LECCO – Welfare e lavoro al centro del confronto tra i candidati sindaco di Lecco organizzato da Cgil, Cisl e Uil che mercoledì hanno messo allo stesso tavolo le personalità che si sono proposte a governare la città per i prossimi cinque anni: i due candidati del centro destra Alberto Negrini e l’ex sindaco Lorenzo Bodega, quelli di sinistra e centro sinistra, Alberto Anghileri e l’attuale primo cittadino Virginio Brivio, e l’esponente del Movimento Cinque Stelle, Massimo Riva.
A loro i sindacati hanno presentato il documento contenente le linee guida formulate da Cgil, Cisl e Uil dirette a chi si troverà a governare il capoluogo da giugno: proposte che pongono l’attenzione in particolare sul disagio sociale che la crisi ha creato e sui servizi alla persona che per le organizzazioni sindacali devono essere sempre più gestiti in modo associato con le altre realtà comunali per migliorarne l’offerta e la sostenibilità; c’è la proposta di creazione di un fondo provinciale per assistere le famiglie in difficoltà e di intervenire sul problema degli sfratti.
Cgil, Cisl e Uil propongono di trovare accordi con i supermercati per il reimpiego sociale delle derrate alimentari invendute o in scadenza, interventi sull’edilizia pubblica e scolastica sfruttando anche i bandi europei e regionali, tutelare dai tagli i servizi sociali e una fiscalità progressiva ed equa, con esenzione dall’addizionale Irpef sotto i 15 mila euro; la lotta all’evasione fiscale, il futuro delle aree industriali dismesse, infine il proseguo sulla strada dell’accoglienza a chi viene da fuori, quindi ai migranti che giungono sul territorio.
Ecco le risposte dei candidati sindaci:
BODEGA – “L’esperienza mi ha insegnato che la collaborazione fattiva delle parti sociali è qualcosa di positivo e deve essere ben accetta da parte di un’amministrazione comunale.
Riguardo alla tutela delle attività produttive, il PGT approvato dal Comune dà alcune indicazioni che però si scontrano con le effettive situazioni del territorio, facendo emergere una realtà ‘ingessata’. Per esempio le aziende situate nella Valle del Gerenzone non possono ampliarsi perché devono fare i conti con vincoli demaniali e ambientali, proprio per la presenza del torrente. La nostra proposta è quella, in ogni caso tutelando il patrimonio comune, di derogare a determinati vincoli permettendo ad un’attività di ampliarsi, di creare quindi nuovi posti di lavoro e di non abbandonare la città per trasferirsi altrove.
Su altri ambiti come la questione degli sfratti credo che il Comune possa fare ben poco, si potrebbero aprire dei tavoli di concertazione con i rappresentanti dei proprietari immobiliari e stipulare accordi per affitti calmierati dedicati ai soggetti in difficoltà.
Per aiutare chi è senza lavoro il Comune può utilizzare borse lavoro, assumendo temporaneamente del personale per sei mesi, oppure sfruttare i vaucher per impiegare persone nella manutenzione del verde o in altri servizi.
Riguardo ai servizi sociali il Comune ha già fatto tanto negli anni e l’intenzione è quella di continuare nel solco della tradizione.
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ANGHILERI – Non sono d’accordo con Bodega: il Comune può e deve fare. Appoggio le proposte dei sindacati e molte di queste sono parte del nostro programma. Il recupero del cibo in scadenza nei supermercati è qualcosa che si fa già in altri Comuni lombardi, quindi perché non provarci anche a Lecco.
Dobbiamo pensare che la crisi non è ancora alle spalle e che le fabbriche che hanno chiuso non riapriranno, non torneranno le grosse industrie in città e il Comune deve assumersi un ruolo forte per evitare che Lecco diventi il dormitorio di Milano o di Como. Il capoluogo deve diventare più grande, associandosi nella gestione dei servizi con altri comuni vicini per fornirne di più e meglio.
Le tasse credo siano un’opera di civiltà perché servono a distribuire i servizi a tutta la cittadinanza, ma devono essere proporzionali alla situazione economica dei cittadini. Noi proporremo un’esenzione dall’addizionale Irpef al di sotto dei 20 mila euro di reddito annuo.
Anche le tariffe dei servizi devono essere eque e le società pubbliche non devono fare utili, è il caso di Silea, piuttosto si diminuisca il prezzo del servizio.
Le cooperative sociali non devono essere sfruttare dal Comune per risparmiare sul costo delle prestazioni di questi lavoratori, anzi, si dovrebbe sempre più evitare di decentralizzare l’erogazione dei servizi ad altri soggetti. Bene i vincoli posti dal Comune sulle aree industriali dismesse ma per reimpiegarle bisogna pensare a modelli diversi dall’industria tradizionale, guardando anche a turismo e cultura.
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BRIVIO – In questi anni abbiamo assunto un ruolo di capofila con gli altri Comuni e vogliamo continuare ad ampliare forme di condivisione di servizi.
Gli appalti alle cooperative non vanno in una logica di risparmio ma di rendere coprotagonista un terzo settore, fatto non solo di cooperative ma anche di tante associazioni del territorio.
Sul tema del fisco abbiamo fatto una scelta chiara: tutela delle fasce più deboli e progressività delle imposte, una revisione radicale dell’Irpef che ha protetto il ceto medio e istituito delle tariffe adeguate per i servizi. Abbiamo tutelato le prime case e raggiunto un accordo con le associazioni per attuare canoni calmierati, abbiamo tutelato il comodato d’uso gratuito.
I bandi possono essere un’opportunità per reperire risorse da investire sulla spesa corrente per le politiche sociali mentre su lavoro e casa daremo specifiche deleghe a due assessori. Nel PGT non vengono menzionate solo le attività produttive ma si consente anche l’insediamento di servizi sociali, sanitari e assistenziali. Non dimentichiamoci quanto già fatto per mantenere in città strutture che avrebbe potuto lasciare Lecco, per esempio La Nostra Famiglia.
La vera sfida è quella di trovare risorse autonome da investire su politiche lavoro e casa, riuscendo a liberarne altre per il sociale.
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NEGRINI – La società è sempre più complessa e le domande che ci poniamo oggi sono diverse da quelle che ci si faceva cinque anni fa. Io credo che il Comune possa fare molto per aumentare la coesione sociale e tutelare il patrimonio economico cittadino.
Può attuare interventi attivi, partecipare ai tavoli di confronto e guardare alle proposte che giungono dal sistema territorio. L’obiettivo non dovrebbe essere quello di occuparci delle fasce deboli ma far sì che non esistano fasce deboli, purtroppo qualcosa di impossibile.
Sono opportune le proposte avanzate nel documento dei sindacati ma il periodo che viviamo crea delle difficoltà nel realizzarle.
Le difficoltà che caratterizzano questa fase economica possono però essere sfruttate, le debolezze delle imprese rendono più facile il dialogo e queste ultime possono essere utilizzate a beneficio della società. Ma il Comune deve intervenire sulle autorizzazioni perché esiste un grosso problema legato alla burocrazia e un eccesso di proibizionismo che non sono utili alla ripresa economica in città.
Sì alla lotta all’evasione fiscale, che crea disparità tra chi evade e gli onesti.
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RIVA – Crediamo che il reddito di cittadinanza sia uno strumento importante per aiutare quanti si trovano in difficoltà economica. Come si declina tutto questo a livello comunale? I sindacati lo hanno chiamato fondo provinciale, noi lo chiamiamo fondo di solidarietà comunale e dovrà essere alimentato dai Comuni.
Riguardo ai negozi e alle aree sfitte, pensiamo che il Comune possa attivarsi con una politica di incentivi e disincentivi, ovvero incentivare chi applica canoni calmierati e penalizzare chi invece, piuttosto che abbassare l’affitto, preferisce lasciare sfitti i locali.
Sulla questione dei bandi europei e regionali il Comune in passato ha perso alcune importanti occasioni perché non aveva pronti progetti per potervi accedere. La ricerca di fondi comunitari può essere utile sia in ambito sociale che di edilizia scolastica, dove la sfiorata tragedia del crollo alla Tommaso Grossi fa pensare che non ci sia stata un’adeguata programmazione degli interventi.
Abbiamo una proposta su trasporti e mobilità che, con l’affidamento diretto a Linee Lecco di tutti i parcheggi pubblici cittadini, garantirebbe di attuare politiche di incentivo all’uso del mezzo pubblico, riuscendo anche ad azzerare il costo del biglietto del pullman per chi si muove in città. La recente pubblicazione del bando di gestione dei parcheggi, però, rischia di pregiudicare questa possibilità.
Le politiche di incentivo possono essere attuate anche verso le start up, esentandole per i primi tre anni se assumono giovani lecchesi, e per creare le condizioni affinché sorgano nuovi negozi di prossimità nei rioni. Quindi no a regolamenti stringenti e più incentivi per riportare l’imprenditoria in città.