RUBRICA – Un saluto a tutti gli appassionati del vino e quello che gli sta attorno, è tempo di vendemmia e, come tutti gli anni, dagli organi d’informazione ci arrivano notizie più o meno attendibili riguardo alla qualità dei vini dell’annata 2015 e, come tutti gli anni, se ne sentono proprio di tutti i colori.
Mi permetto quindi di fare una breve premessa per aiutarvi ad interpretare in modo corretto il “bombardamento mediatico” del periodo di vendemmia che riferendosi ad un territorio vario come quello italiano, che va dalla Val d’Aosta a Pantelleria, andrebbero fatte le giuste considerazioni riferite ad ogni zona.
In generale, il 2015 ha avuto un’estate molto calda, costantemente influenzata dall’anticiclone africano, quindi i problemi che si potrebbero presentare ai vignaioli saranno legati alla precoce maturazione delle uve e, specialmente per quelle bianche, a carenza di acidità o di fragranza per le scarse escursioni termiche notte-giorno, proprio l’esatto contrario dell’anno precedente, fresco e molto piovoso.
Non è quindi certo che il 2015 sia una ottima annata in tutt’Italia, troppe le anomalie del clima, andrà sicuramente verificata zona per zona con particolare attenzione alla successiva capacità dei vini di evolversi e durare nel tempo; per gli enologi sarà in molti casi un’annata impegnativa e di difficile interpretazione, vedremo.
Detto questo, prendo spunto da recenti degustazioni, ma in questa occasione anche dal programma televisivo “I Signori del Vino” trasmesso domenica 30 agosto, per parlarvi di quei vini rossi toscani che hanno fatto tendenza anche da noi per alcuni decenni ma che ora sembrerebbero un tantino superati ed apprezzati quasi esclusivamente all’estero: i “Supertuscans”.
Questi vini nascono perlopiù negli anni ’70 trasferendo in Toscana le tecniche ed i metodi dei grandi vini di Bordeaux e, quindi, del “taglio bordolese”.
In concreto si è andati oltre i tradizionali disciplinari delle DOC e DOCG per ottenere grandi vini rossi molto più adatti al mercato internazionale (non a caso inizialmente erano classificati semplicemente “vino da tavola”) associando al tipico Sangiovese toscano i vari Cabernet, Merlot o Syrah. I’ ”Uvaggio” è stato concepito in modo innovativo per quegl’anni, vendemmiando e vinificando singolarmente le diverse uve nel loro periodo di ottimale maturazione per poi effettuare il “taglio a freddo” dei vini; di seguito l’affinamento per 12/14/18 mesi in barriques o in tonneaux di rovere francese.
Dagli anni 70 ad oggi, quando sono nati i mitici “Solaia” e “Tignanello” di Antinori, e “Sassicaia” (stesso enologo Giacomo Tachis) – “Ghiaie della Furba” di Capezzana “Vigorello” di S.Felice – “Cabreo“ ai tempi di Ruffino – Grattamacco di Meletti Cavallari n’è passato del tempo! Oggi, non solo ogni azienda toscana che si rispetti ha il proprio “Supertuscan”, si sono aggiunte altre numerose realtà produttive, spesso nella zona di Bolgheri e dintorni, che danno prestigio a tutto il movimento del vino, regionale e nazionale: per rendere l’idea posso citare alcune aziende famose come Ornellaia, Tua Rita,Castello del Tericcio, Le Macchiole.
Inoltre, la realizzazione di questi vini con la continua ricerca dell’eleganza e l’equilibrio, ha sicuramente contribuito al generale miglioramento anche di tutta la produzione dei vini toscani della tradizione, per poi arrivare ai grandi “monovitigni” di ultima generazione .
A tal proposito fanno spicco alcune magistrali versioni del Sangiovese come “Fontalloro” di Fèlsina , “le Macchie” di Paolo Caciorgna , “Cepparello” di Isole e Olena o Rosso di Montalcino Poggio di Sotto, oppure diversi Merlot che, senza arrivare al costosissimo “Masseto” di Ornellaia (oltre 350 euro), si distinguono per potenza ed eleganza.
E sì… la vera nota dolente dei “Supertuscans” è il prezzo, diciamo che sotto i trenta euro si trova poco o niente, e spesso sono vini decisamente sopravvalutati, quindi il mio consiglio e quello di andare alla ricerca di ottimi prodotti che reggano il confronto con quelli più blasonati senza costare degli spropositi. Gli ultimi tre assaggi convincenti di “Supertucans” sotto i 30 euro sono stati il Bolgheri Sup. di Donna Olimpia, “Il Mandrone di Lohsa” di Poliziano e il “Casalferro” di Ricasoli.
Per ciò che concerne gli abbinamenti mi sembra fin troppo banale, visto la ricchezza e l’assortimento dei prodotti della Toscana, limitarmi agli abbinamenti di territorio o alla classica “fiorentina” quindi, vista la stagione dei funghi , mi son goduto il sopracitato Bolgheri Superiore con ossobuchi di vitello e porcini trifolati a go-go: spettacolo!
Assaggiare per credere!
Roberto Beccaria
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