LECCO – L’innalzarsi delle temperature, accompagnato dal bel tempo dei giorni scorsi, ha moltiplicato gli avvistamenti di cinghiali nei prati e nei boschi dei rioni alti della città.
La presenza dell’ungulato nel territorio del capoluogo è emersa con forza dalla scorsa estate, quando le tracce del loro passaggio erano ben evidentinelle località di Bonacina, Campo de Boi, diversi erano stati gli avvistamenti anche ai piedi del Magnodeno e solo qualche giorno fa a Falghera e Malavedo (vedi articolo), senza scordarci di altre zone fuori città, in Valvarrone più di altre, dove intere colline erano state ‘arate’ dai cinghiali.
La Provincia in passato è intervenuta con catture selettive attraverso gabbie trappola, dal 2016 la Regione, divenuta titolare della delega alla Caccia e alla Pesca, ha esteso l’attività venatoria anche ai cinghiali e ad agosto si aprirà una nuova la stagione di caccia anche in provincia di Lecco.
Nel frattempo, però, l’attività di contenimento è ferma e attende la burocrazia. “Durante l’inverno gli animali non si spostano verso valle, ora invece, con la maturazione dei frutti, i cinghiali cominciano a muoversi, la gente si accorge della loro presenza, intercettano l’uomo e le sue colture – ci spiega Raffaella Forni, comandante della Polizia Provinciale – attualmente noi possiamo solo monitorare la situazione, fare dei sopralluoghi, per verificare se ci sia veramente una presenza sistematica del cinghiale o se sia stato solo un passaggio occasionale”.
Da quanto si apprende, la Regione ha prorogato il piano scaduto il 31 dicembre del 2017, quello che manca al momento è l’affidamento attraverso gara pubblica del servizio di cattura e smaltimento della carcassa degli animali abbattuti.
“Lo scorso anno, si è scelto un doppio binario per arginare il problema, con appostamenti da parte dai nostri agenti e di volontari autorizzati, e con le catture attraverso le gabbie che si sono rivelati il metodo più efficace – sottolinea il comandante Forni – Questo servizio era stato appaltato ad un azienda agricola della zona, il cui personale si occupava di verificare la cattura dei cinghiali, che non possono essere contenuti a lungo dentro le gabbie, nel rispetto delle condizioni dell’animale. Ora quelle gabbie sono state rimosse o restano non ‘armate’, non essendo presidiate da nessuno”.
Si attende ora di capire come si muoverà la Regione e in che tempi. Contattati telefonicamente, i referenti lecchesi dell’Ufficio Caccia e Pesca hanno fatto sapere di non poter rilasciare dichiarazioni nel merito.