14 i neo imprenditori premiati che hanno avviato l’attività nel 2023
Durante la cerimonia presentato anche il percorso verso la Certificazione della Parità di Genere
LECCO – Intraprendenza, coraggio e determinazione: sono alcune delle qualità indispensabili per coloro che decidono di cimentarsi nell’ambito dell’imprenditoria per avviare un’attività economica. E proprio con l’intento di premiare queste qualità Confartigianato Imprese Lecco, prendendo spunto da un’iniziativa lanciata dal Movimento Giovani Imprenditori di Confartigianato Imprese Bergamo, ha deciso di proporre per la prima volta l’iniziativa ‘BraveArt’, articolata in un’Academy speciale e in un premio interamente dedicato ai neoimprenditori U40 associati a Confartigianato che hanno aperto la loro attività nel corso del 2023.
Il significativo momento si consegna del riconoscimento ai giovani imprenditori si è svolto lunedì pomeriggio presso la sede di Confartigianato Imprese Lecco dopo l’assemblea dell’associazione: 14 i premiati, di cui 7 presenti personalmente. Ad accoglierli la presidente Ilaria Bonacina insieme al presidente di Confartigianato Imprese Bergamo Giacinto Giambellini, al presidente del Movimento Giovani Imprenditori di Confartigianato Imprese Lecco Matteo Casiraghi e alla collega bergamasca Valentina Brunelli.
I nomi dei premiati: Andrea Cortella e Andrea Negri (Gastrò SNC di Cortella e Negri, Lecco), Nordin El Anboubi (Lario Clima Service, Dervio), Sebastian Gansca (Molteno), Stefano Maglio (Termoidraulica M.S. di Maglio Stefano, Garbagnate Monastero), Michele Palmieri (M.C.R.G. di Palmieri Michele, La Valletta Brianza), Martina Villa (Cialde&Co di Villa Martina, Arcore), Matteo Zanella (Zetaclima di Zanella Matteo, Costa Masnaga). Premiati ma assenti: Miriam Algarotti (Mandello del Lario), Francesco Bava (Edil.Gasc di Bava Francesco, Calolziocorte), Gabriel Carsana (Vercurago), Fabio Cavalli (F.C. Termoidraulica di Fabio Cavalli, Valvarrone), Mihail Gabatiuc (Lecco), Dmytro Mishkoi (Annone Brianza) e Lorenzo Ravasio (Calolziocorte).
Emozionata la presidente Bonacina, che ha fortemente voluto l’iniziativa: “Il mio inizio in Confartigianato è stato proprio nel Movimento Giovani – ha ricordato – sono molto affezionata a loro e intendo supportarli al massimo. Audacia è la parola giusta, questi giovani imprenditori sono stati coraggiosi: ringrazio i colleghi di Bergamo che per primi hanno pensato a questo progetto, e ringrazio tutto il direttivo di Confartigianato Imprese Lecco che ha lavorato per realizzarlo sul nostro territorio. Questo è un primo significativo momento – ha continuato – ma ricordo l’Academy, un percorso formativo gratuito offerto ai neo imprenditori, articolato in 4 lezioni (due si sono già svolte, altre due sono in programma, ndr). BraveArt è un concreto esempio di collaborazione nello scambio di buone prassi e condivisione di progettualità volte a trattenere i giovani sul nostro territorio, contro una tendenza che invece li vede ‘scappare'”.
Un fenomeno che, a livello nazionale, incide sempre più come ricordato da Francesco Figini, presidente regionale del Movimento Giovani Imprenditori di Confartigianato: “Le imprese guidate da over 60 sono più numerose di quelle guidare da over 35, ma un dato positivo c’è: nell’ultimo anno sono state 50 mila le imprese fondate da giovani imprenditori, 1 su 3 in Italia. Iniziative come BraveArt sono preziose e rimettono al centro l’impresa micro-piccola che con le sue caratteristiche contribuisce al bene comune”.
L’evento di lunedì è stato anche occasione per parlare di un altro grande traguardo raggiunto da Confartigianato Imprese Lecco: la Certificazione della Parità di Genere. A parlarne il Segretario Generale Matilde Petracca insieme a Roberta Gagliardi (Responsabile nazionale di Confartigianato Donne Impresa) e Silvia Dozio (presidente di Movimento Donne Impresa di Confartigianato Lecco).
“La Certificazione della parità di genere non è una medaglia da appuntarsi al petto ma uno strumento di organizzazione aziendale, un elemento virtuoso he sempre più imprese stanno facendo proprio, perchè dimostra l’adozione di misure e policy aziendali volte alla riduzione del divario di genere – ha detto Petracca – tra Como e Lecco sono 48 le aziende che hanno chiesto di accedere alle risorse messe a disposizione dai bandi, uno ministeriale, già chiuso, e uno regionale, ancora aperto. Per la nostra Provincia sono 3 le aziende che hanno avviato la pratica per ottenere la certificazione”. Tra di esse la Fitzcarraldo Srl di Civate, azienda specializzata in ‘lavori acrobatici’ guidata da Serena Barbuto, che ha portato la sua testimonianza: “Crediamo fortemente nella parità di genere – ha raccontato – nel nostro settore solitamente le imprese sono maschili, mi considero una ‘mosca bianca’. Quando ho scoperto di questa possibilità mi sono subito mobilitata, è importante, per una questione di benessere di tutti i lavoratori, maschi e femmine”.
Non un tema ‘delle donne per le donne’, come ha rimarcato Gagliardi, ma “un modello organizzativo rivolto all’eliminazione di ogni tipo di disparità sul posto di lavoro”. Confartigianato Imprese Lecco è la prima territoriale in Lombardia ad ottenere la Certificazione della parità di genere, terza in Italia dopo Belluno e Padova: “Un primato che ci rende orgogliosi – ha concluso Silvia Dozio – esito di un percorso iniziato anni fa e non senza ostacoli. In questo percorso abbiamo voluto approfondire quali siano i fattori che limitano in modo più marcato l’imprenditoria femminile e a questo scopo abbiamo coinvolto le imprenditrici associate in un’indagine dedicata”.
Al primo posto, come emerso dall’analisi, sono risultati gli obblighi familiari e di care giving: quasi quattro donne d’impresa du 5 (78%) ha risposto in questo modo. “Un risultato che non ci stupisce: da anni il Movimento, sia a livello nazionale che a livello territoriale, si sta battendo al fianco delle donne imprenditrici per trovare soluzioni idonee – ha detto la presidente Dozio – dall’indagine però emerge un altro dato preoccupante: nell’attuale contesto di crescita dell’imprenditoria femminile viene segnalata una nuova criticità, legata all’interazione donna imprenditrice-uomo dipendente, che spesso non ne riconosce l’autorità, a causa di un fattore evidentemente culturale”.