Nel pomeriggio di giovedì 22 settembre si è svolta la prima seduta della Conferenza di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del nuovo Piano delle Attività Estrattive in provincia di Lecco, presieduta dall’assessore all’Ambiente Carlo Signorelli e condotta dei tecnici incaricati della stesura del piano.
Hanno partecipato 76 rappresentanti di enti locali, associazioni, sindacati, consiglieri provinciali e altri soggetti interessati a vario titolo al problema.
Nel corso della seduta è stato presentato il documento di scoping e sono emerse le prime osservazioni con 11 interventi sui potenziali ambiti estrattivi provinciali e sulla strategia generale del nuovo piano.
L’assessore Signorelli ha spiegato: ”Sono molto soddisfatto della partecipazione e dei contributi postivi emersi durante questa prima riunione. Le problematiche connesse all’attività estrattiva coinvolgono diversi ambiti (ambientali, paesaggistici, lavorativi, industriali) e devono quindi essere tutti tenuti in grande considerazione. Al di là di alcune problematiche di carattere generale, è emersa la necessità di procedere con attente valutazioni in merito alle scelte che riguardano in particolare il Cornizzolo, il Moregallo, la cava Mossini e la cava di Valle Oscura”.
L’iter dei lavori proseguirà con gli approfondimenti dei tecnici incaricati sulla base di quanto è emerso nel corso della riunione per arrivare a una seconda Conferenza VAS programmata per la fine del 2011. L’adozione del piano è prevista nei primi mesi del 2012.
Ma c’è chi, come il professor Rocco Giovine e Paolo Trezzi di Qui Lecco Libera hanno avanzato forti dubbi sulla bontà del nuovo piano cave, evidenziando sette punti critici: “La documentazione preparata e prodotta per l’incontro di giovedì della procedura Vas, assurdamente non dà alcuna notizia, né indicazione delle quantità escavabili ed escavate effettivamente nel decennio precedente, col Piano Cave approvato nel 2001. Manca ogni indicazione delle necessità provinciali future in questo ambito (pietrisco, calce, argilla eccetera), manca, contestualmente qualsiasi previsione di rifornimento e di approvvigionamento relativo per il territorio.
Inoltre, le schede approntate, che abbiamo potuto consultare, danno un netto incremento dell’attività estrattiva e dei siti (ben 9 nuovi nella nostra Provincia già sovrappopolata e da attività produttive) del tutto nuovi rispetto al decennio passato. Contemplando la riattivazione perfino della Cava Mossini lì all’ombra del Monte Barro e del Parco regionale connesso di cui è parte. Le stesse schede – proseguono Giovine e Trezzi – non tengono affatto conto, arrogantemente, dei limiti, dei vincoli e delle volontà dei Comuni, già espresse e con evidenza prossime a concretizzarsi anche in Atti amministrativi. Vengono delimitati ambiti spropositati di escavazione rispetto alle ragionevoli necessità provinciali attuali e future e infine le schede, ancora, irragionevolmente e pericolosamente, non tengono affatto conto di altri elementi altrettanto importanti, come ad esempio l’acqua (sorgenti, fonti, ruscelli, torrenti, depositi naturali ect.), i boschi, la natura”. A fronte di questa analisi il professor Giovine e Trezzi concludono aspramente: “Con tutti i risvolti connessi questo nuovo Piano Cave Provinciale sta prendendo corpo con la decisa impronta antiecologica di una facilitazione sfacciata all’aggressione del territorio e la sopraffazione sugli enti inferiori, comunità, comuni, interessi diffusi. Che si può racchiudere in due parole: cittadini e ambiente”.