LECCO – “Bilancio pesante. Nel primo giorno dell’aumento Iva dal 21 al 22% sia i cittadini che le imprese lariane hanno potuto toccare con mano gli effetti di un provvedimento di cui l’economia del non sentiva affatto il bisogno”.
E’ il commento sconsolato della Coldiretti provinciale di Lecco e Como riguardo all’incremento dell’Imposta sul Valore Aggiunto, entrata in vigore da martedì. Un aumento che secondo analisi dell’associazione è già costato circa 10 milioni di euro alle famiglie italiane.
“L’aumento dell’Iva non penalizza solo i beni agroalimentari cui essa è soggetta, come ad esempio i nostri vini o gli alcolici – sottolineano Fortunato Trezzi e Francesco Renzoni, presidente e direttore di Coldiretti Como Lecco – Anche i prodotti che mantengono un’aliquota minore, come i beni di consumo alimentare (pane, pasta, latte, ecc.) rischiano infatti un aumento di prezzo al consumo, poiché risentono dell’aumento dei costi di trasporto e del prezzo dei carburanti, questi sì soggetti all’aumento dell’imposta”.
La Coldiretti ricorda infatti che ancor oggi l’88% della spesa degli italiani viaggia su strada. Ad essere colpiti sono quindi anche i prodotti non direttamente interessati dall’aumento.
“A preoccupare è di conseguenza in generale – osserva la Coldiretti lariana – l’effetto negativo dell’imposta sul potere di acquisto degli italiani con una riduzione dei consumi che rischia di alimentare la spirale recessiva in cui si trova attualmente il Paese”.
L’associazione guarda anche ai giovani e alla loro fuga verso altri Paesi: “La disoccupazione record ha spinto oltre 400mila italiani laureati, titolari di diplomi universitari e dottorati di ricerca, a lasciare l’Italia e a vivere attualmente all’estero. Con la fuga dei giovani cervelli viene a meno il necessario ricambio generazionale e si mette a rischio la ripresa dell’Italia che – sottolinea la Coldiretti – è nelle mani di una classe dirigente impegnata nella politica, nell’economia e nella pubblica amministrazione che ha una età media di 58 anni, la pù’ alta tra tutti i Paesi europei”.
“Il rischio – conclude la Coldiretti di Como e Lecco – è che ad essere vecchie siano soprattutto le idee con le quali si vuole affrontare la crisi perché l’Italia ha bisogno di pensare al futuro secondo prospettive di lungo periodo che troppi “potenti” non hanno”.