DAY HOSPITAL/6: viaggio nel reparto di Oncologia Medica

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il dott. Antonio Ardizzoia

LECCO – È venerdì e come ogni settimana torna l’appuntamento con il mondo della sanità e, in particolare, con l’Ospedale Manzoni di Lecco, che anche quest’oggi ci svela uno dei suoi reparti. Un tema sicuramente serio e di grande interesse, quello che cerchiamo di affrontare questa settimana. Conosciamo, infatti, il primario del reparto di Oncologia Medica, ossia il dottor Antonio Ardizzoia, il quale ci racconta le principali attività che vengono quotidianamente svolte dalla sua equipe, i dati più aggiornati relativi alla malattia oncologica e l’evoluzione della medicina, che nel corso degli ultimi anni sembra abbia compiuto importanti passi avanti, anche nel limitare gli effetti collaterali delle terapie.

Parlare di tumori non è mai cosa semplice, soprattutto se si dà una rapida lettura ai numeri che ci ha fornito lo stesso primario e relativi all’anno 2011. Un totale di 15 mila visite ambulatoriali, circa 8.300 prestazioni day-hospital (tra cui le sedute di chemioterapia) e un numero di pazienti complessivi che si aggira intorno alle 4 mila persone, di cui 700 ricoverate. Questi, quindi, alcuni dati che svelano come la malattia oncologica sia in aumento e che il dottor Ardizzoia prova a leggere e a commentare insieme a noi.

“I numeri riportati – ci spiega – sembrano rivelare come negli ultimi anni ci sia stato un notevole incremento delle nostre prestazioni, tanto che possiamo parlare di un aumento del 20 %. Sono numerose, quindi, le persone che quotidianamente si affidano alle nostre cure, anche se un aspetto importante e positivo da sottolineare è quello relativo al perfezionamento dei farmaci chemioterapici, che negli ultimi anni sono diventati progressivamente sempre più efficaci, meno tossici e invasivi e, infine, somministrabili anche per bocca”.

Dottor Ardizzoia, può spiegarci quali sono le forme di tumore più frequenti e le relative possibilità di guarigione?

Le tre patologie più comuni sono sicuramente il cancro alla mammella, al colon e al polmone. Soltanto questi tre tumori messi insieme rappresentano il 70 % della malattia oncologica. Per quanto riguarda, poi, le probabilità di guarigione possiamo dire che per tutte le forme di tumore, sia solide che ematologiche (come leucemie, linfomi o mielomi, ndr), si tratta di un dato intorno al 50, 60 %. C’è da precisare, inoltre, come nei casi di mancata guarigione sia comunque cambiata nel tempo l’aspettativa di vita: oggi si convive molto più a lungo con un tumore e questo implica un aumento del numero totale di pazienti in cura, giustificando per una parte quella crescita di prestazioni di cui abbiamo già parlato”.

Accanto ai farmaci noti, da dieci anni si parla anche di quelli “biologici”. Di cosa si tratta?

“Sono terapie definite “intelligenti” in quanto estremamente mirate e dai buoni risultati. Il problema è che non tutti i pazienti possono essere curati attraverso questi farmaci, i quali possono essere somministrati solo a chi presenta delle particolari alterazioni biologiche. In simili casi i vantaggi e i benefici per il paziente possono essere davvero notevoli ed è per questo motivo che abbiamo incrementato la collaborazione con il reparto di Anatomia Patologica, dove vengono realizzati test di biologia molecolare utili a indicare chi può far fronte o meno a questa terapia”.

Tornando al reparto, può descriverci la attività svolte al suo interno?

“Oncologia Medica si occupa di gestire il paziente oncologico da quando viene diagnosticato il tumore a quando, in caso di mancata guarigione, ha inizio la fase terminale. Nello specifico ci compete la diagnosi, la scelta dei trattamenti, la gestione degli effetti collaterali della terapia e l’attivazione, se necessario, delle cure palliative a domicilio o in hospice.

Potremmo dividere l’attività del reparto – continua – in tre grandi aree: il day-hospital (dove i pazienti vengono per le sedute di chemioterapia), la degenza (per i casi più complessi) e le attività ambulatoriali, che riguardano l’inizio del percorso terapeutico, il dopo trattamento e i controlli periodici post-guarigione (che avvengono per un lasso di tempo che va dai cinque ai dieci anni). Rimane da citare, poi, l’Ufficio Sperimentazioni Cliniche, all’interno del quale vengono effettuate ricerche cliniche volte a studiare e testare nuovi farmaci e a sperimentare delle procedure innovative.

Per quanto riguarda, infine, l’equipe, in reparto si possono contare dieci medici, due data manager per l’Ufficio Sperimentazioni Cliniche, trenta infermieri e una psicologa messa a nostra disposizione dall’associazione Cancro Primo Aiuto”.

Quali sono le principali cause di tumore conosciute?

“Sono numerose, molte delle quali non ancora note. Sicuramente possiamo citare il fumo, l’inquinamento, particolari infezioni virali, l’esposizione a radiazioni e alcune forme di alimentazione. Per il resto la ricerca deve continuare a fare il suo lavoro”.

La predisposizione genetica può comparire tra le cause?

“In generale le malattie tumorali non sono caratterizzate da ereditarietà, tranne che per rare eccezioni come alcuni casi di cancro all’intestino e al seno. In riferimento al secondo dei due, con l’anno nuovo dovrebbe partire proprio al Manzoni un nuovo ambulatorio di Counseling Genetico rivolto alle donne affette da tumore al seno e con la finalità di capire se si tratta di casi con rischio di trasmissione di madre in figlia. In presenza di una particolare e poco frequente mutazione genetica si stima, infatti, una percentuale di ereditarietà che si aggira intorno all’80 %. Con questo ambulatorio cercheremo, quindi, di individuare eventuali donne a rischio”.

Entrando in reparto si notano subito le pareti dai colori vivaci, dei libri e una televisione…

“Si tratta di un modo per rendere meno traumatica la convivenza con la malattia. All’interno di Oncologia abbiamo, infatti, dato il via a un percorso di umanizzazione che punta, ad esempio, a rendere piacevoli gli spazi attraverso i colori e l’aromaterapia, a distribuire materiale informativo e a realizzare corsi di formazione rivolti a quei pazienti che devono iniziare i trattamenti. Merita di essere citato, poi, un progetto chiamato “Il raggio di sole”, realizzato grazie all’associazione Cancro Primo Aiuto insieme alle altre associazioni di volontariato del territorio afferenti al DIPO (Dipartimento Interaziendale Provinciale Oncologico) e ad alcuni parrucchieri, che all’interno di un’apposita stanza aiutano i pazienti a gestire la perdita di capelli in seguito alla chemioterapia”.