LECCO – “Mentre i sondaggi disegnano scenari sui quali si rischia di non ragionare più in termini reali, ma congelando il futuro, il quadro socio-economico del paese non consegna indici particolarmente incoraggianti.
E la fotografia trova analoga rappresentazione se ci soffermiamo sui nostri territori. In queste settimane le associazioni più salienti delle attività economiche hanno tenuto le loro assemblee annuali entrando con vigore, con coraggio ma anche cariche di dubbi su un terreno che dovrebbe spingere la politica a una concretezza che non si vede. Su tutte la questione delle infrastrutture, indicate come il crocevia per lo sviluppo e al contrario spesso lastricate di pie intenzioni, ben lontane dal taglio del nastro.
E anche da quella essenziale manutenzione che è stata sul palcoscenico come prima attrice dopo il crollo del ponte Morandi e poi è via via finita in seconda linea. Si capisce bene come in questo momento Confindustria, Confcommercio, Confartigianato e ANCE in particolare mostrino una certa insofferenza per la semplice ragione che manca una linea programmatica certa nelle scelte e soprattutto nei tempi che consentano ai loro associati di uscire e di investire senza spade di Damocle sulla testa.
Di sicuro la stagione degli annunci va in direzione contraria alle loro esigenze e di riflesso al contesto sociale che a loro afferisce: si sa ormai che necessariamente per la sua stessa formazione il governo è costretto alla mediazione all’infinito che è l’esatto contrario di chi un tempo assai lontano fondava i suoi “contratti” su una stretta di mano.
Tra l’altro, venendo a noi, le aree di interesse si sono fatte più vaste e sono inevitabili e anche foriere di stimolanti prospettive, le intese che via via si stanno costruendo su scala interprovinciale. Basti per esempio citare le possibilità che nascano territori dell’industria 4.0 con Lecco, Como e Sondrio, realtà che fino a ieri comunicavano solo saltuariamente e magari difendendo gelosamente i propri territori. Lo stesso valga per l’operazione in corso per la Camera di Commercio tra Lecco e Como, che al netto di questioni interne può essere guardata come la sintesi di un processo inevitabile che può davvero garantire crescita e sviluppo locale, in un contesto globale già ampiamente frequentato da un sistema d’imprese all’avanguardia.
Ma perché si chiuda il cerchio diventa necessario che anche le istituzioni si misurino con questo nuovo mondo, non solo attraverso tavoli e confronti pur sempre utili, ma individuando percorsi caratterizzati da impegni concreti e da obiettivi certi. È tornato il tempo della scala delle priorità e perciò nel pensarla e nell’indicarla occorre approcciarsi con un’ottica più ampia e lungimirante perché quell’opera che nel passato era concorrente di una analoga su certi territori, oggi deve essere guardata come patrimonio comune e che perciò, in questa direzione, la strada maestra non è più la via di casa ma quella che ci consente di collegarci con le strade del mondo”.
Virginio Brivio