Emozioni forti alla serata dedicata al “Butch”, scalatore dei sogni

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LECCO – Tanta, tantissima, gente, così tanta che il Teatro della Società di Lecco non ha saputo contenere tutti. La serata del resto era una di quelle speciali, anzi, uniche come Marco “Butch” Anghileri alla quale è stata dedicata, in occasione della presentazione del libro a lui dedicato: “La scala dei sogni” di Giorgio Spreafico edito da Teka Edizioni. Più di 450 pagine dove, come recita il sottotitolo,  “Le montagne, le idee e le due vite di Marco Anghileri” – quella di alpinista e quella di uomo – si fondono, si uniscono in quello che è stato “L’ultimo romantico della Grigna”.

 

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Sul palco, l’autore del libro, il giornalista Giorgio Spreafico, accompagnato da un quartetto musicale e Gigi Maniglia con il compito di ridare voce al “Butch”. Davanti al pubblico strabordante del Teatro Sociale, un telo bianco, una sorta di finestra sul passato di Marco, dove fotografie e video clip dello stesso “Butch”, hanno accompagnato la narrazione. E poi il video messaggio di Alessandro Gogna (assente giustificato), l’intervento del sindaco di Lecco, Virginio Brivio, quello dell’amico di arrampicate Andrea Mariani, del presidente dei Gamma Giovanni Spada e della guida alpina valdostana Arnaud Clavel che lo ha accompagnato all’inizio di quella che è stata la sua ultima grande impresa, la solitaria in invernale sul Pilone Centrale del Monte Bianco lungo la via Jori Bardill, dalla quale Marco non è più tornato.

 

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Andrea Mariani e il presidente dei Gamma Giovanni Spada

 

Una serata emozionante, che ha portato ogni spettatore a ricordare a suo modo il “Butch” perché, come ha sottolineato Spreafico: “Nessuno se n’è andato del tutto finché ci sono ricordi. E questo capita tutti i giorni con Marco e per Marco, protagonista di una storia ordinaria prima ancora di diventare straordinaria”.

Dal “ritratto sbozzato di Marco Anghileri” che ne è stato dato ieri sera con “pennellate” della sua vita come ha spiegato Spreafico che ha prontamente aggiunto: “dire tutto di lui stasera sarebbe impossibile” (lo ha fatto splendidamente nel libro “La scala dei sogni”), ne è emerso un dipinto dai colori sgargianti, come il suo sorriso.

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Giorgio Spreafico

Un dipinto di un uomo e di una vita vissuta, dove passioni ed emozioni sono state il motore, dove vi è stata la continua ricerca della felicità a cui il Butch anelava quotidianamente, durante la più difficile delle arrampicate fino ai gesti più semplici della vita di tutti i giorni. Dirà proprio il Butch durante l’esperienza al K2: “Mi accorgo che manca qualcosa… mi fermo chiudo gli occhi per un attimo, ed ecco! Ecco la risposta. Ecco cosa non c’è. Mi manca la vita, la nostra vita. Quello che a casa ci circonda tra una cima e l’altra e che fa parte di noi. La vita quotidiana, fatta di tutto un po’. Di grandi e piccoli aspetti: l’amore, gli affetti, il lavoro, la abitudini, gli impegni, semplici e brevi momenti: un caffè con la persona amata, un giretto col figlio, la telefonata all’amico, la spesa al supermercato, la corsa su un sentiero. Cose belle che nella loro naturalezza ti fanno sentire vivo e completano l’uomo, l’alpinista che c’è in te. Ti fanno stare bene. Ti fanno sognare la montagna e ti fanno godere quando sei in montagna e proprio qui, forse, nel posto più desiderato poi non ce ne sarebbe più bisogno, mi accorgo che a molti di noi manca tutto questo, ciò che in realtà si rivela la parte migliore. La fonte principale di energia e di entusiasmo. Ripenso agli ultimi giorni trascorsi sul K2  e avverto un lampante paradosso: capisco che proprio quello che qui non c’è materialmente, quello che ci manca della nostra vita è stata la spinta principale per superare ogni difficoltà e credo che sarà così per tutto il resto della salita. Potrei dire che sarà il nostro doping. Qualsiasi altra cosa non ci darebbe la stessa forza. Mi sento anche un  po’ stupido a non averlo compreso subito. Ora però vedo più chiaro. E’ la nostra vita la vera cima che stiamo salendo: sta sopra ogni altra, è tutto, anche qui”.

 

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Arnaud Clavel

 

La serata è cominciata sulle note di “Whis you were here” (vorrei che tu fossi qui) dei Pink Floyd quindi l’excursus lungo la vita del “Butch”. Dall’inizio, quando la montagna gli faceva paura e su quella parete con papà Aldino e il fratello Giorgio (scomparso nel 1997, all’età di 27 anni in un incidente stradale mentre era in bicicletta) diceva: “…sono semplicemente terrorizzato. Me ne sto lì, contro la roccia appiattito con le mani strette alle corde e  mi ripeto: ma perchè devo essere qua?”. Fu così che dalla montagna prese le distanze, per dedicarsi al calcio, in qualità di portiere, anche bravo.

Intanto il fratello Giorgio prosegue ad arrampicare, ha stoffa, è uno di quelli forti e quando rientra dalla montagna è l’immagine stessa della felicità. E allora Marco è preso da un dubbio: “Pensavo, se su Giorgio la montagna ha questo effetto meraviglioso, perchè non potrebbe averlo anche su di me?… E’ stato così che ho deciso di rimettermi a scalare…”, fino al battesimo da capocordata al sasso di Introbio, sulla via centrale.

 

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Marco inanella una lunghissima serie di ripetizioni lungo le vie classiche e fa delle Grigne la sua casa. Prerogativa di  “Butch” è quella di organizzare in modo meticoloso le scalate: le programmava, le aspettava e le gustava fino all’ultimo appiglio.

“Impossibile elencarle tutte”, ha ricordato Spreafico e allora “la parte per il tutto, e che parte”, sulla Civetta in Dolomiti. Qui, Marco a 19 anni debutta in un’invernale alla Su Alto, 5 giorni in parete. Due anni dopo torna in Civetta sulla via Aste per la sua prima solitaria sempre in inverno. Nel gennaio del 2000 il capolavoro di quella stagione: la prima solitaria in invernale lungo la via Solleder, 5 giorni di battaglia verticale. Papà Aldino e alcuni amici gli vanno incontro sulla via di discesa, con questa exploit Marco acquista la notorietà internazionale e che lo precederà ovunque come una medaglia la valore alpinistico. In quell’anno riceverà anche la civica benemerenza dalla sua città: Lecco.

 

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Marco Anghileri con l’allora sindaco Lorenzo Bodega durante la consegna della benemerenza

 

L’anno seguente compie un concatenamento incredibile in sole 14 ore: Vinatzer/Messner (6+/A2 – disl. 800m) alla Sud della Marmolada, Solleder (6- disl. 1000m) alla Nord Ovest Civetta, Spigolo Gilberti (5+ – disl. 1600m) alla parete Nord dell’Agner, per un totale di oltre 3000m di arrampicata e più di 4000m di dislivello avvicinamenti inclusi.

“Butch” prosegue la sua attività compiendo grandissime imprese fino a quando a 29 anni, il 28 agosto del 2001, è vittima di un incidente in moto, a Ballabio, nel quale si fa male ad un braccio e che sembra far calare il sipario sulla sua carriera alpinistica.
“Ma lui non si arrende – ricorda Spreafico – ricomincia da zero, lotta per ciò che ama ed è testimonianza per tutti coloro che in ogni situazione della vita temono di non poter risalire dai crepacci dai quali sono precipitati”.
Dopo 3 anni, nonostante non potrà più essere quello di una volta, torna in parete in quella che sarà una sorta di seconda vita e lo fa partecipando ad una spedizione con gli Scoiattoli di Cortinasul K2, la seconda montagna più alta al mondo con i suoi 8.609 metri. Ma in quell’occasione non è fortunato e un malore a oltre quota 7mila lo costringe a tornare.

Butch prosegue la sua attività, torna nella valle di San Lucano, altro posto del quale si innamora e qui tra le tante ascese, compie la prima solitaria lungo la via Dei Bellunesi alla fine dell’inverno del 2012.

 

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Marco in uno dei suoi ultimi selfie nella tendina lungo la via Jori Bardill

 

Si arriva così al 2014 quando Marco Anghileri decide di realizzare il suo ennesimo sogno: la prima solitaria in invernale sul Pilone Centrale del Monte Bianco lungo la via Jori Bardill.

Parte da Lecco l’11 marzo. In Valle d’Aosta si trova con l’amico Clavel che lo accompagna fino all’attacco della ferrata che sale al Rifugio Monzino. Marco, con il suo zaino da 32 chiliraggiunge il rifugio a quota 2561 m e bivacca. L’indomani, affronta la lunga salita al colle Eccles e qui trascorre la seconda notte nell’omonimo bivacco (3850 m).
Giovedì 13, Marco lascia alle sue spalle il Colle Eccles, procede con un lungo traverso sul ghiacciaio del Freney arrivando sotto l’imponente Pilone Centrale. Attacca gli 800 metri circa della Jori Bardill e raggiunge la base della Chendelle, la cuspide sommitale del Pilone, dove si trova il tratto più difficile non solo per la difficoltà tecnica della complessa scalata. Qui predispone il suo ultimo bivacco, sopra quota 4mila metri.
E’ venerdì 14, Marco ha davanti a sé gli ultimi 4 tiri (120 metri), quelli della Chandelle. I primi due sono quelli più impegnativi con passaggi di difficoltà 6c e dove Butch saluta lo spit più alto d’Europa. L’amico Clavel che lo segue con un potente binocolo dalla valle lo vede sbucare dai tetti del secondo tiro sulla Chandelle. Butch ha superato la parte più difficile e adesso può procedere verso la cengia Bonington dove c’è la terza sosta e davanti l’ultimo tiro di 30 metri. Sembra ormai cosa fatta. Sul telefono di papà Aldino arriva un sms: “Sono nel posto più bello del mondo”.
Da quel momento nessuno più avrà contatti con lui.
Il venerdì trascorre silenzioso. Si pensa ad un problema telefonico… la quota, la batteria scarica del cellulare.
Sabato 15, papà Aldino con gli amici Natale e Danilo intanto vanno in Francia, versante dal quale Butch sarebbe dovuto rientrare. Ma anche sabato di Butch nessun segnale. Si sospetta il peggio e purtroppo, domenica 16, quello che era un sospetto diventa una dolorosa, tragica conferma: l’elisoccorso alzatosi in volo grazie ad una finestra di bel tempo, individua il corpo di “Butch” alla base del Pilone Centrale.

Nessuno sa cosa sia esattamente successo. L’attrezzatura che “Butch” aveva con sé è stata frantumata e dalla parete sono stati portati vie ben cinque friend. Addosso aveva ancora le scarpe d’arrampicata…

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LE PRINCIPALI SALITE DI MARCO BUTCH ANGHILERI (16/09/1972 – 14/03/2014)

– 1° ripetizione e invernale della “Stenico” alla Cima Su Alto (VI+ A4) in 5 giorni.
– 1° ripetizione e invernale della “Via degli Amici” al Sasso Cavallo (VI+ A3) in 2 giorni e ripetizione solitaria della “Via Oppio” al Sasso Cavallo (VI A2) in 2 ore nel 1992.
– ripetizione in solitaria dello “Spigolo Nord” dell’Agner in 3 ore e trenta nel 1993.
– 1° ripetizione invernale solitaria della “Aste” in Civetta (VI A1) in 4 giorni.
– solitaria integrale della “Via dell’Anniversario” in Medale (VII) in 1 ora (probabile 1° free-solo della via).
– 1° ripetizione solitaria della “Via Rebus” in Medale (6C A3) in 2 ore e trenta nel 1994.
– ripetizione solitaria di “Don Chisciotte” (VI) in Marmolada in 2 ore nel 1995.
– nel ’95-’96 5 invernali:
1° ripetizione e invernale della “Via Sonia” alle Pale di San Lucano (VII A2) in 4 giorni;
1° ripetizione e invernale della “Via dei Finanzieri” alle Pale di San Lucano (VI+ A2) in 2 giorni;
1° ripetizione e solitaria invernale della “Via Olimpo” in Marmolada (VII+) in 3 giorni;
1° ripetizione solitaria e invernale della “Via Casarotto” alla Cima della Busazza in Civetta (VII) in 3 giorni;
1° ripetizione solitaria e invernale della “Via Casarotto” alla Quarta Pala di San Lucano (VI+) in 2 giorni.
– nel 2000 compie la 1° solitaria invernale della “Via Solleder” in Civetta (VI) in 5 giorni e concatena la ”Vinatzer/Messner” in Marmolada, la “Solleder” in Civetta e lo “Spigolo Nord” dell’Agner in sole 14 ore.
– nel 2009 concatena in una sola giornata le vie “Taveggia”, “Eternium”, “Messico e Nuvole”, “Susanna Sotto le Gocce”, “Saronno ‘87″, “Anniversario”, “Cassin” e “Boga” in Medale per un totale di 2000 metri di sviluppo.
– nel 2010 concatena in 24 ore 6 vie del grande Cassin: Medale, Torre Costanza, Torrione Palma, Sasso Carbonari, Sasso Cavallo,Pizzo Eghen con spostamenti a piedi.
– nel 2011 sale in solitaria “L’Ultimo Zar” alle Pale di San Lucano, le “Vie del Det” alla Punta Forcellino, al Torrione Costanza, al Sasso Cavallo e la “Via dei Ragni” al Torrione Cecilia.
– nel 2012 sale in solitaria la “Via dei Bellunesi” allo Spiz di Lagunaz.
– nel 2012 con Fabio Valseschini concatena sui monti lecchesi le 3 vie del Det Alippi in 24 ore (Anghileri e Valseschini concatenate in 24h le 3 vie del Det).
– nel 2013 si beve le 5 vie di Bonatti nel lecchese in un solo giorno (5 vie di Bonatti in un solo giorno, altra “gitarella” per Anghileri)