I lavoratori Leuci al Prefetto: “A rischio l’ordine pubblico”

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LECCO – Un mese per salvare 90 posti di lavoro: il tempo stringe per i dipendenti della Leuci che, dopo il “no” della proprietà alle offerte degli imprenditori che avrebbero dato il via al progetto di riqualificazione industriale dell’area, rischiano di trovarsi la fabbrica chiusa già a gennaio.

Per questo lavoratori e sindacati non vogliono gettare la spugna e nella mattinata di lunedì hanno incontrato il prefetto Antonia Bellomo per metterla al corrente della situazione ed invocare il suo intervento:

Panzeri - Ferni“Abbiamo chiesto al prefetto di riconvocare il tavolo di lavoro alla presenza di Giuliano Pisati – il patron della Leuci (ndr) – per sentire dalla sua viva voce le ragioni reali del perché l’accordo con gli imprenditori non possa essere realizzato” ha spiegato Lorena Panzeri, segretaria provinciale di Filctem Cgil.

Lo scontro diretto è infatti con il proprietario della storica fabbrica lecchese: Pisati ha ritenuto insoddisfacenti le condizioni per vendere o affittare parte dell’area alle aziende che avevano espresso interesse per la creazione di un nuovo polo industriale (la Cittadella della Luce) che, secondo sostenitori del progetto, avrebbe potuto preservare l’occupazione ed essere esempio di riconversione innovativa di una fabbrica destinata al fallimento.

I lavoratori hanno scritto una lettera indirizzata al loro titolare per dimostrare che la ragione del rifiuto all’accordo non sarebbe il mancato incontro tra domanda e offerta ma un’altra : “A detta di tutti – scrivono i dipendenti nella missiva distribuita alla stampa  – l’unica realtà che sembra emergere chiaramente dai fatti è che, come da sempre sospettato dall’intero territorio, tu hai acquistato Leuci solo per speculare sul marchio e sull’area immobiliare”.

Per evitare questo presunto rischio, i lavoratori mercoledì incontreranno il sindaco Brivio al quale chiederanno l’impegno a confermare la destinazione industriale del terreno nel PGT prossimo all’approvazione, oppure, nel caso il progetto di riconversione vada a naufragare, di valutare la possibilità dell’esproprio dell’area a fini sociali.

“Abbiamo già sentito ragionare di terziario e di alberghi – ha denunciato Germano Bosisio della RSU –Dobbiamo scoraggiare la possibilità che amministrazioni comunali, attuali e future , possano convertire l’area in altro. La strada maestra è quella che non cada il progetto della Cittadella e fare in modo che un intero territorio non venga preso in giro, a partire dalla sue istituzioni”.

Sempre più concreta sembra la possibilità della costituzione di una società autogestita dai lavoratori.

Bosisio - Esposito“Non è possibile pensare che ci si adegui alla situazione – ha sottolineato Massimo Ferni della Femca Cisl – Non ci si può bloccare su un ‘no’. Faremo quel che è possibile fino in fondo”.

Una questione delicata, che si muove sulla sottilissima linea che separa il diritto del privato sulla sua proprietà ed il mantenimento dei posti di lavoro. Su questo alla Leuci hanno le idee chiare:

Quando la proprietà privata si scontra con le necessità di carattere sociale diventa pretestuoso e difficile tutelarla al 100% – ha spiegato Maurizio Esposito della RSU – C’erano delle offerte concrete e dopo che Pisati più di una volta ha dato il suo assenso alla concessione dell’area ora si permette di dire no. Poteva dirlo quattro anni fa o anche sei mesi fa, quando invece aveva dichiarato di assecondare il progetto della Cittadella”.

Così, dicembre si prospetta come un mese ‘caldissimo’ sul fronte sindacale: da una parte proseguirà lo sforzo per convincere la proprietà a cedere l’area, dall’altro la procedura per la cessazione dell’attività che ben presto potrebbe essere formalizzata. Nel mezzo le iniziative dei lavoratori che vogliono giocarsi il tutto per tutto: “Al prefetto lo abbiamo detto chiaramente – ha concluso Bosisio –potrebbe esserci un rischio di ordine pubblico che tutti noi vorremmo evitare”.