38 ricorsi presentati, di cui 32 accolti, 3 ancora aperti e altrettanti annullati
“Quello che vogliamo creare è la consapevolezza dei diritti dei pazienti che si vedono negare quanto gli spetta”
OSNAGO – 38 ricorsi presentati, di cui 32 accolti, 3 ancora aperti e altrettanti annullati. È il bilancio dei primi tre mesi di attività (i dati sono cristallizzati al 31 agosto 2025) dello Sportello Salute Lecco e di quello del Meratese. I dati sono stati presentati questa mattina, sabato, durante una conferenza stampa promossa al circolo Arci La Lo.Co., sede dello Sportello Salute del Meratese.
Preceduto da un momento di formazione gestito dal coordinamento lombardo rivolto ai volontari (4 a Lecco e 3 a Osnago) dei due sportelli aperti entrambi il 15 maggio nel Lecchese, l’incontro si è aperto con i saluti di Marta Gatti, volontaria a Osnago, che ha evidenziato come gli sportelli per la salute siano nati nel 2022 a Lodi diffondendosi poi in tutta la Lombardia, arrivando ora alla settantina.
“A guidarci è l’articolo 32 della Costituzione che sancisce che la salute è un diritto fondamentale dell’individuo. Un valore imprescindibile su cui non si può transire – ha ribadito Gatti -. Garantire l’accesso alle cure è un obbligo per lo Stato e per la Regione che ne ha ricevuto la delega sulla sanità. La questione delle liste di attesa è solo la punta dell’iceberg di un problema più generale di diritto alla diagnosi e alla cura richiamando le strutture sanitarie al rispetto delle tempistiche”.
Il rischio, certificato dalle statistiche, è che i pazienti rinuncino al sistema sanitario nazionale rivolgendosi al privato (84% almeno una volta ha preso questa strada mentre il 13% ha rinunciato a curarsi). “La ricaduta è duplice: cresce il ricavo dei privati e si riduce la sostenibilità delle strutture pubbliche con personale in uscita per via dei salari bassi e le modalità di lavoro discutibili. In Lombardia sta prendendo piede un modello di sanità efficiente ed efficace solo per chi può permettersi di curarsi “.
Una situazione che ha spinto ad aprire sportelli sperando di riuscire a produrre un cambiamento, in parte già iniziato, come documentato dai dati fotografati da Milva Caglio. “Sia chiaro, noi non prenotiamo le visite, ma aiutiamo i pazienti a presentare ricorso qualora non siano riusciti a ottenere una visita o un esame nei tempi previsti dalla prescrizione medica. Siamo tutti volontari, mossi dalla volontà di avere una sanità pubblica efficiente e lavoriamo in coordinamento tra Lecco e Osnago. Quello che vogliamo creare è la consapevolezza dei diritti dei pazienti che si vedono negare quanto gli spetta”.
Alle 38 pratiche portate avanti fino a fine agosto se ne aggiungono già nove in questi primi mesi di settembre: “Il fatto che 28 su 38 si siano risolte in maniera positiva è emblematico. Quattro invece hanno avuto esito negativo, 3 sono ancora aperte e 3 annullate. Tra queste c’è anche purtroppo un caso oncologico di cui non abbiamo ottenuto risposta e per noi è una sconfitta perché questa persona si è rivolta al privato”.
Nel 39% dei casi i ricorsi vertevano sul mancato rispetto delle tempistiche del codice di priorità con ritardi medi per le visite di 257 giorni e di 220 per gli esami. Venendo ai codici di proprietà i ritardi hanno contraddistinto anche la priorità B con una media di 73 giorni oltre il limite, la D con 267 giorni medi di ritardo. Quanto agli esami si viaggia con una media di ritardo di 220 giorni. Le aree di maggiore criticità sono l’oculistica, la dermatologia (dove i pazienti si sono visti “spediti” a Tradate o Brescia) e le ecografie, settore dove Asst Lecco sembra non essere in grado di svolgere oltre i propri pazienti ricoverati. Una situazione attenzionata anche dal difensore civico regionale che ha trasmesso una nota anche ad Ats Brianza e alla direzione regionale del Welfare.
A chiudere il giro di interventi le parole di Andrea Viani del coordinamento lodigiano che ha posto l’accento sulla necessita di passare dal ricorso individuale a quello collettivo. “Il diritto alla salute è un diritto sia che venga violato per due giorni che per due anni. Dobbiamo però riuscire a far sì che chi ha prodotto dei ricorsi individuali si attivi per quelli collettivi”.

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