LECCO – E’ confermato: l’orso bruno ha fatto capolino nella nostra provincia. Ha tolto ogni dubbio l’uccisione di due pecore e il ferimento di altrettante, nella notte tra lunedì e martedì, in località Somana di Mandello.
Gli esperti faunistici della Polizia Provinciale e i veterinari dell’Asl di Lecco, che hanno effettuato i rilievi sul posto e sulle carcasse degli animali, concordano nell’attribuire l’aggressione ad un esemplare di plantigrado: “I segni lasciati sul corpo delle pecore non possono essere associati ad altri tipi di animali, come per esempio i cani randagi” ha sottolineato il dottor Fabrizio Galbiati, direttore del Dipartimento prevenzione veterinaria dell’Asl di Lecco.
Ma che ci fa un orso sulle montagne lecchesi? “Crediamo possa provenire dal Trentino, area dove sono presenti numerosi esemplari di orso bruno – ha spiegato Pietro Gatti, referente per la Provincia di Lecco del progetto LIFE Arctos per la conservazione dell’orso bruno – e pensiamo sia giunto fin qui in cerca di un luogo dove stanziarsi. Nelle scorse settimane, inoltre, era stata segnalata la sua presenza in Val Brembana e in Val Chiavenna; riteniamo plausibile possa trattarsi dello stesso esemplare”.
I rinvenimenti che hanno preceduto l’evento violento di lunedì notte (le tracce di pelo trovate a Ballabio e l’avvistamento a Vestreno) hanno provocato stupore ma anche preoccupazione per un animale non certo comune per i nostri boschi. Ma, come ha ricordato l’assessore provinciale all’Ambiente, Carlo Signorelli, l’orso non costituisce un pericolo concreto per gli abitanti: “Negli ultimi 150 anni, in Italia, non sono state documentate aggressioni dell’orso bruno nei confronti dell’uomo, al più, qualche danno ai frutteti o al bestiame”. “Questo perché l’orso è un animale schivo – ha proseguito Pietro Gatti – preferisce i luoghi isolati e si muove di notte, per evitare di essere visto. E’ anche un essere solitario, non condividono il territorio con altri esemplari, ed è possibile vederli in gruppo solo nel caso di una mamma con i propri cuccioli”.
“La paura spesso nasce dalla mancanza d’informazione – ha ribadito l’assessore provinciale all’Agricoltura, Fabio Dadati – Per questo la Provincia di Lecco aveva già pianificato degli incontri , con la collaborazione di Regione Lombardia, con gli agricoltori del territorio, per spiegare loro in che modo convivere con gli orsi, visto che la loro presenza era già stata segnalata in aree vicine alla nostra. La sua presenza non deve porsi come un problema per gli operatori del settore agricolo, poiché gli eventuali danni arrecati dal plantigrado verrebbero ripagati in toto. Un disagio, certo, ma non una perdita economica. Crediamo in oltre che l’orso bruno possa divenire un valore aggiunto al nostro territorio, così come è stato per il Trentino”.
Una figura, quindi, da difendere e preservare; ma visto che i fanatici non mancano mai, ricordiamo che l’orso bruno è una specie di interesse comunitario inserita nella Convenzione di Berna, ratificata dall’Italia, quale specie rigorosamente protetta; il suo maltrattamento, o peggio, la sua uccisione è un reato punibile con il carcere.
Vediamo quindi gli accorgimenti in caso di avvistamento, diramati dalla Provincia di Lecco:
– Se ci si dovesse trovare a pochi metri di distanza da un orso, è importante mantenere la calma e far notare la propria presenza parlando a voce alta; così l’orso si allontanerà.
– Se si dovesse alzare in piedi, ciò non significa che stia per attaccare, ma, come altri animali selvatici (lepre, marmotta), anche l’orso assume questa posizione solo per meglio osservare il territorio e identificare “l’intruso”. È comunque opportuno allontanarsi lentamente, senza correre, lasciando sempre una via di fuga all’orso.
– Maggiore cautela nel caso ci si imbatta in un piccolo di orso in quanto quasi sempre c’è la madre nelle vicinanze, mentre è assolutamente da evitare l’interposizione tra l’orso affamato e la sua preda.