I numeri del Ps della Pediatria del 2023
Malattie respiratorie e infortuni domestici tra i principali motivi di accesso
LECCO – E’ stato un anno intenso anche per il Pronto Soccorso Pediatrico dell’Ospedale Manzoni: nel 2023 le visite complessive sono state 9 mila. “Rispetto alla stagione pre-Covid il dato ha visto una deflessione – il commento di Roberto Bellù, primario del Dipartimento Materno-Infantile – c’è da sottolineare che buona parte di queste visite non sono state urgenze”.
La situazione tratteggiata ricalca, in numeri ovviamente inferiori, quella del Pronto Soccorso del presidio ospedaliero: sul totale degli accessi al PS della Pediatria le urgenze sono il 3,5%. “Gli arrivi non urgenti rappresentano la maggioranza – ha detto Bellù – si concentrano principalmente nei fine settimana quando di solito le famiglie non possono contare sul proprio pediatra. L’altra ‘piccola’ anomalia da rilevare è che la maggior parte dei pazienti si presenta in Pronto Soccorso in maniera spontanea, quindi di fatto l’ospedale diventa il primo filtro, con tutto ciò che ne consegue”.
Le principali cause di accesso al Ps pediatrico sono le malattie respiratorie, seguono gli infortuni domestici e interventi chirurgici per problemi addominali: “Di solito il picco di accessi è a dicembre, primavera ed estate sono momenti più tranquilli, con la ripresa delle scuole invece i numeri iniziano ad alzarsi. Lo scorso inverno è stato particolarmente impegnativo, soprattutto per le patologie respiratorie, quest’anno sta andando meglio” ha fatto sapere il dottore.
“A Lecco siamo caratterizzati da un tasso di ricoveri basso, vuol dire che non ricoveriamo tutti. Gli accessi per situazioni critiche o impegnative non sono eccessivi ma rischiano di diluirsi in questo ‘mare’ di accessi non urgenti che naturalmente impegnano il nostro personale”.
L’organico della Pediatria ad oggi è completo e vede 9 medici più il primario e 18 infermieri. “I turni, anche per il reparto di Pronto Soccorso, sono rispettati – ha spiegato Bellù – non abbiamo molto margine ma al momento la situazione è sostenibile se confrontata con altri ospedali della Lombardia. Se dovessi lamentarmi, non lo farei per il troppo lavoro ma piuttosto per provare a migliorare i margini di organizzazione che potrebbero aiutarci a fare di più e meglio. Un altro discorso è l’attitudine delle persone: è chiaro che usare il Pronto Soccorso come un ambulatorio non va bene, le persone pensano di avere una risposta che però il più delle volte è parziale e frammentaria. C’è una differenza tra la prestazione e la cura: in Pronto Soccorso si possono fare prestazioni ma non ci si può prendere cura, perché questo presuppone una presa in carico e una continuità. Naturalmente nei casi gravi il discorso è diverso: il 3,5% di pazienti arrivati qui in urgenza sono stati presi in cura”.
Bellù ha poi parlato degli effetti del Covid sui più giovani: “In Pronto Soccorso pediatrico arrivano sempre più spesso ragazzi e anche bambini con gravi patologie legate al disagio e allo stress, con comportamenti autolesionistici e violenti. Ci sono sempre stati questi casi ma ora sono in aumento”.
Su un possibile cambio di rotta il primario ha commentato: “La possibilità c’è, servono scelte forti e organizzare meglio tra loro i servizi sul territorio: qual è oggi il grado di interazione tra i pediatri ospedalieri e i pediatri del territorio? Dovrebbe essere implementato, se i servizi si integrano le cose vanno bene, se ognuno va per la sua strada è più difficile. E’ chiaro però che su questo tema l’intervento deve arrivare dall’alto, noi come Asst facciamo quello che dobbiamo” ha concluso.