Una carriera iniziata nel 1979 tra le strade di Vercurago e conclusa a Galbiate al comando della Polizia Locale
“Questo è un lavoro che devi amare: la divisa non è un privilegio, ma una responsabilità”
GALBIATE – Dal 1° ottobre Danilo Bolis è ufficialmente in pensione. Con lui si chiude un lungo capitolo della Polizia Locale di Galbiate, dove dal 2001 ha prestato servizio prima come responsabile e poi, dal 2014, come Comandante. Una carriera iniziata molto prima, tra le strade di Vercurago, e proseguita per oltre quarant’anni al servizio della comunità.
Classe 1960, originario di Vercurago, Bolis ha cominciato a lavorare giovanissimo, nel 1974, come apprendista in un’azienda gestita da parenti. Poco dopo è approdato a Galbiate, “per destino”, dice lui, in una ditta che costruiva gru. Ma la vera svolta arriva nel 1979, con la leva militare nei Carabinieri. Al rientro, partecipa a un concorso pubblico e viene assunto dal Comune di Vercurago: “Lì è iniziata la mia carriera come vigile e messo, perché allora si facevano entrambe le cose. C’erano ancora le preture e tra le mansioni vi era anche quella di messo di conciliazione che prevedeva la notifica degli atti la quale si effettuava ovviamente per iscritto. Era un altro mondo”.
Vercurago, all’epoca, era ancora sotto la provincia di Bergamo. “Poi nel 1992 siamo passati a Lecco, e da lì ho iniziato a fare esperienza, con corsi, formazione, concorsi interni. In quei primi vent’anni di servizio ho imparato a conoscere la gente. Lavorare nel proprio paese non è uno svantaggio come si potrebbe pensare, ma solo se c’è il rispetto reciproco che è ciò che fa la differenza. Aiutare le persone è una cosa, ma le regole vanno rispettate”.
Dopo vent’anni di servizio nel suo paese natale, nel 2001 Bolis si trasferisce a Galbiate, chiamato dal sindaco di allora, Edoardo Valsecchi. “Ci abbiamo ragionato un po’, poi ho accettato. All’inizio ero responsabile, poi nel 2014, con il sindaco Livio Bonacina, assumo l’incarico di Comandante. Da lì è iniziata una nuova fase”.

In questi ventiquattro anni a Galbiate, Bolis ha costruito un rapporto saldo con i cittadini: “La disponibilità è la chiave, ma bisogna anche mantenere il polso delle situazioni. Il rispetto delle regole è fondamentale: aiutare chi ha difficoltà ed è in difficoltà è un dovere, ma le regole vanno rispettate e noi abbiamo il compito e il dovere di farle rispettare”.
Tra i ricordi più intensi della sua carriera, non mancano le pagine difficili. “Gli incidenti stradali, le morti in casa, le tragedie che ti rimangono dentro. Ricordo ancora la bambina morta in culla a Vercurago: episodi che non si dimenticano. Ti segnano perché senti il dolore e l’impotenza”. Oltre alla Polizia Locale, Bolis è stato anche referente operativo per la Protezione Civile comunale, affrontando negli anni eventi calamitosi e emergenze sul territorio in cui “bisognava esserci, senza guardare l’orologio”. Un lavoro che – sottolinea – “deve piacere”.
Pensando ai momenti più belli, Bolis ammette: “Ce ne sono stati molti, ma quando la gente ti ringrazia, anche solo con una parola, è sempre bello perchè significa che hai fatto bene il tuo lavoro anche sotto l’aspetto umano”.
La sua riflessione sul mestiere è lucida e appassionata: “Questo è un lavoro che devi amare. Non si fa solo per avere uno stipendio. Devi stare sulla strada, tra la gente, e capire che la divisa non è un privilegio ma una responsabilità. La portiamo per servire, per aiutare, per dare l’esempio. Le multe vengono dopo: la priorità è la sicurezza e il rispetto”.
Guardando all’evoluzione della professione, Bolis riconosce l’impatto della tecnologia: “Quando ho iniziato si scriveva tutto a mano, poi sono arrivati i primi computer, gli schermi verdi, e oggi l’intelligenza artificiale. Non la amo, ma non c’è dubbio che la tecnologia ha aiutato tanto, soprattutto nelle indagini e nella gestione del territorio a garanzia della sicurezza di tutti”.
Nel salutare Galbiate, il comandante lascia un messaggio chiaro: “Il mio auspicio è che si continui a investire sulla sicurezza, che le telecamere funzionino al meglio, vengano sempre aggiornate e la centrale operativa venga potenziata. La sicurezza non deve solo essere dichiarata o semplicemente percepita, deve essere reale”.
A livello umano, Bolis non nasconde qualche rammarico: “Ho trascurato la famiglia. Ora voglio dedicarmi a mia moglie, ai miei due figli e ai miei nipoti. In tutti questi anni sono mancato spesso: sabati, domeniche, notti. Adesso mi sveglio senza l’ansia di scaricare le immagini delle telecamere o di correre al Comando per un’emergenza. È una senzazione strana, ma sono decisamente più rilassato.”
Un pensiero va anche ai colleghi: “Ho avuto la fortuna di lavorare con tante persone, nella Polizia Locale collaborando anche con altre forze dell’ordine: Carabinieri, Finanza, Polizia di Stato. Il rispetto reciproco è stato la base di tutto. La sera del 30 settembre, viglia del mio pensionamento, ho ricevuto tantissime chiamate e messaggi: sono rimasto sveglio fino alle tre di notte. È il segno di rapporti veri, costruiti nel tempo”.
A queste parole si aggiunge un saluto sincero a tutti i dipendenti del Comune: “sia a coloro che oggi sono in servizio sia a chi, nel corso degli anni, ha già raggiunto la pensione e ha contribuito con impegno e dedizione al lavoro comune. Un pensiero affettuoso va inoltre a chi non è più tra noi, ma resta vivo nel ricordo e nella gratitudine di chi ha condiviso con un tratto di strada”.
Infine, un messaggio ai giovani: “I giovani di oggi devono capire che, quando si sbaglia, si paga. Una volta riuscivi a prenderli da parte e magari a fargli capire dove avevano sbagliato. Oggi è più difficile anche quello, perché spesso i ragazzi hanno le loro idee, i loro modi, e quando provi a parlarci — magari fuori da una discoteca o in altre situazioni — possono nascere incomprensioni o problemi. Io consiglio sempre ai giovani, prima di tutto, di non bere. E se proprio devono bere, devono rendersi conto che non possono poi mettersi in macchina, né in moto, né in bicicletta. Perché, comunque, in quelle condizioni si diventa un pericolo — non solo per gli altri, ma anche per sé stessi”.
Poi ammonisce: “Ricordiamoci che oggi, prima o poi, ti beccano: non solo per lo stato di ebbrezza, ma per qualsiasi infrazione. Magari passa del tempo, ma alla fine si ‘finisce nella rete’. Quindi, ragazzi, state attenti. Fate attenzione a tutto e rispettate le regole. La cosa più importante è proprio questa: rispettare le regole”.
Dopo 44 anni di servizio e una vita passata tra Vercurago e Galbiate, Bolis saluta con serenità. “Mia moglie dice che sono amico di tutti, ed è vero. Ho costruito rapporti veri, di fiducia e rispetto. Qualcuno ti vuole bene, qualcuno meno, ma va bene così. Ho fatto il mio dovere, con la coscienza pulita e il cuore sereno, credendo sempre nella gente, perchè lo ritengo il modo migliore per servire il proprio paese”.
Ieri sera, il comandante è stato salutato calorosamente dagli Alpini del Gruppo di Galbiate, con cui in tutti questi anni ha mantenuto un rapporto di collaborazione e amicizia sincera. Un gesto semplice ma sentito, a testimonianza del legame profondo costruito con la comunità.

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