Parla Mirko Capirossi, titolare del primo Hemp Shop lecchese
“Con la mia attività educo sui principi positivi della Canapa, l’emergenza droga è altrove”
LECCO – “Chiudere i negozi di Canapa Light? Credo che Salvini, e chi la pensa come lui, dovrebbe essere grato alla nostra attività. In piccola parte contribuiamo anche noi ogni giorno a sottrarre un po’ di soldi al mercato nero, il vero regno della droga che lui definisce emergenza nazionale”. A parlare è Mirko Capirossi, giovane lecchese titolare del negozio Green Inside, l’Hemp Shop (negozio di Canapa) aperto due anni fa in via Bovara in centro città.
Le dichiarazioni di Salvini
Nei giorni scorsi, come noto, il Ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva dichiarato ufficialmente guerra ai negozi di canapa light: “Li chiuderemo uno a uno – le sue parole – la droga è emergenza nazionale”. All’annuncio aveva fatto seguito, a distanza di un giorno, la chiusura di tre Hemp Shop in provincia di Macerata, nelle Marche, da parte del Questore. Circostanza presto spiegata: a quanto pare, infatti, specifici controlli hanno appurato che nei negozi venivano vendute infiorescenze di cannabis con contenuto di Thc (tetraidrocannabinolo, il principio psicoattivo della marijuana, quello che, insomma, crea lo ‘sballo’) superiore al limite consentito dalla legge (0,6%). Di qui la sospensione dell’attività. Dopo il ‘polverone’ sollevato dalle parole di Salvini è arrivata la direttiva del Viminale: nessuna chiusura generalizzata, ma giro di vite sui controlli, che saranno più ‘serrati’, e un sollecito alle Questure a monitorare le rivendite sul territorio.
La canapa legale
Ma facciamo un passo indietro: la vendita della ‘cannabis light’ è stata di fatto consentita nel 2016 tramite una legge che ammette il commercio di prodotti a base di canapa purché il loro contenuto di Thc sia inferiore allo 0,6%. Da quella legge, come ci racconta Mirko, gli Hemp Shop in Italia hanno avuto un vero e proprio boom, che però sta già scemando: “Io stesso posso dire che rispetto a due anni fa, quando ho aperto, pur andando bene ho notato dei cali. Il mercato è ‘rovinato’ dal fatto che manca una regolamentazione, proprio perché si va a vendere un prodotto che, di fatto, non è nocivo, se non per il fatto che si può assumere anche fumando. Questo fa sì che chiunque possa diventare rivenditore, non solo i negozi specializzati come il mio: a mio parere questo è penalizzante. Bisognerebbe pensare di introdurre dei corsi o delle licenze apposite, per scremare i venditori”.
Contro i tabù
“Ho aperto questa attività anche per sdoganare un tabù che associa la marijuana allo sballo – ha proseguito Mirko – e, contrariamente a quanto afferma Salvini, che ha definito gli Hemp Shop ‘diseducativi’, sono certo che negozi come il mio contribuiscano ad educare le persone sulla cannabis. Tante sono le proprietà di queste piante, positive e terapeutiche, che un tempo venivano ignorate. Grazie a questi negozi diamo la possibilità alle persone di scoprirle e di beneficiarne. Da me vengono persone per lo più adulte o stanche di correre i rischi dell’acquisto dell’erba illegale, che vogliono prendere qualcosa per stare tranquilli e rilassarsi. Ma anche chi soffre di insonnia o di dolori. Senza contare che non vendo solo erba legale ma tanti altri diversi prodotti, alimentari e di cosmesi, a base di canapa”.
“La vera emergenza droga è altrove”
Mirko respinge le accuse rivolte ai negozianti come lui: “Il Ministro ha parlato di emergenza droga, ed è verissimo, l’emergenza c’è. Ma per contrastarla non si parte facendo la guerra a chi lavora legalmente e paga le tasse. Io vivo in Brianza: l’emergenza droga è nei boschi a lato della Statale 36, come tristemente noto. Quindi non colgo la logica del suo ragionamento. E aggiungo un’altra cosa – ha detto – nel mio negozio non entrano i ragazzini minorenni, quelli vanno dal pusher, acquistano dal mercato nero, perché vogliono sballarsi e quindi comprare l’erba che sballa, non la canapa sativa che vendo io”. Toccato anche il discusso argomento della legalizzazione della marijuana: “I dati dei paesi dove la legalizzazione è già avvenuta dimostrano che il consumo minorile di erba è diminuito del 10%. Perché? Perché tanti giovanissimi che ne fanno uso godono anche di quel fascino dell’illegalità che li spinge a procurarsi la sostanza. Ci sono dati, reali, e bisogna riflettere su questo” ha concluso Mirko.