Telefono Donna Lecco, da inizio anno già 155 accessi. “Contro la violenza di genere meno slogan e più fatti”

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Grazie Brambilla (a destra) e Veronica Chiaramonte
Grazie Brambilla (a destra) e Veronica Chiaramonte

Intervista a Grazia Brambilla, presidente della onlus lecchese che si occupa di aiutare le donne vittime di maltrattamento

“Preoccupa la normalizzazione della violenza, anche tra giovanissimi”

LECCO – “Il telefono squilla ogni giorno. Ogni giorno riceviamo chiamate da donne maltrattate. Denunciano violenza fisica, ma sempre di più quella psicologia, la più subdola e da cui è più difficile riprendersi. Come possiamo cambiare le cose? Con meno slogan e più fatti”.

Grazia Brambilla è la presidente di Telefono Donna Lecco Odv, l’associazione che si occupa di sostenere le donne vittima di violenza. Per il 25 novembre, ha una richiesta precisa: “Più prevenzione, a partire dai giovani. E modelli femminili, politici, credibili. Il sostegno alle donne deve essere concreto, non solo espresso a parole e oggi, spiace dirlo, sembra che tutti i diritti faticosamente conquistati, dalla 194, al diritto di divorzio, a poter disporre come vogliamo del nostro corpo, siano messi in discussione. C’è un’ambiguità che vorremmo venisse chiarita, come vorremmo che il tema legato alla violenza di genera sia focale tutto l’anno, e non solo il 25 novembre”.

I numeri, nazionali e locali, dicono chiaramente che il problema è sempre attuale. “Dall’omicidio di Giulia Cecchettin, un anno fa, in Italia si contano oltre 100 femminicidi, uno ogni tre giorni – ricorda Brambilla – a fronte di una diminuzione degli omicidi, i femminicidi hanno invece un trend costante e preoccupante. La violenza di genere non è percepita come un allarme sociale e questo fa sì che sia ancora normalizzata”.

Anche i numeri di Telefono Donna Lecco Odv sono in aumento: nel 2022 l’associazione lecchese aveva ricevuto 101 donne, nel 2023 erano state 151 e quest’anno, 2024, dal 1° gennaio al 10 novembre, sono già 155. “L’età media va dai 38 ai 47 anni, ma c’è una grande presenza anche di donne molto più giovani, under 30. Nella fascia di età più giovane si evidenziano dinamiche di violenza diverse: le donne ci parlano di controllo, gaslighting, manipolazione anche narcisistica. Ma ce lo raccontano già anche gli adolescenti che incontriamo nelle scuole con i nostri gruppi di lavoro: relazioni sempre più controllanti, la mania di fotografare e condividere il materiale, di mandare continui messaggi. Questo deve fare riflettere, c’è una normalizzazione della violenza che preoccupa”.

Il fatto che le donne decidano di ammettere di essere vittime di maltrattamenti è un segnale positivo, per Brambilla: “Vuol dire che c’è una presa di coscienza del problema, si supera la vergogna e si ha fiducia nei servizi del territorio, anche se poi non sempre chi si rivolge a noi decide di denunciare. E’ più difficile per la cosiddetta vittimizzazione secondaria: una donna che decide di denunciare deve avere, ed è brutto dirlo, una situazione più che mai limpida: deve dimostrare di avere una condotta di vita ineccepibile, di non avere bevuto, di non essere stata fuori casa in orario sospetto. Nel nostro team, comunque, abbiamo anche tre avvocate, due civiliste e una penalista, per consulenze legali e assistenza alle donne che, dopo il percorso nei centri antiviolenza, decidono di denunciare il maltrattante”.

La violenza più presente è quella psicologica, conferma Brambilla: “Rappresenta la quasi totalità dei casi, è la più subdola e traumatica. Le donne che la subiscono per lungo tempo sono quelle più difficili da aiutare, sono svalorizzate, con bassissimi livelli di autostima e, cosa che deve fare riflettere, parlano del loro maltrattante come di una persona senza problematiche. Il mostro, in questo caso, è una persona ‘normale’, perfettamente integrata nell’ambiente sociale e lavorativo, insospettabile”. I comportamenti che rientrano nella violenza psicologica sono diversi, ce li elenca Veronica Chiaramonte, giovane volontaria di Telefono Donna Odv, laureanda in Psicologia: “Insulti, svalutazione della persona, minacce, manipolazione. La classica frase manipolatoria è “Non è vero che sto esagerando, sei tu la pazza”. E poi attenzione anche agli effetti sulla donna: bassa autostima, isolamento sociale, insorgenza di stress. Le donne che subiscono violenza psicologica ogni giorno vivono in una condizione di stress che diventa cronico, molte vanno incontro a disturbi, devono assumere psicofarmaci. Le donne che subiscono violenza fisica la riconoscono prima e reagiscono anche prima, ma in questo caso è diverso, la donna è svalutata e fa fatica a tirarsene fuori”.

In occasione del 25 novembre, Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, l’appello di chi, ogni giorno, si occupa di donne maltrattate è chiaro: “Dobbiamo fare più prevenzione, lavorare sulla cultura patriarcale che ancora è fortemente radicata in questo paese e che è alla base della violenza di genere. Bisogna parlare ai giovani: fino a che non ci sarà una cultura sentimentale adeguata che crei maschi rispettosi non potremo, come donne, continuare a chiedere rispetto. Loro devono essere portatori di questo messaggio nella vita di tutti i giorni: solo comportamenti virtuosi genereranno rapporti virtuosi”. Importante per Brambilla e Chiaramonte cambiare anche il paradigma della colpa: “Basta chiedersi ma perché non l’ha lasciato? Perché non ha denunciato? Ma piuttosto iniziare a chiedersi: perché lui ha usato violenza? Perché non rispetta? Spostare l’attenzione sul maltrattante e non sulla vittima”.

A questo proposito, abbiamo parlato con Brambilla anche dei Cuav, i Centri per uomini autori di violenza, che verranno realizzati sul territorio di Ats Brianza (leggi qui): “Che ci sia un percorso di riabilitazione per i maltrattanti è eticamente corretto, sarebbe stato però più importante che i nostri legislatori avessero reso questo percorso obbligatorio in caso di reato perché la possibilità di fare o non fare questi percorsi è ancora una scelta dei maltrattanti che, spesso, lo fanno solo per avere uno sconto di pena, senza dunque una reale motivazione a cambiare. Comunque sia, resta un modo di intervenire dopo la violenza, invece ribadiamo la necessità di agire prima”.

Oggi sono 25 le operatrici di Telefono Donna Lecco Odv, a cui si affiancano tre avvocate e cinque psicologhe. Uno sportello antiviolenza è operativo anche presso il Consultorio di Via Tubi, il martedì mattina. Nell’ultimo anno il corso di formazione per le volontarie ha registrato più iscrizioni: “Dall’omicidio di Giulia Cecchettin molte ragazze anche giovani hanno voluto fare qualcosa per dare il proprio contributo su questo tema e tante hanno chiesto di diventare volontarie – ha fatto sapere Brambilla – ovviamente ne siamo felici, e lo sarebbe anche Lella Vitali, nostra compianta presidente onoraria che ci ha lasciato il mese scorso e che ricordiamo sempre con grande stima e affetto”.

Chiunque avesse bisogno di rivolgersi a Telefono Donna Lecco Odv può contattare il centralino al numero 0341 363484, attivo 24 ore su 24, oppure, per le emergenze, il numero 1522.