MILANO – “Per capire fino in fondo il significato e il portato della visita del Papa a Milano in occasione del VII incontro mondiale delle famiglie occorrerà rileggere con cura i diversi discorsi da lui tenuti in questi giorni. Ma alcune cose sono già da sottolineare e da ripensare. Innanzitutto il Papa ha posto la questione di fondo: dove è Pietro lì è la Chiesa, ha detto subito il primo giorno sul sagrato del Duomo, citando sant’Ambrogio. È una verità nota a tutti, almeno nella chiesa, ma che andava ribadita proprio a Milano che per storia e tradizione ha un rapporto non sempre facile con Pietro. Nella storia Milano ha dato vescovi a Roma (Pio XI e Paolo Vi gli ultimi) ma è anche stata spesso cattedra critica nei confronti della sede di Pietro. Non parliamo poi di certa stampa che da decenni enfatizza e sostiene una qualche autonomia di Milano dall’insegnamento dei pontefici. Pietro è Pietro, e chi vuole stare nella chiesa deve stare con Pietro, secondo l’insegnamento incancellabile di Ambrogio così legato alla sua chiesa (fino a darle un rito originale) da essere per questo ancor più legato al Papa.
Le parole dette da Benedetto appaiono semplici, perché semplice è il messaggio di Gesù. Semplice perché è possibile per tutti, ma ha la grandezza di una sfida alla cultura dominante così come alla umanità di ciascuno di noi.
Prendiamo il discorso alle autorità di sabato pomeriggio. Come niente fosse il Papa ha ricordato ai politici e alle altre persone autorevoli presenti che per governare bene non basta la giustizia, pur essenziale. Ma serve anche l’amore. L’amore? Ma da cinquecento anni abbiamo imparato in occidente, seguendo Machiavelli, che per chi governa è preferibile essere temuto piuttosto che amato. È l’inizio di una rivoluzione culturale per chi vuole seguirlo.
E poi la famiglia, costituita da un uomo e una donna uniti in matrimonio e aperti alla vita. Vita che non può mai essere messa in discussione, dall’origine alla sua fine naturale. C’è qualche indicazione per la nostra politica?
E poi grande misericordia. Come ha trattato il caso delle famiglie divise, dei divorziati che non possono essere ammessi ai sacramenti. Fermo sulla dottrina ma aperto all’accoglienza, il Papa e la chiesa sono vicini a chi soffre queste situazioni. Serve una compagnia vera per condividere la sofferenza, le parrocchie le comunità siano vicine a queste persone.
Infine la festa, la grande festa delle famiglie a Bresso. Chi parla (e sparla) della Chiesa riducendola ai conflitti di curia, cose tipiche di ogni organizzazione complessa, non coglierà mai la Chiesa come speranza affidabile per milioni di persone diffuse in tutto il mondo, e in piccola parte – ma sempre una milionata- radunate a Bresso. L’entusiasmo con cui hanno accolto il papa, la docilità con cui hanno seguito le indicazioni dell’organizzazione, l’impressionante silenzio che si è creato quando richiesto; tutto ciò rappresenta veramente un altro mondo in questo mondo come diceva don Giussani. Solo chi sceglie di chiudere gli occhi può non vederlo”.
Giulio Boscagli
Assessore alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale