Sei giorni, tre vie, due alpinisti e una leggenda. Teatro della grande impresa il Massiccio del Monte Bianco. Sono questi gli ingredienti dello splendido exploit compiuto dai francesi Christophe Dumarest con Yann Borgnet nell’autunno del 2010, mettendo a segno la trilogia di Bonatti (la leggenda), inanellando: parete nord della Grandes Jorasses, Grand Capucin e Pilier Rouge du Bruillard.
A raccontare la magnifica avventura il 31enne Dumarest, che, giovedì sera, ha chiuso le serate Gamma 2011, incantando il numeroso pubblico che ha potuto assistere alla prima del film prodotto interamente in presa diretta dai due protagonisti. Una sorta di diario audiovisivo attraverso il quale viene racconta l’emozionante sei giorni a “spasso” tra le rocce e i ghiacci del Monte Bianco, divenuto per Dumarest: “il mio parco giochi” come recita il titolo della serata.
Il motivo di questo omaggio al grande Walter Bonatti “scaturisce – ha spiegato Dumarest – da un’ammirazione per il grande alpinista, ma prima ancora dall’ammirazione per l’uomo Bonatti e per il suo modo di vivere la montagna e la vita. Da quando l’ho conosciuto attraverso la lettura dei sui libri, non ho più smesso di sognare. Per me è un simbolo di eccellenza”.
Quindi spazio al filmato che si apre e si chiude con la stessa immagine, Christophe e Yann alle prese con la slacklining tra due pinnacoli in alta montagna alla ricerca dell’equilibrio, un equilibrio che va oltre alla “semplice” capacità di camminare sulla corda, ma che coinvolge il proprio essere e il rapporto della propria essenza con il mondo circostante.
Prima di cominciare la “trilogia Bonattiana”, i due alpinisti francesi per cogliere a pieno il vissuto dell’alpinista Bonatti, decidono di affrontare una scalata utilizzando indumenti e attrezzi di quell’epoca, vivendo sulla propria pelle le difficoltà e gli sforzi immani che dovevano sopportare gli alpinisti degli Anni ’50 e ’60. Saggiate le difficoltà di quel periodo non poi così lontano, Christophe e Yann intraprendono il loro emozionante viaggio alla conquista della Grandes Jorasses, Grand Capucin e Pilier Rouge du Bruillard per chiudere l’avventura con una planata notturna in parapendio dall’Aiguille du Midi fino a Chamonix grazie alla collaborazione di due amici esperti di volo.
Nota a margine non secondaria, la decisione dei due francesi di effettuare l’ultima parte del concatenamento non in quota, ma scendendo a valle e procedere dalla Val Ferret alla Val Veny in bicicletta e questo per evitare una zona costellata da seracchi. “Non volevamo rischiare – ha spiegato Christophe – E’ stata una nostra scelta, altri avrebbero fatto diversamente. Noi abbiamo deciso così. Il nostro andare in montagna non si basa sulla competizione, ma semplicemente sul piacere…”.
Al termine del filmato spazio alle domande e non è mancato chi ha chiesto a Christophe un’opinione sulla tragedia che si è consumata proprio pochi giorni fa a quota 4050 sul suo “parco giochi”.
“Io non ero lì a vedere, quindi non posso sapere cos’è successo. Tra l’altro appena due giorni prima io ero proprio in quella zona e poi ho saputo che in quel punto erano bloccate due persone, una guida alpina con la sua cliente. So che ci sono stati subito due tentativi di salvataggio, uno dal versante italiano e uno da quello francese, ma per colpa del maltempo non sono andati a buon fine. E’ davvero qualcosa di terribile quando si vuole prestare soccorso e per colpa del maltempo si è costretti a rinunciare. Per quanto riguarda la tragedia da qui è difficile dire esattamente cosa sia successo, senza dimenticare che generalmente si guarda alle guide alpine come a personaggi straordinari, quasi invincibili, ma sono anche loro persone, che possono avere momenti di debolezza e non essere al 100%. Altra cosa da dire, è legata al meteo. C’è chi ha fatto notare che le previsioni non erano delle migliori, è anche vero che se tutte le guide dovessero muoversi solamente quando il tempo è splendido, lavorerebbero pochissimi giorni all’anno”.
Poi Christophe ha fatto sapere che sulla vicenda verrà aperta un’inchiesta per capire esattamente quello che è successo, infine ha chiosato: “Questo tragico episodio deve ricordare a tutti che le Alpi restano un terreno di avventura affascinante, bellissimo, unico al mondo, ma che va affrontato con le dovute cautele e le dovute misure in piena sicurezza e sapendo di poter essere in grado di contare su sè stessi”.