La Provincia adotta il Piano Cave: confermati i siti lecchesi

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LECCO – Via libera dal consiglio provinciale per la prima adozione del nuovo Piano Cave relativo alla provincia di Lecco: escluso il ricorso a nuovi siti estrattivi sul territorio lecchese e valutazione di eventuali implementazioni delle cave già esistenti. Favorevoli in blocco la maggioranza di centrodestra e Paolo Bettiga dell’Udc, astenuti i consiglieri di Pd, Sel e Idv.     

Con la votazione odierna del documento che intende regolare le escavazioni in provincia di Lecco per i prossimi vent’anni, scattano i 60 giorni previsti dalla normativa per presentare eventuali osservazioni da parte dei soggetti interessati, prima di un secondo passaggio in consiglio provinciale e infine dell’approdo in Regione.

“Le scelte adottate – ha precisato in apertura l’assessore Carlo Signorelli – hanno tenuto conto sia delle indicazioni arrivate da tutti gli interlocutori e dai soggetti interessati, sia delle volontà espresse dal Consiglio lo scorso 28 novembre, escludendo l’apertura di nuovi siti estrattivi e al massimo implementando quelli già aperti”. La prima adozione del Piano Cave prevede quindi il mantenimento delle tre cave di Lecco (Cornello, Vaiolo Bassa e Vaiolo Alta, a cui eventualmente andranno adeguate le superfici estrattive), oltre ai tre siti del Moregallo. Confermato il recupero della ex cava Mossini, mentre sono stati abbandonati i progetti di escavazioni al Cornizzolo e presso la cava di Valle Oscura.

Velata soddisfazione per il risultato raggiunto è stata espressa dal presidente della Provincia di Lecco, Daniele Nava: “il lavoro svolto è positivo, però questo non è il migliore dei piani possibili, è soltanto il migliore dei piani nel momento contingente; dobbiamo tenere conto delle difficili condizioni interne ed esterne in cui ci siamo trovati a lavorare”.

Secondo il presidente Nava, che pur votando a favore non ha nascosto un filo di delusione, “su alcuni siti di cave di sabbia si poteva fare di più, però piuttosto che non arrivare in fondo all’iter è meglio piuttosto”.

Per il consigliere Christian Malighetti (Fratelli d’Italia), “si tratta di una soluzione che ha tenuto in considerazione le diverse sensibilità politiche del consiglio, è una vittoria del territorio che si è confrontato attivamente”. Reazioni positive anche in casa leghista; per il consigliere Giovanni Vittorio Pasquini, “si è trattato di una battaglia storica con la provincia come protagonista. Rivendico qui il ruolo giocato della segreteria regionale e nazionale della Lega Nord, che nelle persone di Salvini e Maroni non hanno mancato di dare indicazioni sulla linea da seguire, facendo intendere che Lecco non è una landa desolata per trivellazioni e scavi impropri”.

Più cauti i membri di minoranza del consiglio provinciale, primo fra tutti il capogruppo del Pd, Italo Bruseghini: “non mi piace questo tono trionfalistico, perché siamo solo alla prima fase e i problemi ci saranno anche in seguito”.

Bruseghini ha quindi motivato l’astensione al voto annunciata da parte dei democratici: “la nostra posizione era di netta contrarietà a un nuovo piano cave, perché quello esistente era ancora sufficiente per far fronte ai bisogni del nostro territorio, soprattutto rispetto all’ipotesi di un nuovo sito sul Cornizzolo”. “Tuttavia – ha aggiunto il capogruppo democratico – siamo soddisfatti che l’iter della prima fase si sia concluso, grazie anche all’opera congiunta di politici, cittadini e movimenti, con l’abbandono del Cornizzolo e di nuovi siti si scavo”.

“Nella seconda fase – ha concluso Bruseghini – resta da capire quale sarà il futuro della città di Lecco: restiamo aperti al confronto e se dopo vent’anni di escavazioni ci sarà la parola fine, siamo disposti a considerare un sacrificio sui valori delle superfici estrattive e dei metri cubi da estrarre”. Secondo il consigliere di Sel, Alessandro Pozzi “la chiusura di un percorso iniziato nel 2011 è uno degli atti più significativi per questa giunta, reso possibile grazie al cambio di rotta di alcune forze politiche che si sono messe in gioco ascoltando le istanze e le voci del territorio”.

“Tuttavia – ha concluso Pozzi – dichiaro l’astensione nella speranza che nei prossimi 60 giorni si possano ridurre le quantità dei metri cubi estraibili, che restano ancora notevoli”.