MANDELLO – Dapprima per lunghi anni insegnante stimata e benvoluta alle scuole elementari di Molina, fu in seguito missionaria laica in Brasile. Partì per il Sudamerica a 65 anni, una volta raggiunta l’età della pensione, e vi restò per vent’anni. Per ragioni di salute all’età di 85 anni rientrò in Italia e si stabilì in famiglia, accanto a sua sorella Piera.
Dal giorno della morte di Maria Stucchi – era il 30 aprile 1994 – sono passati 22 anni, ma nessuno ha dimenticato i suoi insegnamenti, il suo saper vivere onestamente e lealmente e la sua grande fede.
Era nata in una famiglia modesta (sua madre era casellante in via Risorgimento a Mandello) ed era la maggiore di sei fratelli: Maria, Piera, Edmondo, Luigi, Adele e Peppino.
Dotata di una spiccata intelligenza, aveva una grande passione per lo studio, non comune a quei tempi. “Riuscì così a diventare insegnante – ricorda sua nipote Irene Gatti – ma più di ogni altra cosa amava il Signore, che lei chiamava “il mio Signore” e che la portava a ripetere spesso “Signore, tu lo sai” e “Viva Cristo Re”. Davanti al tabernacolo andava anche in estasi, sempre per amore del “suo” Gesù”.
Ricorda, l’affezionata nipote, quando decise di partire per il Brasile per dare un aiuto concreto (ma anche morale) ai poveri e ai disperati delle favelas. “In quelle terre, con la sua liquidazione e con l’aiuto di tanti mandellesi e in particolare di suoi ex alunni – dice – costruì un asilo, un laboratorio di cucito e una chiesa intitolata “Opera Cristo Re” e riconosciuta anche dal governo brasiliano”.
“Morì all’età di 94 anni – aggiunge – dopo una breve malattia e oggi noi la pensiamo accanto al “suo” Gesù che ha tanto pregato e amato, dispensando nella sua lunga esistenza amore e carità verso tutti i fratelli. Nella sua semplicità lei ha voluto dirci che tutti possiamo essere missionari, anche senza necessariamente dover raggiungere il Brasile o altre terre lontane perché le necessità sono tante e, specie di questi tempi, anche vicine a noi”.
“Non ci manca nulla – conclude Irene Gatti – ma a venir meno sono i valori autentici della vita, la voglia di sacrificarsi, la lealtà e la rettitudine morale, tutti valori che la nostra cara zia ha vissuto fino in fondo e in modo convinto”.
Tenero quanto intenso e profondo il ricordo di suor Maria Letizia Gatti, a sua volta nipote di Maria Stucchi, che rivolgendosi idealmente alla “carissima zia” scrive: “Già da 22 anni ci hai lasciato in punta di piedi. Io ero accanto a te e con un pianto silenzioso ho chiuso i tuoi occhi. Mi sei sempre presente, ma colgo questa opportunità per raccontare le meraviglie di Dio nella tua vita, di cui il protagonista è sempre stato lo Spirito Santo e lo strumento la parola di Dio di cui ogni giorno ti nutrivi nell’incontro con Gesù nella santa messa”.
“Chi rimane in me porta molto frutto”, dice Gesù. E’ sempre suor Maria Letizia, che nel 2014 ha celebrato i 50 anni di professione religiosa nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice – Salesiane di don Bosco, a ricordarlo e a evidenziare quattro concetti che appartenevano all’indimenticata insegnante mandellese: pace, semplicità, gratuità e preghiera.
Scrive dunque la religiosa da Subiaco, nell’Alta Valle dell’Aniene, dove esercita il suo ministero presso la casa di preghiera e accoglienza dell’Opera di San Biagio: “Pace – Gettare nel Signore preoccupazioni e affanni con la certezza che Egli si prende cura di noi. Il tuo andare veloce e premuroso era il desiderio di condividere, consolare chi stava vivendo una situazione difficile di lavoro, di relazione, di malattia… Semplicità – Vivere una vita sobria, essenziale. Il tuo cuore libero di amare e di donare ti rendeva lieta di compiere tutto con amore. Gratuità – Rendere visibile l’infinita gratuità di Dio con l’amore per l’uomo: i bambini, come insegnante nella scuola elementare, poi come missionaria in Brasile, tra i poveri, donando ciò che possedevi senza calcolo, senza misura e senza tempo. Preghiera – Regalare le prime ore del mattino al Signore per attingere la forza di relazioni di tenerezza e disponibilità. Ricordo l’espressione che spesso respirava il tuo cuore: Mio Signore e mio Dio, mio tutto”.
Poi un ideale quanto intenso saluto: “Grazie, zia Maria, dal cielo aiutami a essere un po’ come te!”.
Nei primi giorni di maggio era ospite presso l’Opera di San Biagio un salesiano, a Subiaco per gli esercizi spirituali. In passato, in più occasioni don Valerio – questo il nome del sacerdote – era giunto a Mandello e in particolare a casa della famiglia di suor Maria Letizia, soprattutto durante il periodo della malattia della madre della religiosa, per celebrare la messa.
In quelle circostanze aveva avuto modo di incontrare e conoscere Maria Stucchi. Questa la sua testimonianza: “Ho incontrato la “zia Maria” poche volte e ho potuto discorrere con lei per poco tempo, sufficiente però a farmi intravedere la sua maniera di vivere (di Dio e con Dio), a farmi capire di quali pensieri nutrisse la sua mente e di quali aspirazioni coltivasse nel cuore: erano manifestamente desideri di bene per tutti”.
“Per questo – aggiunge don Valerio – si complimentava con me, come sacerdote salesiano dedito all’educazione delle giovani. Soprattutto manifestava venerazione verso ogni sacerdote, ministro di Dio. Confesso che mi faceva sentire piccolo piccolo, paragonato a quello che nel pensiero e nelle parole della “zia Maria” avrei dovuto essere. Questi, brevemente, sono i miei ricordi. Penso però che tutti coloro i quali l’hanno incontrata possono avere avuto la mia stessa impressione: ognuno era delicatamente esortato a essere più buono”.