L’ex pugile Branco ad Abbadia: “La boxe, il mio tunnel trasparente”

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Da sinistra Antonio Voceri, l'ex pugile Silvio Branco e Giovanni Favero venerdì 11 marzo ad Abbadia Lariana.
Da sinistra Antonio Voceri, l’ex pugile Silvio Branco e Giovanni Favero venerdì 11 marzo ad Abbadia Lariana.

 

ABBADIA LARIANA – Una storia di boxe e, insieme, una storia di vita. Di sacrifici e di rinunce, della voglia di vincere e di combattere, non soltanto sul ring, in qualche caso contro tutto e contro tutti.

Una storia ben descritta nel libro Il tunnel trasparente, che non è semplicemente la biografia di un fortissimo pugile raccontata allo psicologo Gino Saladini e a Giovanni Favero, imprenditore e creatore di progetti multimediali, ma anche un’avvincente vicenda umana e sportiva.

E’ la storia Silvio Branco, pugile professionista di Civitavecchia soprannominato “il barbaro” semplicemente perché un giorno un amico, vedendolo in palestra mentre si sottoponeva a un carico di lavoro estremo, esclamò ad alta voce: “Ma tu sei proprio come Conan il barbaro”.

Lui, Branco, ha disputato in carriera 77 incontri, passando dalla categoria dei pesi medi dapprima ai supermedi poi ai mediomassimi, per approdare infine ai massimi leggeri. Classe 1966, più volte campione del mondo, ha appeso i guantoni al chiodo all’età di 47 anni, “integro nel fisico – si legge nella breve scheda riportata nel risvolto di copertina del libro – e migliore come uomo”.

Venerdì 11 marzo Silvio Branco si è raccontato al teatro dell’Oratorio “Pier Giorgio Frassati” di Abbadia Lariana. Accanto a lui, sul palco, Giovanni Favero e Antonio Voceri, quest’ultimo giornalista professionista, autore teatrale e televisivo del quale Il tunnel trasparente riporta in appendice una serie di testimonianze e di cronache sportive.

 

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Una serata piacevole, cui hanno assistito anche pugili del Lecchese in attività e del passato. Tra loro Luca Marasco, calolziese, che a metà maggio combatterà in terra bergamasca e che alla boxe si è riavvicinato dopo quattro anni lontano dai riflettori. E soprattutto lontano dal ring.

“Siamo questa sera sul Lario – ha premesso Favero introducendo la chiacchierata con Branco – perché questo territorio ha un legame forte con la boxe e perché da queste parte ci sono molti appassionati di pugilato”.

Alcuni di loro, si è detto, erano in platea, a cominciare da quel Firmino De Marcellis che in anni lontani aveva aperto a Mandello una palestra e che appunto al pugilato, come suol dirsi, ha sempre dato del tu.

E lui, Silvio Branco, si è raccontato con garbo e pacatezza. Ed è piaciuto a quanti lo hanno ascoltato. Ha ricordato gli inizi della sua carriera (“sono entrato in palestra a 12 anni perché mi ci portò mio padre, ex pugile dilettante, poi un bel giorno il manager Umberto Branchini mi chiese di passare tra i professionisti e lì ebbe inizio la mia grande avventura”) e ha parlato di quando – dopo aver vinto il titolo italiano e averlo difeso per tre volte – incontrò a Buenos Aires, per il titolo internazionale Wba dei pesi medi, Miguel Angel Arroyo detto El puma.

 

Il calolziese Luca Marasco, a sinistra, con Giovanni Favero.
Il calolziese Luca Marasco, a sinistra, con Giovanni Favero.

 

“In Argentina ebbi un’accoglienza non propriamente amichevole – ha spiegato Branco – e quella trasferta si rivelò assai complessa. Mi misero a dormire in un bordello e in conferenza stampa Arroyo non esitò a intimidirmi”. “Nonostante tutto – ha aggiunto – vinsi quell’incontro ai punti e alla fine tra il pubblico che aveva assistito al combattimento spuntarono anche tante bandierine italiane”.

Branco ha quindi parlato del grande Mike Tyson. “Mi sono allenato con lui per tre mesi – ha detto – e ho conosciuto una persona ben diversa da come spesso è stata descritta. E’ dolce e sensibile e aveva una parola affettuosa per tutti quelli che lo avvicinavano”.

Ha combattuto in Italia e all’estero e ha conosciuto anche la sconfitta, Branco. Ma non si è mai arreso.

E la paura?, gli ha chiesto Voceri durante la chiacchierata. “L’ho avuta anch’io, perché spesso è proprio la paura a farti fare le cose come andrebbero fatte”, ha risposto l’ex pugile, che ha subito aggiunto: “Io però la portavo nella mia borsa soltanto fino al momento di salire sul ring, poi c’era solo l’avversario da battere”. Perché l’obiettivo della vittoria era il tunnel trasparente di Silvio Branco.

DI SEGUITO, ALTRE IMMAGINI DELLA SERATA DI VENERDI’ 11 MARZO ALL’ORATORIO “PIER GIORGIO FRASSATI” DI ABBADIA LARIANA CON L’EX PUGILE SILVIO BRANCO