MILANO – Associazione a delinquere, traffico illecito di rifiuti, riciclaggio, dichiarazione fraudolente tramite uso di fatture false e fatturazione per operazioni inesistenti. Sono i reati di cui sono chiamati a rispondere 18 persone destinatarie di provvedimenti giudiziari emessi dal Gip della Procura di Milano. Nello specifico si tratta di sei ordini di custodia cautelare in carcere, otto arresti domiciliari e quattro sottoposti all’obbligo di dimora presso il comune di residenza.
L’operazione è scattata all’alba di oggi, mercoledì, in Lombardia, Piemonte e Calabria e in Germania nell’ambito dell’Action Day, coordinato da Eurojust per i profili internazionali, con il supporto di Europol, relativo a una maxi operazione congiunta del Gruppo Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica di Milano e dell’Ufficio Federale di Polizia Criminale (BKA) di Monaco di Baviera (Germania), nel quadro delle indagini condotte dalla Procura di Milano, dalla Procura di Monaco e dalla Procura di Reggio Calabria.
Un vorticoso giro di fatture false
Da tempo era stata infatti istituita una squadra investigativa comune per far luce su gravi fatti reato in materia di traffico illeciti di rifiuti, che si è sviluppato in vari paesi europei, unitamente ad un giro vorticoso di false fatturazioni ed attività di riciclaggio.
Disposto anche il sequestro di beni per un valore complessivo pari a circa 90 milioni di euro, somma ritenuta pari ai profitti illeciti dell’associazione criminale, che solitamente venivano reinvestiti nello stesso traffico illecito di rifiuti o in altre attività lecite (tra cui l’acquisto di quote di una società di calcio).
A capo della presunta associazione a delinquere un 56enne calabrese
In base a quanto ricostruito e diffuso in una nota stampa dai Carabinieri, il provvedimento giudiziario scaturisce da una complessa e articolata attività investigativa, denominata “Black Steel”, condotta dal Nucleo Operativo Ecologico Carabinieri di Milano e coordinata dalla D.D.A. di Milano, supportata da attività tecnica (intercettazioni telefoniche e ambientali), nonché da servizi di osservazione, controllo e pedinamento”.
Attraverso questa indagine, sarebbero emersi gravi indizi relativi all’esistenza di un’associazione per delinquere con a capo un 56enne originario di Locri (Reggio Calabria) titolare di imprese operanti in Italia e all’estero attraverso un’azienda di recupero, trattamento e commercio di metalli ferrosi con sede legale in Milano e sedi operative in Cressa (Novara), Paderno Dugnano (Milano) e Dairago (Milano), ed una società con sede legale a Torino.
Diversi i reati imputati a seguito dello smantellamento di un vorticoso giro di denaro, che si ritiene legato però ad altrettanto imponenti traffici illeciti di rifiuti e transitati sui conti di società italiane ed estere, tedesche e ungheresi per la precisione, per poi essere “ripuliti” e reinvestiti in altre attività, prevalentemente illegali.
L’episodio di Arcisate
Nel dettaglio, tra gennaio 2020 e marzo 2021, circa 6.500 tonnellate di rifiuti provenienti dal trattamento e recupero di cavi impregnati di olio, di catrame di carbone o di altre sostanze pericolose sarebbero stati ritirati da un impianto di trattamento rifiuti situato nel comune di Arcisate (Varese) e classificati fraudolentemente come “non pericolosi” (plastica e gomma), senza aver eseguito le prescritte analisi ovvero utilizzando certificati d’analisi falsi, al fine di farli rientrare nella c.d. “Lista verde”, allo scopo di aggirare la procedura (più onerosa dal punto di vista documentale ed economico) di notifica ed autorizzazione preventive scritte prevista dalla legge.
La denuncia per il furto delle rotaie
Non solo. A pesare, pur nel diritto alla presunzione di innocenza riconosciuto a tutti gli indagati, il fatto che alcuni dipendenti (uno dei quali destinatario dell’obbligo di dimora) dell’azienda con sede a Milano operante nel traffico illecito di metalli ferrosi, in data 5 gennaio 2023 siano stati denunciati dall’Arma dei Carabinieri per furto aggravato in concorso di rifiuti metallici (parti di rotaie dismesse derivanti dai lavori di manutenzione per l’ammodernamento della rete ferroviaria di proprietà di RFI, stoccati all’interno di un’area di pertinenza di una Stazione ferroviaria in provincia di Sondrio, in attesa di essere smaltiti come rifiuto).