Mario Botta e Alessandro Barbero, queste le due personalità che il Premio Internazionale Alessandro Manzoni – Città di Lecco ha premiato nel pomeriggio di oggi, venerdì, all’interno dell’auditorium della Camera di Commercio lecchese. Giunto ormai alla sua settima edizione, anche per quest’anno il premio promosso dal Comune di Lecco e dall’associazione 50&Più in collaborazione con il Centro Nazionale di Studi Manzoniani ha portato in città due importanti figure del mondo della cultura, cui sono andati i due riconoscimenti in palio. Premio alla Carriera, quindi, per il noto architetto ticinese e Premio al Romanzo Storico, invece, per lo storico-scrittore, autore del libro “Gli occhi di Venezia”.
«È il quarto anno – spiega Matteo Collura, presidente della giuria – che al tradizionale premio rivolto ai romanzi storici pubblicati nell’arco dell’ultimo anno (da giugno 2010 a giugno 2011) si affianca un riconoscimento speciale, dedicato a personalità della cultura europea ritenute capaci di raccogliere gli insegnamenti dell’autore dei Promessi Sposi e di applicarli anche in ambiti diversi dalla letteratura. Dopo Umberto Eco (nel 2008), Ermanno Olmi (2009) e Luca Ronconi (2010) – prosegue – quest’anno il premio alla Carriera è andato, quindi, al ticinese Botta, che in cinquant’anni di lavoro ha affrontato temi diversi, definendo forme sempre originali ma ben riconoscibili e perfezionando una riflessione sull’identità storica».
Ed è stato proprio lo stesso architetto ad aprire il pomeriggio di oggi. Con una lectio magistralis dal titolo “Architettura come territorio della memoria”, Botta ha infatti intrattenuto i presenti in sala per circa un’ora, illustrando nel dettaglio il pensiero che è alla base del suo lavoro.
«In una società globalizzata – afferma – la ricerca della propria identità passa attraverso il senso di appartenenza al territorio. Per vivere in contesti come quello attuale, dove le crisi minano le nostre certezze, diviene fondamentale sviluppare degli “anticorpi”, dei filtri attraverso cui guardare le preoccupazioni e il mondo globalizzato. L’architettura – prosegue – costruisce fisicamente il territorio e porta con sé la memoria di un luogo. Mi verrebbe da dire Je suis parce que je me souviens, ossia sono perché mi ricordo. Ritengo infatti che la storia e la memoria, esattamente come per Manzoni, ci aiutino a definire la nostra identità». Parole, queste, con cui Botta ha dato il via a una lezione che ha visto una buona partecipazione di studenti del polo lecchese del Politecnico.
Ma accanto all’architetto, grande attenzione è stata dedicata al vincitore del Premio al Romanzo Storico 2011, Alessandro Barbero. Con il suo volume edito da Mondadori, Barbero racconta, infatti, la Venezia del sedicesimo secolo e lo fa con grande efficacia. Si tratta di «un colorato – si legge nella motivazione redatta dalla giuria – e narrativamente verosimile campionario di vita quotidiana al tempo dei dogi e dei feroci scontri nel Mediterraneo tra cristiani e turchi. Avvincente opera di fantasia e, nello stesso tempo, rigoroso saggio di divulgazione storica, il romanzo di Barbero rispetta verità storica e fonti scientifiche scrupolosamente indagate».
«Il ruolo dello storico – interviene lo stesso autore – è negli anni cambiato notevolmente. Prima si studiava, approfondiva e scriveva testi con l’obiettivo di rivolgersi ad altri “addetti ai lavori”. Ora allo storico viene richiesto di confrontarsi con pubblici diversi, di occuparsi anche di divulgazione, di andare al di là del suo compito tradizionale. Ed è così che mi sono trovato a scrivere dei romanzi storici. È come compiere un piccolo passo in più verso un nuovo e vasto pubblico, al quale raccontare la storia cercando di ricreare l’atmosfera dell’epoca scelta. Nel mio romanzo – prosegue – provo, infatti, a ricostruire un periodo, la quotidianità della vita in quel contesto, la lingua che vi si parlava. Il tutto con l’ambizioso obiettivo di creare nel lettore la sensazione di essere davvero in quel luogo e tempo. Per quanto riguarda, poi, l’ispirazione per la vicenda narrata, i documenti che uno storico studia sono ricchi di storie interessanti, che ben si prestano a una narrazione letteraria. Ne ho memorizzate alcune e al momento opportuno le ho inserite in “Gli occhi di Venezia”».
Soddisfatto per il successo che il Premio Manzoni sta riscuotendo si dichiara, infine, il sindaco di Lecco Virginio Brivio, il quale sottolinea come l’amministrazione comunale riconosca «nell’evento a cadenza annuale un momento di prestigio per la città. È nostra intenzione – conclude – proseguire in questa direzione, garantendo a Lecco un appuntamento di qualità».