LECCO – Dopo una prima fase di smantellamento di alcune parte esterne che non contenevano amianto, è iniziato nei giorni scorsi l’intervento per la bonifica dell’ex fabbrica di lampadine: le operazioni di oggi sono le più complesse, quelle relative all’amianto friabile che ha contaminato l’interno dei locali.
E’ la forma più pericolosa di amianto, a maggiore polverosità e quindi facilmente disperdibile nell’aria, per questo i lavori prevedono delle regole importanti che la stessa ATS ha ribadito all’impresa esecutrice. Si interverrà per compartimenti stagni, lavorando sulle singole aree che dovranno essere sigillate per evitare che fibre di materiale possano diffondersi all’esterno.
Proprio per le difficoltà tecniche dell’operazione, la Colazzo Coperture, a cui è stata affidata la bonifica da parte delle proprietà, ha subappaltato ad un’altra azienda del settore, la Green Earth di Treviglio.
Ad un anno di distanza dell’ordinanza sindacale che imponeva la bonifica, il piano di lavoro è stato presentato grazie anche all’affiancamento dell’ATS che ha seguito la redazione del documento per velocizzare i tempi che, comunque, non saranno così brevi: se le più ottimistiche previsioni fanno scadere a settembre la durata dei lavori, è possibile che questi, proprio per la loro complessità e i ritardi finora accumulati, oltre che per la quantità considerevole di amianto friabile presente, possano durare due o tre mesi.
Come previsto dalla legge, oltre all’isolamento dei locali trattati, l’impresa dovrà dotare le aree confinante di aspiratori muniti di particolari filtri ed, ad ogni lotto concluso, i tecnici dell’azienda sanitaria monitoreranno gli ambienti per verificare che l’amianto sia stato effettivamente debellato.
Sul caso Leuci, a seguito dei ritardi sulla bonifica, era stata interessata anche la Procura e a settembre dovrebbe tenersi la prima udienza dinnanzi al giudice per le indagini preliminari.