Non è piaciuta a Ezio Ventuirini, capogruppo comunale dell’Italia dei Valori, la risposta data dal canile, o meglio dell’associazione Leida che lo gestisce, a quei residenti del rione di Pescarenico che hanno lamentato una situazione poco decorosa di alcune vie della zona minate costantemente da cacche di cane (Vedi articolo denuncia – vedi articolo risposta Leida).
Venturini si domanda: “E se non sono i cani del canile situato nei pressi di Pescarenico , quali cani potrebbero essere colpevoli di tali depositi di escrementi per la strada, sui marciapiedi e accanto alle porte di ingresso delle abitazioni? Forse sono i cani dei residenti di Pescarenico? O si può ipotizzare una metà turistica nei luoghi Manzoniani di Pescarenico di tutti cani della città?”. Poi prosegue: “L’associazione Leida ha dichiarato: ‘Ogni volontario è chiamato a sottoscrivere un preciso regolamento, all’interno del quale spiccano alcune semplici ma chiare regole di buon comportamento. Pulire eventuali deiezioni rientra in questa serie di impegni concreti.‘ Ma se per mille e una ragione talvolta ciò non viene fatto? Il sottoscrivere un preciso regolamento non basta per mettere a tacere qualsiasi residente che concretamente si vede escrementi davanti alle porte delle proprie abitazioni. Forse serviva una risposta più prudente, anche perché è risaputa l’inadeguatezza della struttura e ancora l’insufficienza degli spazi per accogliere gli animali e tutte quelle storie passate delle quali il canile di Lecco non dovrebbe ritenersi così fiero”.
Venturini, prima di concludere, fa un salto a ritroso,e aggiunge: “Nel 2002, Michela Brambilla, con la sua Lega italiana per la difesa degli animali, aveva ricevuto dal Comune l’affidamento diretto per nove anni del canile senza che venissero consultati altri soggetti a fronte di un’urgenza contingente. Insieme all’affidamento erano arrivati al canile 540 mila euro, cifra di molto superiore al tetto di 200 mila euro fissato per gli appalti di pubblici servizi. A fronte di questa cospicua cifra, i 307 cani ospitati nel capannone di Pescarenico avrebbero dovuto per lo meno passarsela discretamente. E invece, pare che le cose non siano andate in questo modo. Infatti, i volontari che prestavano il loro servizio avevano presentato una denuncia al Comune e all’Asl per raccontare lo stato di abbandono e incuria in cui versava il canile. Nella denuncia si parlava di sovraffollamento, di cani morti a causa di sbranamento, di box fatiscenti, umidi e bagnati, e gravi problemi fognari. E ancora, di cibo di scarsa qualità, con conseguenti problemi intestinali, e presenza di topi. A fronte di tutto questo credo che una risposta più accorta da parte del canile e dell’associazione Leida a tutti quei cittadini che hanno denunciato la scarsa pulizia, sarebbe stata più opportuna. Bastava dire: ‘Verificheremo e in caso di qualsiasi mancanza provvederemo’ “.