Mattinata di sciopero alla Fontana Group di Calolzio, assemblea fuori dai cancelli
Scontro sul premio di risultato ma i sindacati chiedono anche un miglioramento delle condizioni lavorative
CALOLZIO – Protesta ai cancelli della Fontana Group di Calolzio dove in mattinata le ‘tute verdi’ dell’azienda si sono mobilitate in uno sciopero a seguito del mancato accordo sul premio di risultato, ritenuto insufficiente nella proposta (360 euro) avanzata dall’azienda, ma anche per chiedere un impegno maggiore dell’impresa nel miglioramento delle condizioni di lavoro in fabbrica.
“Sono anni che i lavoratori chiedono un riconoscimento all’azienda, nell’ultimo anno Fontana Group ha preteso sacrifici importanti e i dipendenti hanno sempre risposto positivamente, ora però ci vediamo portare via il nostro premio di redditività – ha spiegato Innocenzo Tedesco, Rsu della Uilm – chiediamo a gran voce che l’impresa riconosca gli sforzi fatti dai suoi lavoratori e che si possa trovare un punto d’incontro. Quello che i lavoratori chiedono non è solo una questione di soldi ma di rispetto, che da troppi anni manca”.
Una protesta che arriva dopo un anno difficile: “Durante il lockdown, nel momento peggiore per tutti, noi eravamo al lavoro, perché Ferrari e McLaren avevano bisogno. Abbiamo dovuto fare uno sciopero per far capire alla proprietà che era necessario chiudere, per far capire che i lavoratori avevano paura di questo virus – è intervenuto Maggioni Luciano, Rsu Fim Cisl – non siamo qui ad elemosinare, chiediamo che ci vengano riconosciuti i nostri diritti” .
Il mancato accordo sul premio di risultato è “la goccia che ha fatto traboccare il vaso – ha sottolineato Eliana Dell’Acqua, rappresentante sindacale della Fim – al di la dell’immagine che l’imprenditore vuole dare, la realtà è diversa, ci sono problemi legati alla sicurezza, risparmi sul vestiario dei lavoratori, sul cibo dato in mensa, bagni e locali sono in uno stato fatiscente. In tutto questo i dipendenti hanno lavorato per 21 sabati facendo straordinari a doppio turno, ed ora ci dicono che i soldi non ci sono perché i risultati non ci sono stati”.
Allo sciopero ha aderito anche la Fiom Cgil, seppur con una posizione distinta, e non sono mancati contrasti tra i sindacati durante l’assemblea ai cancelli della fabbrica.
“La Fiom ha sempre avuto un atteggiamento coerente – ha spiegato la sindacalista Elena Rossi – è stato aperto un tavolo di confronto con l’azienda che ha fatto una proposta, se i lavoratori la ritengono non adeguata allora certamente andremo avanti, consapevoli che la posta ora si alza”.
“La risposta la stiamo dando oggi con lo sciopero, evidentemente quanto messo sul piatto dall’azienda è inadeguato alle aspettative dei lavoratori, ancor di più dopo un anno di pandemia – ha sottolineato Emanuele Poppa della Uilm – è tempo che l’impresa si prenda le proprie responsabilità”.