Piano Cave e acqua pubblica: parola al sindaco Brivio

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LECCO – Il Piano Cave arriva in Consiglio provinciale: lunedì sera, la proposta elaborata dalla giunta e visionata dagli esperti approderà al dibattito in aula per la sua adozione. Nessun nuovo fronte estrattivo verrà aperto nel lecchese, così come auspicato dai coordinamenti cittadini, ma al vaglio ci sarebbe l’ampliamento dei tre siti del capoluogo (Vaiolo Bassa, Vaiolo Alta e Cornello) insieme a quelli del Moregallo (Spandri, nuova Spandri ed ex Merlo), mentre dovrebbe venire esclusa da incrementi nelle escavazioni la cava Valle Oscura di Galbiate.

Dopo l’adozione a Villa Locatelli, la “palla” passerà alle Amministrazioni Comunali interessate che avranno 60 giorni per esprimere il proprio parere sulla questione. Una partita importante per la città di Lecco dove, come sottolineato dal sindaco Brivio, si concentrerà il 70% del piano estrattivo.

“Bisognerà contemperare come sempre tutti gli interessi in gioco – spiega il primo cittadino – in quelle cave vengono prodotto materiali che servono all’industria, non solo edilizia, ma anche alle acciaierie; da un lato sono ingenti i quantitativi richiesti dai proprietari delle cave, dall’altro c’è il problema anche dei ripristini, non solo delle nuove escavazioni, ma anche dei decenni passati, perché la situazione deve essere fortemente migliorata da questo punto di vista. Credo che il punto di equilibrio si troverà in Consiglio Comunale”.

Le dichiarazioni del sindaco Brivio giungono all’indomani della celebrazione del titolo di “ Lecco Città Alpina 2013” e durante le quali l’associazione Qui Lecco Libera ha contestato l’Amministrazione comunale per il “sostanziale appoggio al nuovo piano cave provinciale” e quindi all’ampliamento dello sfruttamento dei monti lecchesi.

“Accetto la sfida – replica il sindaco – Il Piano Cave è un tema nodale, che va affrontato con grande trasparenza e non abbiamo mai voluto nascondere il confronto. Hanno ragione a chiedere che Lecco renda nota la sua posizione in merito, però comincia ora l’espressione del nostro parere e dichiareremo con chiarezza la nostra posizione attraverso il Consiglio”.

Altra questione, invece, è il servizio idrico in provincia che vedrà presto esprimersi i primi cittadini del territorio sulla scelta della nuova forma societaria del gestore. Una tematica che ha trovato, anche qui, la forte contrarietà dei comitati cittadini:

“Ho la coscienza apposto, come cittadino e come amministratore – spiega Brivio – Abbiamo votato per la gestione ‘in house’, quindi diretta, senza gare e senza coinvolgimento di privati; quello di cui si sta discutendo è qual è la società più idonea, ma stiamo comunque parlando di una società a totale capitale pubblico, governato da soci che sono i Comuni. Quindi, mi sembra una polemica pretestuosa da parte di chi vuole continuamente falsare gli elementi in gioco e mettere in cattiva luce l’operato degli amministratori che hanno scelto, con una maggioranza comunque molto ampia, la gestione diretta”.

Alla richiesta del Comitato Acqua Pubblica, che ha da tempo avanzato la proposta di un’azienda consortile come forma societaria del gestore idrico, contestando duramente l’opzione ‘in house’ decisa dai sindaci, Brivio spiega:

“Nessuno ha messo in dubbio la gestione pubblica dell’acqua. E’ vero che queste cose possono essere fatte con un’azienda speciale, ma  smontare una società e tornare indietro per fare un’azienda, anche con complicazioni di carattere operativo, non sarebbe stato  ottimale dal punto di vista dei servizi che vanno poi erogati. Da parte nostra era importante avere una società totalmente pubblica e partecipata dai Comuni; siamo coerenti con quanto sempre dichiarato”.