A Malavedo c’è una “cattedrale”, deserta da due anni

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LECCO – Una cattedrale nel deserto o meglio un deserto di cattedrale nel bel mezzo di uno dei rioni più caratteristici (forse oggi decisamente un po’ meno) della Lecco che fu, sorta là dove un tempo c’era una cartiera. Stiamo parlando di Malavedo e del mastodontico condominio che si trova lungo le vie Crocetta e Credeè battezzato dal suo progettista, il laorchese Giorgio Melesi, “Orme sull’Acqua” .

Non sta a noi entrare nel merito della bellezza o meno del complesso (de gustibus non disputandum est, dicevano i latini), ma la sua enormità è alquanto evidente a tal punto che ha oscurato persino la vicinissima chiesa di Sant’Antonio. Tutto questo è cosa ormai risaputa e sotto agli occhi di tutti da ormai due anni circa, ovvero da quando l’immobile è stato “inaugurato”.

Quello che invece fa notizia è che in quel condominio composto da circa 60 appartamenti, ancora non ci vive nessuno. A onor del vero abbiamo scoperto che, seppur da poco, in un appartamento qualcuno ci abita e pare sia uno dei figli del progettista…

A segnalarci lo stato dei fatti è stato un lettore che ci ha fornito anche una copiosa documentazione fotografica e la cosa ci ha spinti a effettuare a nostra volta una doverosa verifica in zona.

A dire il vero, per timore di essere smentiti, di sopralluoghi ne abbiamo effettuati due, uno nel settembre del 2011 subito dopo aver ricevuto la sgnalazione e uno proprio ieri, a distanza di circa 9 mesi, trovando la medesima, desertica, situazione. Per rigore di cronaca, un paio di cose sono cambiate: in una zona, sono state infatti eliminate le scritte nere su mattocini rossi realizzate da qualche vandalo tempo fa, come del resto sono stati compiuti alcuni lavori di manutenzione all’intonaco là dove si stava scrostando.

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Nel nostro “tour” abbiamo inoltre scoperto che un paio di appartamenti posti al primo piano sono accessibili a chiunque, dato che gli infissi sono sprovvisti di vetri, mentre un curioso puzzle di sassi adagiato su un pianerottolo che forma una vecchia cornice è rimasto tale e quale là dov’era.

Insomma, il complesso che, stando alle premesse fatte alla vigilia dell’apertura dei cantieri con tanto di presentazione del progetto nel salone dell’oratorio di Laorca, avrebbe dovuto rianimare e rivitalizzare il rione, finora si è dimostrato un grande casermone deserto dove, fatto salvo il neo-inquilino, l’unico segno di vita è lo scorrere dell’acqua “rubata” al torrente Gerenzone per creare fiumiciattoli e cascatelle che si snodano all’interno della costruzione, da qui il nome: “Orme sull’acqua”; le uniche, a quanto pare, che per ora si possono trovare.

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