LECCO – “Pioggia e sbalzi termici hanno compromesso quella che poteva essere un’ottima annata agricola: ora non ci resta che sperare nel limitare i danni. Contro il tempo non si può fare nulla”. Lo affermano il presidente e il direttore della Coldiretti interprovinciale Fortunato Trezzi e Francesco Renzoni nel tracciare il bilancio dei danni provocati dal maltempo che nelle ultime settimane ha continuato a sferzare il territorio, con piogge continue non solo nell’area contigua alla catena alpina, ma anche nella fascia della pianura lariana e brianzola.
Vento e pioggia hanno danneggiando interi raccolti, flagellando grano e triticale pronto alla mietitura e sferzando interi campi di mais, in una situazione delicata come quella del pieno sviluppo colturale. Colpite anche le colture di soia.
“Centinaia gli ettari interessati” commenta il vicedirettore Rodolfo Mazzucotelli, che con gli uffici zona della Coldiretti e i tecnici sta coordinando i sopralluoghi per tracciare i bilanci dell’evento. “I marcati sbalzi termici delle ultime settimane – con temperature diurne vicine ai trenta gradi che incrociano, specie nel pomeriggio, l’aria più fresca che scende dall’arco alpino fino alla pianura – fanno temere il verificarsi di eventi anche più devastanti, che non hanno risparmiato altre zone della Lombardia, alle prese con grandinate violente. Il ripetersi di queste perturbazioni dopo i picchi di caldo conferma i cambiamenti climatici in atto che si manifestano proprio con la più elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense con vere e proprie bombe d’acqua, che possono anche sfociare in grandinate”.
E sono proprio i chicchi di ghiaccio uno dei problemi maggiori e meno prevedibili per gli agricoltori. Basta poco per vanificare il lavoro di mesi. L’anno scorso, all’inizio di luglio, a causa di una terrificante grandinata ci furono danni per oltre 100 milioni di euro nella bassa Lombardia (province di Brescia, Cremona e Mantova) con più di tremila aziende agricole coinvolte e oltre 40 mila ettari di campi.
Il maltempo non risparmiò niente: mais, soia, ortaggi, meloni, angurie, vigneti, serre e vivai.
E non si tratta nemmeno di un fenomeno circoscritto alle sole province di Como e Lecco, ma che riguarda la penisola in generale, con una particolare recrudescenza proprio nel settentrione: se nella prima decade di giugno le temperature massime sono risultate superiori di 2 gradi rispetto alla media nazionale del periodo (dati Ucea), nel nord Italia, i livelli massimi sono stati superiori addirittura di 3,1 gradi (nel centro Italia lo scarto è stato di +1,7 e al sud il differenziale era pari a +0,8 gradi). Poi però è arrivata la pioggia accompagnata agli sbalzi tra caldo e freddo: “I nostri campi e i nostri vigneti si trovano in una fase stagionale delicatissima dalla quale dipendono i risultati e le opportunità di lavoro di molte aziende agricole”.