LECCO – Si attendeva a giorni la sentenza del TAR del Lazio che avrebbe potuto sbloccare il cantiere, invece è arrivato l’arresto dell’imprenditore a capo del consorzio che avrebbe dovuto realizzare la ciclabile tra Lecco e Abbadia: Pietro Tindaro Mollica, noto imprenditore di origine siciliane, è stato raggiunto da due provvedimenti cautelari emessi dal Tribunale di Roma ed eseguiti martedì dalla Guardia di Finanza.
Le accuse nei suoi confronti sono quelle di bancarotta fraudolenta, estorsione ed intestazione fittizia di beni. I finanzieri hanno sequestrato società per un valore di oltre 108 mln di euro e tra queste il 75% del fondo consortile del Consorzio stabile Aedars di Roma, al quale sono stati affidati i lavori per la ciclopista lecchese.
Il cantiere alla Caviate (per un appalto di circa 8 milioni di euro), dopo diversi stop, si era nuovamente fermato dopo un provvedimento interdittivo a seguito di un’informativa antimafia nei confronti dell’azienda emesso dalla Prefettura di Roma.
L’operazione della Guardia di Finanza, convenzionalmente denominata “Variante inattesa”, dal gergo degli appalti, interviene all’esito di complesse indagini coordinate della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma e svolte dal Nucleo di Polizia Tributaria della Capitale.
Le indagini avrebbero consentito di accertate il reato di bancarotta fraudolenta per “distrazione aggravata”, estorsione ed interposizione fittizia. Fondamentali si sarebbero rivelate le intercettazioni telefoniche, gli accertamenti economico-patrimoniali e finanziari, le acquisizioni documentali presso enti pubblici, l’attività dinamica sul territorio, i sopralluoghi, i pedinamenti e le audizioni delle persone informate sui fatti.
Per gli inquirenti, Mollica da almeno un ventennio operava nel settore degli appalti pubblici acquisendo grosse commesse in particolare grazie al Consorzio Aedars Scarl di cui, per la finanza, era “amministratore di fatto” così come delle società collegate Fracla spa e Operae srl.
Dai riscontri delle forze dell’ordine sarebbe emerso che Mollica, “Conscio dell’impossibilità assoluta di comparire formalmente nelle società per instaurare rapporti negoziali con la Pubblica Amministrazione, a causa dei suoi trascorsi giudiziari – scrivono gli inquirenti in una nota – abbia utilizzato un consorzio e società fittiziamente attribuite ad altri per continuare scientemente ad operare, da svariati anni, nel remunerativo settore degli appalti pubblici”.

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