
LECCO – “Carsana aveva promesso una proroga minima di dieci giorni per presentare il piano concordatario, invece ci risulta che abbia chiesto il massimo e che il tribunale glielo abbia concesso”.
A riferirlo è il segretario degli edili della Cgil, Giuseppe Cantatore, dopo aver avuto notizia dell’accettazione da parte del magistrato della richiesta di 60 giorni di tempo da parte della storica impresa lecchese oggi in crisi e a rischio chiusura.
La rabbia del sindacalista deriva dal fatto che, se l’azienda dovesse utilizzare interamente lasso temporale concesso dal tribunale, i 138 dipendenti rischierebbero di ritrovarsi da subito licenziati, direttamente in disoccupazione senza ulteriori ammortizzatori sociali.

A fine anno, infatti, scade la possibilità di presentare domanda per l’ottenimento della cassa integrazione straordinaria che dal 2016 scomparirà per effetto della riforma del mercato del lavoro varata dal Governo.
“Se l’azienda non presenterà in questi giorni il piano concordatario, e il tribunale non lo elaborerà in tempo, non sarà possibile fare richiesta per l’ammortizzatore sociale e i lavoratori si troveranno in mezzo ad una strada. Stiamo parlando di persone non più giovanissime che faticheranno a ricollocarsi – sottolinea Cantatore- un anno di cassa integrazione avrebbe permesso loro di cercare con più tranquillità un nuovo impiego, daremmo loro un paracadute sociale e sarebbe stato utile anche al tribunale per perfezionare il concordato in favore dei creditori”.
Per spiegare le loro ragioni, una trentina lavoratori sono stati ospitati nella serata di mercoledì alla trasmissione di La 7 “La Gabbia” accompagnati dal sindacalista di Fillea Cgil e dai colleghi Ignazio Verduzzo (Filca Csil) e Gianluca Callina (Fenal Uil).
“Nello spazio che ci è stato concesso abbiamo raccontato dell’impresa Pietro Carsana, leader del settore, che fino ad aprile lavorava per cantieri importanti come ad Expo e che a luglio è stata colpita da una crisi che nessuno poteva immaginare – ha spiegato Cantatore – I lavoratori sono appesi ad un filo, da un lato l’azienda che ha promesso di presentare nei tempi il piano concordatario e che, però, ha chiesto una proroga, dall’altro la riforma del Governo che ha cancellato la cassa straordinaria. Viene da chiedersi il senso di questa riforma che, in un contesto di crisi come quello che stiamo vivendo, sull’orlo del precipizio toglie l’unico paracadute che dipendenti come quelli della Carsana potevano avere. Ogni anno si tenta di migliorare la norma fallimentare per limitare gli impatti sui creditori, ma ai lavoratori non ci si pensa?”

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