docente ha ritenuto opportuno colmare questa lacuna, offrendo ai ragazzi una panoramica sulla storia armena dall’antichità fino all’inizio del ‘900 e ricordando come l’Armenia storica fosse un grande territorio che si estendeva su zone ora appartenenti alla Turchia, alla regione del Caucaso e, in parte, all’Iran.
Ferrari ha altresì evidenziato alcune questioni legate alla Chiesa armena, appartenente alle Chiese orientali che non hanno accettato il Concilio di Calcedonia del 451, per poi affrontare il capitolo dei rapporti tra Cristianesimo e Islam, cruciale dal punto di vista storico e particolarmente attuale.
“Quando si parla di Islam – ha detto tra l’altro – vi sono due estremi, entrambi da evitare: una visione “nera”, che dipinge l’Islam come violento, aggressivo e arretrato, e una visione “rosa” secondo cui l’Islam è tollerante, aperto e colto. Cosa può dire uno storico? Di certo l’Islam prevede che le religioni monoteistiche abbiano diritto all’esistenza: aspetto molto importante, soprattutto se pensiamo che spesso, nella storia, i cristiani non si sono dimostrati altrettanto tolleranti”.
“Il professor Ferrari – osservano gli studenti lecchesi reduci dall’incontro di Milano – ha poi amaramente constatato che, come la storia insegna, alla discriminazione ci si abitua, ma non ci si può abituare all’insicurezza quotidiana. E’ proprio questo fattore, ossia la totale mancanza di sicurezza, ad avere spinto molti armeni a emigrare, intorno all’XI secolo, sia in Oriente sia in Europa. E come gli ebrei sono stati per secoli oggetto di invidie, maldicenze e astio sfociati in qualcosa di tremendo, in un male assoluto”.
I primi gravi episodi ai danni degli armeni avvennero nel biennio 1894-1896. Sono i cosiddetti massacri Hamidiani, dal nome del sultano Abdul Hamid II, che causarono 200.000 morti. Questi massacri, per quanto terribili, non possono essere chiamati genocidio in assenza del decisivo elemento della pianificazione.
Il genocidio avvenne invece nel 1915. “I Giovani turchi al potere dal 1908 – osservano gli studenti del “Volta” – avevano notato che Francia e Germania erano Paesi forti e abitati da popolazioni etnicamente omogenee, mentre l’impero era un vero e proprio mosaico di popoli. La loro idea era omogeneizzare lo Stato, un progetto politico inevitabilmente criminale. E l’occasione fu offerta loro dallo scoppio della prima guerra mondiale”.
A Costantinopoli vivevano 200mila armeni, ma fu uccisa soltanto l’élite. La ragione era che lì si trovavano tutte le ambasciate straniere, per cui non si poteva fare uno sterminio eccessivo. Per primi furono eliminati gli uomini adulti arruolati, fucilati o fatti morire di fatica. Donne, vecchi e bambini furono invece deportati, destinazione il deserto siriano. Un’intera popolazione fu spazzata via. Gli armeni della regione che dagli stessi turchi era chiamata Ermenistan sono stati totalmente cancellati e oggi gli armeni in Turchia sono 40.000, tutti a Istanbul. Nella vecchia Armenia non ce n’è neppure uno.
“Ci è stato spiegato – concludono gli studenti lecchesi – che il genocidio fu criminale, feroce, spietato ma razionale a differenza della Shoah, che ha avuto elementi di follia tipicamente nazisti. Al termine della splendida lezione siamo tornati alle nostre case con una domanda: cosa spinge l’uomo a commettere azioni così atroci e “disumane”? Noi possiamo soltanto continuare a studiare il passato, a ricordarlo e a lavorare quotidianamente per costruire un mondo migliore, in cui a tutti sia riconosciuta la piena dignità di esseri umani”.