15mila mucche, capre e pecore ora possono firmare i loro formaggi

Tempo di lettura: 4 minuti

LECCO – “Storico via libera all’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari che pone finalmente fine all’inganno del falso Made in Italy con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, così come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato fino ad ora riportato in etichetta”.

E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nell’annunciare la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n.15 del 19 gennaio 2017 del decreto “Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari” in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011 firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.

Un provvedimento – sottolinea Moncalvo – fortemente sostenuto dalla Coldiretti che rappresenta un importante segnale di cambiamento a livello nazionale e comunitario. Il via libera – continua il presidente della Coldiretti – risponde alle esigenze di trasparenza degli italiani che secondo la consultazione pubblica online del Ministero delle politiche agricole, in più di 9 casi su 10, considerano molto importante che l’etichetta riporti il Paese d’origine del latte fresco (95%) e dei prodotti lattiero-caseari quali yogurt e formaggi (90,84%), mentre per oltre il 76% lo è per il latte a lunga conservazione”.

Il provvedimento riguarda – sottolinea la Coldiretti – l’indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari e prevede l’utilizzo in etichetta delle diciture “Paese di mungitura” evidenziando il nome del Paese nel quale è stato munto il latte e “Paese di condizionamento o di trasformazione” per metter in luce il nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.

Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate – precisa la Coldiretti – le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione.

Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: «latte di Paesi non UE» per l’operazione di mungitura, «latte condizionato o trasformato in Paesi non UE» per l’operazione di condizionamento o di trasformazione.

Per le violazioni si applicano le sanzioni di cui all’art. 4, comma 10, della legge 3/2/2011, n. 4.
“Il provvedimento è scaturito dalla guerra del latte di Coldiretti dello scorso anno contro le speculazioni insostenibili sui prezzi alla stalla e sta portando ad un sostanziale aumento dei compensi riconosciuti agli allevatori senza oneri per i consumatori”.

Interviene così Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco che prosegue.

“15mila mucche da latte presenti a Como (10.204) e a Lecco (5.384) ma anche 13mila pecore (CO 8.750 / LC 4.546) e 16mila capre (CO 10.601 / LC 5.950) possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro, formaggi e yogurt che è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore grazie al sistema italiano di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche al primato che l’Italia ha conquistato a livello europeo grazie ai 49 formaggi DOP realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione”.

“L’obbligo di indicare l’origine in etichetta – conclude Trezzi – salva dall’omologazione anche l’identità dei formaggi tradizionali (PAT) censiti a livello locale e tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni che permettono anche di sostenere la straordinaria biodiversità delle razze bovine allevate a livello nazionale. Sono 15 quelli lariani, dalla Casoretta della Val d’Intelvi, al Fiorone della Valsassina”.

Il provvedimento entrerà in vigore pienamente dopo novanta giorni dalla pubblicazione avvenuta il 19 gennaio anche se sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorni, smaltire le scorte delle confezioni con il sistema di etichettatura precedente.

Il prossimo passo – conclude la Coldiretti – è l’entrata in vigore dell’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato nella pasta come previsto nello schema di decreto che introduce l’indicazione obbligatoria dell’origine del grano impiegato nella pasta condiviso dai Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e già inviato alla Commissione Europea.

I FORMAGGI P.A.T. LARIANI

76 – Caprino a coagulazione lattica
77 – Caprino a coagulazione prevarica
78 – Caprino vaccino
81 – Casoretta
82 – Crescenza
84 – Fiorone della Valsassina
95 – Formaggio d’Alpe grasso
96 – Formaggio d’Alpe misto
97 – Formaggio d’Alpe semigrasso
115 – Nostrano grasso
116 – Nostrano semigrasso
119 – Robiola della Valsassina
124 – Stracchino della Valsassina
126 – Stracchino tipico
131 – Zincarlin

Fonte: Coldiretti Como Lecco